Progettare una bioraffineria integrata basata su colture tradizionalmente note per la fibra può rappresentare un approccio innovativo. Questa opportunità è stata recentemente investigata nell'ambito del progetto VeLiCa finanziato da Regione Lombardia, e basato sullo studio della possibile reintroduzione di lino e canapa nel Nord Italia. La loro coltivazione potrebbe divenire nuovamente remunerativa sfruttando tutte le parti della pianta per creare uno spettro di prodotti a diverso valore aggiunto, in accordo con il concetto di bioraffineria di seconda generazione. Cruciale è il fatto che portando la pianta ad un livello di crescita tale da ottenere la maturazione del seme si ottengono due principali materie prime: olio e fibra tecnica. L'olio può essere utilizzato con successo nella formulazione di biocarburanti e nella preparazione di prodotti chimici quali biolubrificanti1 e poliuretani. L'elevata insaturazione dell'olio di canapa e lino, spesso deteriore per un uso industriale, può infatti essere ridotta con una idrogenazione selettiva messa a punto presso ISTM CNR, atta a massimizzare le componenti monoinsature. D'altronde la fibra tecnica, sebbene di qualità inadeguata per l'industria tessile trova interessanti applicazioni nei compositi. In particolare durante il progetto è stata messa a punto la preparazione di compositi di fibra tecnica di canapa e lana di scarto per l'ottenimento di pannelli autoportanti utilizzabili in bio-edilizia2. Un altro elemento essenziale è che tutti gli scarti di queste due catene produttive vengono sfruttati. Dalla frazione proteica del panello residuo sono stati ottenuti idrolizzati con proprietà Umami, così come sono stati individuati nelle foglie diversi metaboliti secondari ed è stata messa a punto la preparazione di resine partendo dalla lignina contenuta negli steli. Il concetto di bioraffineria integrata è pertanto pienamente rispettato poiché tutte le parti della pianta verrebbero utilizzate per fornire un ampio portfolio di prodotti, variabili dai carburanti agli esaltatori di gusto

Bioraffineria integrata da colture da fibra: come ottenere il massimo da canapa e lino.

F Zaccheria;I Galasso;G Ottolina;C Tonin;N Ravasio
2014

Abstract

Progettare una bioraffineria integrata basata su colture tradizionalmente note per la fibra può rappresentare un approccio innovativo. Questa opportunità è stata recentemente investigata nell'ambito del progetto VeLiCa finanziato da Regione Lombardia, e basato sullo studio della possibile reintroduzione di lino e canapa nel Nord Italia. La loro coltivazione potrebbe divenire nuovamente remunerativa sfruttando tutte le parti della pianta per creare uno spettro di prodotti a diverso valore aggiunto, in accordo con il concetto di bioraffineria di seconda generazione. Cruciale è il fatto che portando la pianta ad un livello di crescita tale da ottenere la maturazione del seme si ottengono due principali materie prime: olio e fibra tecnica. L'olio può essere utilizzato con successo nella formulazione di biocarburanti e nella preparazione di prodotti chimici quali biolubrificanti1 e poliuretani. L'elevata insaturazione dell'olio di canapa e lino, spesso deteriore per un uso industriale, può infatti essere ridotta con una idrogenazione selettiva messa a punto presso ISTM CNR, atta a massimizzare le componenti monoinsature. D'altronde la fibra tecnica, sebbene di qualità inadeguata per l'industria tessile trova interessanti applicazioni nei compositi. In particolare durante il progetto è stata messa a punto la preparazione di compositi di fibra tecnica di canapa e lana di scarto per l'ottenimento di pannelli autoportanti utilizzabili in bio-edilizia2. Un altro elemento essenziale è che tutti gli scarti di queste due catene produttive vengono sfruttati. Dalla frazione proteica del panello residuo sono stati ottenuti idrolizzati con proprietà Umami, così come sono stati individuati nelle foglie diversi metaboliti secondari ed è stata messa a punto la preparazione di resine partendo dalla lignina contenuta negli steli. Il concetto di bioraffineria integrata è pertanto pienamente rispettato poiché tutte le parti della pianta verrebbero utilizzate per fornire un ampio portfolio di prodotti, variabili dai carburanti agli esaltatori di gusto
2014
BIOLOGIA E BIOTECNOLOGIA AGRARIA
Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare - ICRM - Sede Milano
Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari - ISTM - Sede Milano
Istituto per lo Studio delle Macromolecole - ISMAC - Sede Milano
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/230748
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