Si propone un'analisi delle credenze che supportano il perdono e degli scopi che lo motivano, cercando di distinguere ciò che è necessario e sufficiente perché avvenga un atto di perdono da ciò che non è necessario o non è sufficiente. Partiremo dall'antefatto del perdono: l'assunzione di aver subìto un torto e le classiche reazioni ostili al torto percepito, il risentimento e la vendetta, di cui esamineremo le caratteristiche fondamentali e i vantaggi e gli svantaggi che arrecano. Analizzeremo poi la configurazione di credenze e scopi di chi perdona, partendo dal fenomeno della "accettazione del torto". Cercheremo di risolvere il contrasto esistente tra la prospettiva intrapsichica e quella interpersonale, mettendo in discussione l'unilateralità di entrambe. Avanzeremo l'ipotesi che il perdono sia motivato congiuntamente da due scopi fondamentali: uno "egoistico" e l'altro "altruistico". Esploreremo inoltre una varietà di condizioni che favoriscono il perdono, come la "scusabilità" del torto, l'ammissione del torto da parte dell'aggressore e soprattutto il suo pentimento. Affronteremo il problema della condizionalità o incondizionalità del perdono, proponendo che entrambe le forme di perdono sono possibili e si basano su due concezioni diverse di "essere degni" di perdono. Discuteremo inoltre il ruolo dei sentimenti positivi della vittima verso l'aggressore, sostenendo che, per quanto possibili e auspicabili, essi non sono necessari perché avvenga un atto di perdono. Infine affronteremo il tema dello "pseudo-perdono", vale a dire di quelle forme di rinuncia alla vendetta e al risentimento le cui motivazioni non coincidono con quelle del perdono autentico, e tratteremo brevemente le reazioni di chi riceve il perdono, il perdono verso se stessi e il rapporto tra giustizia e perdono.

Perdono come remissione del debito: credenze e scopi di chi perdona

Miceli Maria;Castelfranchi Cristiano
2013

Abstract

Si propone un'analisi delle credenze che supportano il perdono e degli scopi che lo motivano, cercando di distinguere ciò che è necessario e sufficiente perché avvenga un atto di perdono da ciò che non è necessario o non è sufficiente. Partiremo dall'antefatto del perdono: l'assunzione di aver subìto un torto e le classiche reazioni ostili al torto percepito, il risentimento e la vendetta, di cui esamineremo le caratteristiche fondamentali e i vantaggi e gli svantaggi che arrecano. Analizzeremo poi la configurazione di credenze e scopi di chi perdona, partendo dal fenomeno della "accettazione del torto". Cercheremo di risolvere il contrasto esistente tra la prospettiva intrapsichica e quella interpersonale, mettendo in discussione l'unilateralità di entrambe. Avanzeremo l'ipotesi che il perdono sia motivato congiuntamente da due scopi fondamentali: uno "egoistico" e l'altro "altruistico". Esploreremo inoltre una varietà di condizioni che favoriscono il perdono, come la "scusabilità" del torto, l'ammissione del torto da parte dell'aggressore e soprattutto il suo pentimento. Affronteremo il problema della condizionalità o incondizionalità del perdono, proponendo che entrambe le forme di perdono sono possibili e si basano su due concezioni diverse di "essere degni" di perdono. Discuteremo inoltre il ruolo dei sentimenti positivi della vittima verso l'aggressore, sostenendo che, per quanto possibili e auspicabili, essi non sono necessari perché avvenga un atto di perdono. Infine affronteremo il tema dello "pseudo-perdono", vale a dire di quelle forme di rinuncia alla vendetta e al risentimento le cui motivazioni non coincidono con quelle del perdono autentico, e tratteremo brevemente le reazioni di chi riceve il perdono, il perdono verso se stessi e il rapporto tra giustizia e perdono.
2013
Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione - ISTC
978-88-6030-593-0
perdono
torto
debito
accettazione
risentimento
empatia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/245977
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