L'elevato quantitativo di reflui prodotti in un breve periodo dell'anno dall'industria olearia determina la necessità di provvedere in modo rapido ed economico a una corretta gestione. Lo spandimento diretto in campo (ex lege 574/96) per le caratteristiche geo-morfologiche del territorio italiano non sempre risulta praticabile. Tuttavia, la biomassa di scarto dei frantoi rappresenta una preziosa fonte di carbonio organico e nutrienti per i vegetali, ottima da riciclare in agricoltura ed utile per incrementare la fertilità dei suoli.L'Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (ISAFOM-CNR) da oltre 10 anni propone una tecnologia semplice in grado di trasformare il refluo oleario da scarto da smaltire in un eccellente ammendante/concime organico, utilizzabile proficuamente sia in pieno campo sia in abito vivaistico e agro-industriale come surrogato della torba e dei concimi chimici di sintesi.L'ISAFOM-CNR, a tal proposito, sta svolgendo attività dimostrative che tendono proprio a documentare come sia possibile, a livello territoriale, soddisfare in modo integrato gli interessi dei vari soggetti economici, in particolare frantoi e aziende vivaistiche, interessati ad adottare i protocolli di produzione e impiego degli ammendanti/concimi organici ottenuti con il sistema ideato, frutto di anni di esperienza.La tecnologia messa a punto, adatta soprattutto al trattamento della sansa umida prodotta dai moderni ed ecologici frantoi a due fasi, prevede idealmente di operare in loco e in linea con il frantoio, secondo una logica di filiera corta. In una prima fase si recupera il nocciolino dalla sansa umida; il nocciolino, avendo un residuo di umidità molto basso (circa il 25%) risulta prontamente utilizzabile come pellet sia per la combustione diretta in impianti termici sia per eventuali altri scopi industriali (edilizia, etc.). La sansa umida denocciolata è miscelata, mediante comuni carri trincia-miscelatori-distributori, con opportuni quantitativi di materiali organici di scarto, igroscopici e strutturanti (paglie, cascame di lana, foglie e rametti derivanti dal lavaggio delle olive in frantoio), in modo da ottenere un composto omogeneo, sufficientemente poroso e non percolante. La miscela fresca viene poi immediatamente confezionata in contenitori tipo Big Bag realizzati in tessuto di polipropilene poroso (gas-permeabile) e avviata a un periodo di stoccaggio statico in un luogo asciutto, al riparo dalle precipitazioni (è sufficiente per questo una semplice tettoia), in attesa che si maturi attraverso un processo biologico ed aerobico che si innesca naturalmente (compostaggio statico naturale). Le caratteristiche di stabilità del prodotto finale permettono di svincolare il suo utilizzo dalla stagione di produzione dei reflui, con evidente vantaggio in termini di gestione aziendale. Il prodotto finale si caratterizza per un elevato contenuto di sostanze umosimili (circa 15%) e di elementi della nutrizione vegetale (soprattutto N e K, oltre che microelementi); inoltre, presenta un'elevata stabilità biologica, bassa fitotossicità e un'interessante soppressività nei confronti di alcuni fito-patogeni di interesse agrario, caratteristiche che lo rendono del tutto assimilabile ad un compost stabile e maturo, ex lege DL 75/2010 (Altieri R. et al., 2011, International Biodeterioration & Biodegradation, 65, 786-789). Tale compost è stato ampiamente sperimentato in diversi contesti agronomici, sia in pieno campo per colture arboree (Altieri R. and Esposito A., 2008, Bioresource Technology 99/17: 8390-8393) ed erbacee a ciclo breve (pomodoro, lattuga), sia in ambito vivaistico come surrogato della torba per colture in vaso di interesse agrario, forestale ed ornamentale (olivo, cipresso, alloro, clorofito, geranio), sia a livello agro-industriale per la coltivazione fuori suolo della fragola (Altieri R. et al., 2014, International Biodeterioration & Biodegradation, 88, 118-124) sia per la coltivazione industriale di funghi eduli quali Agaricus bisporus (Altieri R. et al., 2009, International Biodeterioration & Biodegradation, 63:993-997) e Pleurotus ostreatus; in tutti i casi si sono registrati risultati incoraggianti, evidenziando performance del prodotto molto soddisfacenti e, quindi, ottime potenzialità d'impiego su larga scala nei diversi ambiti indicati.
Valorizzazione agronomica degli scarti dei frantoi oleari
Altieri Roberto
2014
Abstract
L'elevato quantitativo di reflui prodotti in un breve periodo dell'anno dall'industria olearia determina la necessità di provvedere in modo rapido ed economico a una corretta gestione. Lo spandimento diretto in campo (ex lege 574/96) per le caratteristiche geo-morfologiche del territorio italiano non sempre risulta praticabile. Tuttavia, la biomassa di scarto dei frantoi rappresenta una preziosa fonte di carbonio organico e nutrienti per i vegetali, ottima da riciclare in agricoltura ed utile per incrementare la fertilità dei suoli.L'Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo (ISAFOM-CNR) da oltre 10 anni propone una tecnologia semplice in grado di trasformare il refluo oleario da scarto da smaltire in un eccellente ammendante/concime organico, utilizzabile proficuamente sia in pieno campo sia in abito vivaistico e agro-industriale come surrogato della torba e dei concimi chimici di sintesi.L'ISAFOM-CNR, a tal proposito, sta svolgendo attività dimostrative che tendono proprio a documentare come sia possibile, a livello territoriale, soddisfare in modo integrato gli interessi dei vari soggetti economici, in particolare frantoi e aziende vivaistiche, interessati ad adottare i protocolli di produzione e impiego degli ammendanti/concimi organici ottenuti con il sistema ideato, frutto di anni di esperienza.La tecnologia messa a punto, adatta soprattutto al trattamento della sansa umida prodotta dai moderni ed ecologici frantoi a due fasi, prevede idealmente di operare in loco e in linea con il frantoio, secondo una logica di filiera corta. In una prima fase si recupera il nocciolino dalla sansa umida; il nocciolino, avendo un residuo di umidità molto basso (circa il 25%) risulta prontamente utilizzabile come pellet sia per la combustione diretta in impianti termici sia per eventuali altri scopi industriali (edilizia, etc.). La sansa umida denocciolata è miscelata, mediante comuni carri trincia-miscelatori-distributori, con opportuni quantitativi di materiali organici di scarto, igroscopici e strutturanti (paglie, cascame di lana, foglie e rametti derivanti dal lavaggio delle olive in frantoio), in modo da ottenere un composto omogeneo, sufficientemente poroso e non percolante. La miscela fresca viene poi immediatamente confezionata in contenitori tipo Big Bag realizzati in tessuto di polipropilene poroso (gas-permeabile) e avviata a un periodo di stoccaggio statico in un luogo asciutto, al riparo dalle precipitazioni (è sufficiente per questo una semplice tettoia), in attesa che si maturi attraverso un processo biologico ed aerobico che si innesca naturalmente (compostaggio statico naturale). Le caratteristiche di stabilità del prodotto finale permettono di svincolare il suo utilizzo dalla stagione di produzione dei reflui, con evidente vantaggio in termini di gestione aziendale. Il prodotto finale si caratterizza per un elevato contenuto di sostanze umosimili (circa 15%) e di elementi della nutrizione vegetale (soprattutto N e K, oltre che microelementi); inoltre, presenta un'elevata stabilità biologica, bassa fitotossicità e un'interessante soppressività nei confronti di alcuni fito-patogeni di interesse agrario, caratteristiche che lo rendono del tutto assimilabile ad un compost stabile e maturo, ex lege DL 75/2010 (Altieri R. et al., 2011, International Biodeterioration & Biodegradation, 65, 786-789). Tale compost è stato ampiamente sperimentato in diversi contesti agronomici, sia in pieno campo per colture arboree (Altieri R. and Esposito A., 2008, Bioresource Technology 99/17: 8390-8393) ed erbacee a ciclo breve (pomodoro, lattuga), sia in ambito vivaistico come surrogato della torba per colture in vaso di interesse agrario, forestale ed ornamentale (olivo, cipresso, alloro, clorofito, geranio), sia a livello agro-industriale per la coltivazione fuori suolo della fragola (Altieri R. et al., 2014, International Biodeterioration & Biodegradation, 88, 118-124) sia per la coltivazione industriale di funghi eduli quali Agaricus bisporus (Altieri R. et al., 2009, International Biodeterioration & Biodegradation, 63:993-997) e Pleurotus ostreatus; in tutti i casi si sono registrati risultati incoraggianti, evidenziando performance del prodotto molto soddisfacenti e, quindi, ottime potenzialità d'impiego su larga scala nei diversi ambiti indicati.File | Dimensione | Formato | |
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