Le discariche controllate, come ben noto, fanno parte dei procedimenti adottabili per lo smaltimento dei rifiuti solidi, generalmente classificabili come inerti, pericolosi e non pericolosi. I rifiuti solidi urbani (RSU), secondo la recente legislazione si prevede che devono essere trattati (inertizzazione) prima di essere immessi in discarica. Uno degli inconvenienti connessi con l'accumulo dei rifiuti in discarica continua ad essere la formazione di percolati, dovuti sia al residuo di materiale organico non completamente eliminato nel processo di trattamento, sia per effetto del drenaggio e dilavamento causato dalle acqua meteoriche. La quantità e la composizione chimica di un percolato è attualmente ed in futuro, una funzione del tipo di rifiuto smaltito, della quantità degli afflussi meteorici, dall'entità della parte organica in fermentazione, dallo stato fisico e di ritenzione idrica dei rifiuti, dall'altezza degli strati e dalla temperatura ed evaporazione. Nel caso dei rifiuti solidi urbani i percolati generalmente contengono un'elevato carico organico (COD), elevate concentrazioni di azoto ammoniacale, diversi tipi di acidi organici (propionico, butilico, pentanoico, etc.), polifenoli solidi sospesi e possono contenere metalli pesanti come il Ferro, Manganese, Zinco, Cobalto, Cromo, Nickel, Cadmio e Piombo a concentrazioni basse ma probabilmente superiori ai limiti previsti dalla tabella 3 all. 5 del 152/99 e successive per lo scarico in acque superficiali. La percolazione pertanto nel sottosuolo di un contaminante contenuto in discarica può costituire un grave pericolo per la salute dell'uomo, quando si riversa nell'acquifero sottostante. Le falde carbonatiche pugliesi sono, infatti, attualmente interessate da notevoli emungimenti per gli usi potabili oltre che industriali ed agricoli e devono essere salvaguardate, secondo le prescrizioni previste dal DPR 236/88 e successive modificazioni, specialmente nei siti dove l'acqua di falda si riscontra a basse profondità come nelle zone costiere. Per contenere i possibili danni ambientali che possono prodursi per effetto di tali percolazioni nel sottosuolo, le Autorità di controllo impongono la realizzazione di almeno tre pozzi spia (L. n. 36/03) da ubicare a monte e a valle della discarica, nella direzione del flusso sotterraneo, in modo da intercettare eventuali percolazioni. Il periodo di campionamento ed i parametri da determinare non sono definiti in modo univoco e dovrebbero essere definiti, come la stessa posizione dei pozzi, mediante applicazione di modelli matematici in grado di simulare il percorso delle possibili contaminazioni. Questa procedura, in particolare nel posizionamento dei pozzi spia, non è stata sempre eseguita per le discariche realizzate negli anni passati, con conseguente incertezza nell'attribuzione della causa di contaminazioni rilevate in pozzi posizionati nei dintorni di tali aree. Nel presente lavoro sono stati riportati i risultati di uno studio su un sito reale, localizzato in prossimità di Brindisi, dove è stato valutato l'effetto prodotto da un inquinamento da percolato di RSU, sull'acqua dei pozzi circostanti la discarica. In particolare sono stati utilizzati i dati dei campionamenti effettuati nei pozzi circostanti per valutare la variazione delle concentrazioni delle sostanze contenute nel percolato durante il suo percorso nel sottosuolo. Lo studio dei percorsi dei contaminanti e gli intervalli di campionamento sono stati definiti sulla base di simulazioni con modello matematico calibrato con dati desunti dai rilievi di campo. In pratica non stati rilevati i livelli piezometrici in 5 pozzi ed utilizzati come condizioni al contorno per la soluzione del problema del flusso. Un test di pompaggio in regime transitorio ha permesso di definire la trasmissività idraulica dell'acquifero fratturato indagato. Le simulazioni di tracciamento hanno consentito di selezionare i 2 pozzi a valle ed il pozzo a monte della discarica per lo studio delle concentrazioni dell'acqua di falda interessate dall'inquinamento da percolato e infine, l'intervallo di campionamento. Questo ha consentito di studiare i principali parametri analitici rappresentativi degli inquinanti presenti nel percolato di RSU. Prove di laboratorio hanno permesso di fornire indicazioni sulla biodegradabilità del percolato. I risultati dello studio hanno evidenziato nel caso reale avviene nel sottosuolo una biodegradazione di alcuni composti presenti nel percolato e che può innescarsi anche il processo di nitrificazione e denitrificazione con eliminazione del carbonio organico e composti azotati. Più difficile risulta l'interpretazione dei risultati riguardanti le variazioni delle concentrazioni dei metalli pesanti. I risultati dello studio consentono di intervenire con tecniche di trattamento e bonifica più appropriate, in grado di accelerare la biodegradazione in situ dei composti carboniosi ed azotati del percolato.

Possibilità di biodegradazione di percolati di RSU in sottosuoli fratturati: Il caso di Brindisi

C MASCIOPINTO
2004

Abstract

Le discariche controllate, come ben noto, fanno parte dei procedimenti adottabili per lo smaltimento dei rifiuti solidi, generalmente classificabili come inerti, pericolosi e non pericolosi. I rifiuti solidi urbani (RSU), secondo la recente legislazione si prevede che devono essere trattati (inertizzazione) prima di essere immessi in discarica. Uno degli inconvenienti connessi con l'accumulo dei rifiuti in discarica continua ad essere la formazione di percolati, dovuti sia al residuo di materiale organico non completamente eliminato nel processo di trattamento, sia per effetto del drenaggio e dilavamento causato dalle acqua meteoriche. La quantità e la composizione chimica di un percolato è attualmente ed in futuro, una funzione del tipo di rifiuto smaltito, della quantità degli afflussi meteorici, dall'entità della parte organica in fermentazione, dallo stato fisico e di ritenzione idrica dei rifiuti, dall'altezza degli strati e dalla temperatura ed evaporazione. Nel caso dei rifiuti solidi urbani i percolati generalmente contengono un'elevato carico organico (COD), elevate concentrazioni di azoto ammoniacale, diversi tipi di acidi organici (propionico, butilico, pentanoico, etc.), polifenoli solidi sospesi e possono contenere metalli pesanti come il Ferro, Manganese, Zinco, Cobalto, Cromo, Nickel, Cadmio e Piombo a concentrazioni basse ma probabilmente superiori ai limiti previsti dalla tabella 3 all. 5 del 152/99 e successive per lo scarico in acque superficiali. La percolazione pertanto nel sottosuolo di un contaminante contenuto in discarica può costituire un grave pericolo per la salute dell'uomo, quando si riversa nell'acquifero sottostante. Le falde carbonatiche pugliesi sono, infatti, attualmente interessate da notevoli emungimenti per gli usi potabili oltre che industriali ed agricoli e devono essere salvaguardate, secondo le prescrizioni previste dal DPR 236/88 e successive modificazioni, specialmente nei siti dove l'acqua di falda si riscontra a basse profondità come nelle zone costiere. Per contenere i possibili danni ambientali che possono prodursi per effetto di tali percolazioni nel sottosuolo, le Autorità di controllo impongono la realizzazione di almeno tre pozzi spia (L. n. 36/03) da ubicare a monte e a valle della discarica, nella direzione del flusso sotterraneo, in modo da intercettare eventuali percolazioni. Il periodo di campionamento ed i parametri da determinare non sono definiti in modo univoco e dovrebbero essere definiti, come la stessa posizione dei pozzi, mediante applicazione di modelli matematici in grado di simulare il percorso delle possibili contaminazioni. Questa procedura, in particolare nel posizionamento dei pozzi spia, non è stata sempre eseguita per le discariche realizzate negli anni passati, con conseguente incertezza nell'attribuzione della causa di contaminazioni rilevate in pozzi posizionati nei dintorni di tali aree. Nel presente lavoro sono stati riportati i risultati di uno studio su un sito reale, localizzato in prossimità di Brindisi, dove è stato valutato l'effetto prodotto da un inquinamento da percolato di RSU, sull'acqua dei pozzi circostanti la discarica. In particolare sono stati utilizzati i dati dei campionamenti effettuati nei pozzi circostanti per valutare la variazione delle concentrazioni delle sostanze contenute nel percolato durante il suo percorso nel sottosuolo. Lo studio dei percorsi dei contaminanti e gli intervalli di campionamento sono stati definiti sulla base di simulazioni con modello matematico calibrato con dati desunti dai rilievi di campo. In pratica non stati rilevati i livelli piezometrici in 5 pozzi ed utilizzati come condizioni al contorno per la soluzione del problema del flusso. Un test di pompaggio in regime transitorio ha permesso di definire la trasmissività idraulica dell'acquifero fratturato indagato. Le simulazioni di tracciamento hanno consentito di selezionare i 2 pozzi a valle ed il pozzo a monte della discarica per lo studio delle concentrazioni dell'acqua di falda interessate dall'inquinamento da percolato e infine, l'intervallo di campionamento. Questo ha consentito di studiare i principali parametri analitici rappresentativi degli inquinanti presenti nel percolato di RSU. Prove di laboratorio hanno permesso di fornire indicazioni sulla biodegradabilità del percolato. I risultati dello studio hanno evidenziato nel caso reale avviene nel sottosuolo una biodegradazione di alcuni composti presenti nel percolato e che può innescarsi anche il processo di nitrificazione e denitrificazione con eliminazione del carbonio organico e composti azotati. Più difficile risulta l'interpretazione dei risultati riguardanti le variazioni delle concentrazioni dei metalli pesanti. I risultati dello studio consentono di intervenire con tecniche di trattamento e bonifica più appropriate, in grado di accelerare la biodegradazione in situ dei composti carboniosi ed azotati del percolato.
2004
Istituto di Ricerca Sulle Acque - IRSA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/238615
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