Il riscontro pressochè esclusivo di mutazioni del gene p53 in associazione a carcinomi anaplastici tiroidei ha fatto ipotizzare che alterazioni di p53 possano contribuire all'induzione del fenotipo indifferenziato ed altamente aggressivo che caratterizza questo istotipo tumorale. Pertanto, gli effetti conseguenti alla ricostituzione dell'attività selvatica di p53 sono stati valutati in cellule derivate da carcinomi tiroidei, corrispondenti a stadi diversi della progressione tumorale tiroidea (linee cellulari WRO, FRO e ARO. Allo scopo di evitare la riespressione costitutiva del gene p53 esogeno e, quindi, la possibilità di una selezione negativa delle popolazioni cellulari trasdotte, abbiamo utilizzato due diversi vettori di espressione inducibili: il primo codifica per una proteina di fusione tra p53 e la porzione carbossi-terminale del recettore estrogenico (P53ER), specificamente indotta dall'analogo ormonale OH-tamoxifene; il secondo esprime la variante termosensibile p53Val135, inattiva alla temperatura di 37° C ed attivata a seguito di incubazione a 32° C. L'espressione della p53 esogena nelle diverse popolazioni cellulari stabilmente trasdotte è stata verificata mediante Western blot e la sua corretta localizzazione intranucleare mediante immunofluorescenza indiretta mentre l'acquisizione delle proprietà funzionali di p53 è stata verificata mediante analisi dell'attività trascrizionale. Gli effetti funzionali conseguenti alla riespressione dell'attività selvatica di p53 sono stati valutati analizzando la capacità proliferativa, la vitalità cellulare, la tumorigenicicità in vitro ed il grado di differenziamento delle diverse linee tumorali tiroidee. Nella linea cellulare FRO, derivata da un carcinoma follicolare e caratterizzata dalla presenza di una p53 apparentemente normale, la reintegrazione dell'attività selvatica di p53 non provocava significative modificazioni delle capacità proliferative. Nella linea cellulare WRO, originata da un carcinoma follicolare scarsamente differenziato, la riespressione di p53 determinava un completo blocco proliferativo caratterizzato da un notevole effetto apoptotico iniziale seguito da arresto proliferativo nella fase G1 del ciclo cellulare. Nella linea cellulare ARO, derivata da un carcinoma anaplastico, la riespressione dell'attività di p53 era in grado di inibire la proliferazione cellulare, di abolire la tumorigenicità e di indurre una parziale riacquisizione delle proprietà differenziate tiroidee, conferendo, in particolare, la capacità di rispondere nuovamente allo stimolo del TSH con una aumentata espressione di geni tiroide-specifici. L'effetto differenziativo di p53 non era accompagnato da modificazioni nell'espressione dei fattori trascrizionali tiroide-specifici TTF-1 e PAX-8 ma si associava ad una rinnovata capacità di modulazione TSH-dipendente dell'attività transattivante del fattore trascrizionale CREB. La reintegrazione in vivo dell'attività di p53 nelle neoplasie in cui essa risulti alterata consentirà di esplorare nuove strategie terapeutiche dei carcinomi tiroidei indifferenziati.

RUOLO DI P53 NELLA TUMORIGENESI TIROIDEA

F Moretti;A Farsetti;
1998

Abstract

Il riscontro pressochè esclusivo di mutazioni del gene p53 in associazione a carcinomi anaplastici tiroidei ha fatto ipotizzare che alterazioni di p53 possano contribuire all'induzione del fenotipo indifferenziato ed altamente aggressivo che caratterizza questo istotipo tumorale. Pertanto, gli effetti conseguenti alla ricostituzione dell'attività selvatica di p53 sono stati valutati in cellule derivate da carcinomi tiroidei, corrispondenti a stadi diversi della progressione tumorale tiroidea (linee cellulari WRO, FRO e ARO. Allo scopo di evitare la riespressione costitutiva del gene p53 esogeno e, quindi, la possibilità di una selezione negativa delle popolazioni cellulari trasdotte, abbiamo utilizzato due diversi vettori di espressione inducibili: il primo codifica per una proteina di fusione tra p53 e la porzione carbossi-terminale del recettore estrogenico (P53ER), specificamente indotta dall'analogo ormonale OH-tamoxifene; il secondo esprime la variante termosensibile p53Val135, inattiva alla temperatura di 37° C ed attivata a seguito di incubazione a 32° C. L'espressione della p53 esogena nelle diverse popolazioni cellulari stabilmente trasdotte è stata verificata mediante Western blot e la sua corretta localizzazione intranucleare mediante immunofluorescenza indiretta mentre l'acquisizione delle proprietà funzionali di p53 è stata verificata mediante analisi dell'attività trascrizionale. Gli effetti funzionali conseguenti alla riespressione dell'attività selvatica di p53 sono stati valutati analizzando la capacità proliferativa, la vitalità cellulare, la tumorigenicicità in vitro ed il grado di differenziamento delle diverse linee tumorali tiroidee. Nella linea cellulare FRO, derivata da un carcinoma follicolare e caratterizzata dalla presenza di una p53 apparentemente normale, la reintegrazione dell'attività selvatica di p53 non provocava significative modificazioni delle capacità proliferative. Nella linea cellulare WRO, originata da un carcinoma follicolare scarsamente differenziato, la riespressione di p53 determinava un completo blocco proliferativo caratterizzato da un notevole effetto apoptotico iniziale seguito da arresto proliferativo nella fase G1 del ciclo cellulare. Nella linea cellulare ARO, derivata da un carcinoma anaplastico, la riespressione dell'attività di p53 era in grado di inibire la proliferazione cellulare, di abolire la tumorigenicità e di indurre una parziale riacquisizione delle proprietà differenziate tiroidee, conferendo, in particolare, la capacità di rispondere nuovamente allo stimolo del TSH con una aumentata espressione di geni tiroide-specifici. L'effetto differenziativo di p53 non era accompagnato da modificazioni nell'espressione dei fattori trascrizionali tiroide-specifici TTF-1 e PAX-8 ma si associava ad una rinnovata capacità di modulazione TSH-dipendente dell'attività transattivante del fattore trascrizionale CREB. La reintegrazione in vivo dell'attività di p53 nelle neoplasie in cui essa risulti alterata consentirà di esplorare nuove strategie terapeutiche dei carcinomi tiroidei indifferenziati.
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