Il presente contributo raccoglie alcuni risultati del recente studio analitico della cosiddetta Via di Frontino, la plateia della città di Hierapolis di Frigia che è stata oggetto di intense ricerche da parte della Missione Archeologica Italiana. Lungo i due lati del percorso di questo asse viario si trova una fila continua di ambienti, prevalentemente ergasteria, che sono caratterizzati da una sistemazione architettonica unitaria, costituita da una fronte alta ca. 5 m formata da semicolonne addossate a pilastri e da una trabeazione di ordine dorico in travertino. L'osservazione delle tecniche di messa in opera, assemblaggio e rifinitura dei pezzi si accompagna all'analisi delle loro misure e linguaggio formale: il quadro emerso è quello di un grande cantiere in cui erano attive maestranze locali operanti in modo seriale nel rispetto di un preciso progetto unitario i cui cartoni avevano definito tanto gli aspetti dimensionali che la resa delle modanature dei blocchi. Vengono inoltre proposte considerazioni sull'organizzazione del lavoro e sull'architettura lignea che completava le facciate della plateia. Si cerca quindi di definire il significato di questo vasto intervento edilizio, che comportò significative trasformazioni urbanistiche e che fu probabilmente realizzato per volontà dell'autorità provinciale: nell'84/85 il proconsole d'Asia Sesto Giulio Frontino dedicava infatti la porta urbica sulla plateia e la nova via. Il tipo architettonico ierapolitano viene discusso in relazione alla suo funzione di monumentale sistemazione delle attività commerciali lungo l'asse di transito principale ed in rapporto alle più consuete installazioni utilitaristiche diffuse in Asia Minore.
La Via di Frontino a Hierapolis di Frigia. Aspetti tecnici, organizzazione e committenza di un grande cantiere pubblico di prima età imperiale
T Ismaelli
2010
Abstract
Il presente contributo raccoglie alcuni risultati del recente studio analitico della cosiddetta Via di Frontino, la plateia della città di Hierapolis di Frigia che è stata oggetto di intense ricerche da parte della Missione Archeologica Italiana. Lungo i due lati del percorso di questo asse viario si trova una fila continua di ambienti, prevalentemente ergasteria, che sono caratterizzati da una sistemazione architettonica unitaria, costituita da una fronte alta ca. 5 m formata da semicolonne addossate a pilastri e da una trabeazione di ordine dorico in travertino. L'osservazione delle tecniche di messa in opera, assemblaggio e rifinitura dei pezzi si accompagna all'analisi delle loro misure e linguaggio formale: il quadro emerso è quello di un grande cantiere in cui erano attive maestranze locali operanti in modo seriale nel rispetto di un preciso progetto unitario i cui cartoni avevano definito tanto gli aspetti dimensionali che la resa delle modanature dei blocchi. Vengono inoltre proposte considerazioni sull'organizzazione del lavoro e sull'architettura lignea che completava le facciate della plateia. Si cerca quindi di definire il significato di questo vasto intervento edilizio, che comportò significative trasformazioni urbanistiche e che fu probabilmente realizzato per volontà dell'autorità provinciale: nell'84/85 il proconsole d'Asia Sesto Giulio Frontino dedicava infatti la porta urbica sulla plateia e la nova via. Il tipo architettonico ierapolitano viene discusso in relazione alla suo funzione di monumentale sistemazione delle attività commerciali lungo l'asse di transito principale ed in rapporto alle più consuete installazioni utilitaristiche diffuse in Asia Minore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.