La presenza di Aegyptiaca, generalmente amuleti o piccola suppellettile in faïence o pasta vitrea, in siti archeologici italiani, può costituire un buon indicatore dei contatti, diretti o mediati, che una determinata area intrattenne nell'antichità con le sponde orientali o nord-africane del Mediterraneo. Particolarmente interessante risulta la possibilità che gli Aegyptiaca ci danno di ricostruire luoghi di produzione, rotte commerciali e relazioni sia economiche che culturali. Sul territorio calabrese sono stati rinvenuti Aegyptiaca abbastanza numerosi: tra essi abbiamo i trovamenti dai contesti più antichi conosciuti in Italia. Un sito di particolare interesse per lo studio degli Aegyptiaca in Calabria sembra essere Locri con la sua posizione geografica. La maggior parte degli Aegyptiaca di Locri è stata rinvenuta in un deposito votivo del tempio di Persefone alla Mannella. La presenza di oggetti allogeni nei depositi votivi di un tempio greco è un dato interessante e soggetto a discussione. Degli Aegyptiaca di Locri, si prendono in particolare considerazione alcuni esemplari che sembrano notevoli per ricostruire i significati da essi veicolati. La considerazione di Locri, città marinara volta a sud avente alle spalle dei bacini minerari, ci apre l'orizzonte su un ambiente multiculturale con tratti cultuali particolari, caratterizzati da culti di divinità femminili posti probabilmente in relazione tra loro. L'area sacra della Mannella dedicata a Persefone era l'ambiente di riti riferibili alla sfera femminile e precisamente al passaggio dall'infanzia all'età adulta e al matrimonio, conservando peraltro le caratteristiche di un culto dedicato ad una divinità ctonia e frugifera. Questi pochi tratti dell'ambiente cultuale locrese bastano ad abbozzare le condizioni estremamente favorevoli alla recezione e all'interpretatio di un immaginario mitico e magico di origine egizia e variamente mediato nel Mediterraneo, legato alla sfera femminile e al rigenerarsi della natura: tali connotazioni ci rimandano a Hathor-Iside-Astarte, diffusa nel Mediterraneo da genti orientali e mediata anche dall'Afrodite Cypria. L'imagerie veicolata dalle faïences, ma anche da bronzetti e poi riprodotta nelle terrecotte, fa riferimento all'ambiente nilotico e a quelli che potremmo chiamare i due assi della rigenerazione: soprattutto quello nord-sud della piena, su base annuale, ma anche quello est-ovest del sole, nel suo rinnovarsi giornaliero. Queste complesse credenze, che erano alla base dello stesso culto ufficiale in Egitto, passarono nel Mediterraneo nelle forme che erano proprie dell'ambiente popolare, e dunque in quanto preposte alla fertilità personale e famigliare, ma anche alla navigazione e al reperimento di beni, così come sembrano essere state assimilate in ambiente fenicio e come i Greci mediarono soprattutto attraverso l'ambiente insulare.
Elementi di tradizione egizia nella documentazione di Locri
2011
Abstract
La presenza di Aegyptiaca, generalmente amuleti o piccola suppellettile in faïence o pasta vitrea, in siti archeologici italiani, può costituire un buon indicatore dei contatti, diretti o mediati, che una determinata area intrattenne nell'antichità con le sponde orientali o nord-africane del Mediterraneo. Particolarmente interessante risulta la possibilità che gli Aegyptiaca ci danno di ricostruire luoghi di produzione, rotte commerciali e relazioni sia economiche che culturali. Sul territorio calabrese sono stati rinvenuti Aegyptiaca abbastanza numerosi: tra essi abbiamo i trovamenti dai contesti più antichi conosciuti in Italia. Un sito di particolare interesse per lo studio degli Aegyptiaca in Calabria sembra essere Locri con la sua posizione geografica. La maggior parte degli Aegyptiaca di Locri è stata rinvenuta in un deposito votivo del tempio di Persefone alla Mannella. La presenza di oggetti allogeni nei depositi votivi di un tempio greco è un dato interessante e soggetto a discussione. Degli Aegyptiaca di Locri, si prendono in particolare considerazione alcuni esemplari che sembrano notevoli per ricostruire i significati da essi veicolati. La considerazione di Locri, città marinara volta a sud avente alle spalle dei bacini minerari, ci apre l'orizzonte su un ambiente multiculturale con tratti cultuali particolari, caratterizzati da culti di divinità femminili posti probabilmente in relazione tra loro. L'area sacra della Mannella dedicata a Persefone era l'ambiente di riti riferibili alla sfera femminile e precisamente al passaggio dall'infanzia all'età adulta e al matrimonio, conservando peraltro le caratteristiche di un culto dedicato ad una divinità ctonia e frugifera. Questi pochi tratti dell'ambiente cultuale locrese bastano ad abbozzare le condizioni estremamente favorevoli alla recezione e all'interpretatio di un immaginario mitico e magico di origine egizia e variamente mediato nel Mediterraneo, legato alla sfera femminile e al rigenerarsi della natura: tali connotazioni ci rimandano a Hathor-Iside-Astarte, diffusa nel Mediterraneo da genti orientali e mediata anche dall'Afrodite Cypria. L'imagerie veicolata dalle faïences, ma anche da bronzetti e poi riprodotta nelle terrecotte, fa riferimento all'ambiente nilotico e a quelli che potremmo chiamare i due assi della rigenerazione: soprattutto quello nord-sud della piena, su base annuale, ma anche quello est-ovest del sole, nel suo rinnovarsi giornaliero. Queste complesse credenze, che erano alla base dello stesso culto ufficiale in Egitto, passarono nel Mediterraneo nelle forme che erano proprie dell'ambiente popolare, e dunque in quanto preposte alla fertilità personale e famigliare, ma anche alla navigazione e al reperimento di beni, così come sembrano essere state assimilate in ambiente fenicio e come i Greci mediarono soprattutto attraverso l'ambiente insulare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.