E' da lungo tempo riconosciuto, sia nella letteratura socio-economica sia negli indirizzi comunitari, come l'integrazione lavorativa sia uno dei principali veicoli per l'inclusione sociale degli individui. Simmetricamente, l'impossibilità di accedere a una posizione lavorativa o la segregazione in condizioni non adeguate - che possono essere dovute sia a un insufficiente capitale umano sia a condizioni di discriminazione, sia infine spiegabili in base ai percorsi individuali pregressi - possono cronicizzarsi in situazioni di esclusione molto difficili da recuperare. Infatti gli elementi economici (povertà), sociali (mancato riconoscimento sociale e allontanamento dalle reti relazionali) e psicologici (deterioramento dell'autostima e delle abilità sociali) si autoalimentano e si rafforzano reciprocamente rendendo molto difficile per l'individuo contrastarle, in assenza di un adeguato sostegno. Le politiche formative, in particolare per come esse sono tradizionalmente concepite in Piemonte e più in generale in Italia, sono particolarmente efficaci per recuperare questo stratificarsi di esperienze passate negative e di svantaggio individuale e di contesto; ciò grazie a metodi pedagogici esperienziali, all'attenzione posta alle competenze trasversali e sociali e alla prossimità con l'esperienza lavorativa reale. La gestione di politiche formative efficaci passa anche attraverso la messa in campo di pratiche valutative che ne evidenzino i punti di forza e di debolezza. Consapevole di ciò, la Provincia di Torino ha da tempo intrapreso un percorso per rafforzare la valutazione delle politiche formative che essa gestisce. L'obiettivo di queste esperienze di valutazione, che vanno ben al di là degli obblighi imposti dal contesto dei fondi strutturali da cui sono finanziati, è da un lato immediatamente operativo, ovvero trarre lezioni per la futura programmazione, e dall'altro più strategico, volto cioè a creare all'interno dell'amministrazione un patrimonio di competenze relativo ai metodi di valutazione che comprenda la gestione delle banche dati amministrative e di monitoraggio, la raccolta di dati qualitativi e quantitativi e, infine la loro elaborazione attraverso un'adeguata modellistica. In tale visione di empowerment sugli aspetti metodologici, si è avviata la collaborazione con CNR-Ceris. In questo articolo viene proposta una riflessione sulle esperienze valutative che, nell'ambito soprattutto di tale collaborazione ma non solo, hanno riguardato le politiche formative volte a soggetti con difficoltà. In particolare, questo articolo analizza la portata informativa dei vari tipi di indagine, mostrandone la complementarietà ed evidenziando altresì i limiti per la loro percorribilità, nell'ottica di un disegno di valutazione complessivo in cui le evidenze dell'esperienza passata possano essere utilizzate per l'impostazione delle azioni future.
Come valutare l'efficacia della formazione professionale per l'integrazione dei soggetti deboli? Lezioni dall'esperienza dell'area Istruzione e Formazione Professionale della Provincia di Torino
2014
Abstract
E' da lungo tempo riconosciuto, sia nella letteratura socio-economica sia negli indirizzi comunitari, come l'integrazione lavorativa sia uno dei principali veicoli per l'inclusione sociale degli individui. Simmetricamente, l'impossibilità di accedere a una posizione lavorativa o la segregazione in condizioni non adeguate - che possono essere dovute sia a un insufficiente capitale umano sia a condizioni di discriminazione, sia infine spiegabili in base ai percorsi individuali pregressi - possono cronicizzarsi in situazioni di esclusione molto difficili da recuperare. Infatti gli elementi economici (povertà), sociali (mancato riconoscimento sociale e allontanamento dalle reti relazionali) e psicologici (deterioramento dell'autostima e delle abilità sociali) si autoalimentano e si rafforzano reciprocamente rendendo molto difficile per l'individuo contrastarle, in assenza di un adeguato sostegno. Le politiche formative, in particolare per come esse sono tradizionalmente concepite in Piemonte e più in generale in Italia, sono particolarmente efficaci per recuperare questo stratificarsi di esperienze passate negative e di svantaggio individuale e di contesto; ciò grazie a metodi pedagogici esperienziali, all'attenzione posta alle competenze trasversali e sociali e alla prossimità con l'esperienza lavorativa reale. La gestione di politiche formative efficaci passa anche attraverso la messa in campo di pratiche valutative che ne evidenzino i punti di forza e di debolezza. Consapevole di ciò, la Provincia di Torino ha da tempo intrapreso un percorso per rafforzare la valutazione delle politiche formative che essa gestisce. L'obiettivo di queste esperienze di valutazione, che vanno ben al di là degli obblighi imposti dal contesto dei fondi strutturali da cui sono finanziati, è da un lato immediatamente operativo, ovvero trarre lezioni per la futura programmazione, e dall'altro più strategico, volto cioè a creare all'interno dell'amministrazione un patrimonio di competenze relativo ai metodi di valutazione che comprenda la gestione delle banche dati amministrative e di monitoraggio, la raccolta di dati qualitativi e quantitativi e, infine la loro elaborazione attraverso un'adeguata modellistica. In tale visione di empowerment sugli aspetti metodologici, si è avviata la collaborazione con CNR-Ceris. In questo articolo viene proposta una riflessione sulle esperienze valutative che, nell'ambito soprattutto di tale collaborazione ma non solo, hanno riguardato le politiche formative volte a soggetti con difficoltà. In particolare, questo articolo analizza la portata informativa dei vari tipi di indagine, mostrandone la complementarietà ed evidenziando altresì i limiti per la loro percorribilità, nell'ottica di un disegno di valutazione complessivo in cui le evidenze dell'esperienza passata possano essere utilizzate per l'impostazione delle azioni future.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


