Il titolo del volume ne indica insieme il contenuto, la metodologia analitica e l'obiettivo. Nel primo aspetto, i saggi si propongono di esaminare alcuni fra i più profondi squilibri strutturali del mercato del lavoro italiano, da quelli circoscritti alla fasce «deboli» della popolazione attiva a quelli riguardanti molte regioni italiane dotate di insufficiente disponibilità o profittabilità di capacità produttiva atta ad occupare il nostro crescente livello di disoccupazione, a quelli infine concernenti l'intero sistema economico, perché indotti da rigidità e vincoli estesi erga omnes. Nel secondo aspetto, tutti i saggi del libro al di là del loro oggetto specifico, adottano una metodologia omogenea che privilegia un approccio quantitativo, matematico, statistico, econometrico. Nel terzo aspetto, l'obiettivo di ogni articolo non è soltanto diagnostico, ma è anche operativo, nel senso che ciascuno tenta di offrire un apporto di riflessione al dibattito di politica economica sugli argomenti in Italia più caldi e delicati: la fiscalizzazione degli oneri sociali, gli interventi delle Cassa Integrazione, i sussidi straordinari al Mezzogiorno, le leggi riguardanti assunzioni e licenziamenti.
Il contributo è indirizzato sia ad un'analisi della letteratura prodotta sul tema degli effetti delle politiche regionali sull'industrializzazione del Mezzogiorno, che alla realizzazione di un'analisi empirica sul tema che seguisse una metodologia alternativa rispetto a quelle proposte dalla dottrina. In particolare, l'analisi effettua dapprima una stima quantitativa degli "effetti" utilizzando un approccio (Moore, Rhodes, 1973) che richiede innanzitutto la costruzione di una variabile teorica dell'occupazione, relativa ai settori manifatturieri dell'area nel periodo 1951-84, il cui andamento dovrebbe rispecchiare l'assenza di politica di intervento, per poi confrontarla con i valori effettivi. La differenza tra valore effettivo e teorico (D) sarà utilizzata per valutare gli effetti della politica regionale sull'occupazione. In una seconda parte del lavoro si discutono i risultati ottenuti alla luce di alcune critiche, quali: l'attribuzione di un certo grado di arbitrarietà per ciò che riguarda il periodo da studiare, l'assunzione che nessuna altra variabile sia intervenuta nel periodo considerato per modificare le tendenze del passato, la non utilizzazione di variabili economiche per spiegare i differenziali di crescita fra regioni. In una terza parte del lavoro, si procederà ad una stima degli "effetti" seguendo una metodologia alternativa. La nostra ipotesi è che il processo dinamico della variabile D dipende oltre che da trend storici, che riflettono differenze strutturali fra Mezzogiorno e Centro-Nord, da alcune variabili esogene di cui le più rilevanti sono il tasso di crescita del prodotto nazionale lordo e l'intensità della politica regionale.
Gli effetti degli incentivi sull'industrializzazione del Mezzogiorno
M P Vittoria
1993
Abstract
Il contributo è indirizzato sia ad un'analisi della letteratura prodotta sul tema degli effetti delle politiche regionali sull'industrializzazione del Mezzogiorno, che alla realizzazione di un'analisi empirica sul tema che seguisse una metodologia alternativa rispetto a quelle proposte dalla dottrina. In particolare, l'analisi effettua dapprima una stima quantitativa degli "effetti" utilizzando un approccio (Moore, Rhodes, 1973) che richiede innanzitutto la costruzione di una variabile teorica dell'occupazione, relativa ai settori manifatturieri dell'area nel periodo 1951-84, il cui andamento dovrebbe rispecchiare l'assenza di politica di intervento, per poi confrontarla con i valori effettivi. La differenza tra valore effettivo e teorico (D) sarà utilizzata per valutare gli effetti della politica regionale sull'occupazione. In una seconda parte del lavoro si discutono i risultati ottenuti alla luce di alcune critiche, quali: l'attribuzione di un certo grado di arbitrarietà per ciò che riguarda il periodo da studiare, l'assunzione che nessuna altra variabile sia intervenuta nel periodo considerato per modificare le tendenze del passato, la non utilizzazione di variabili economiche per spiegare i differenziali di crescita fra regioni. In una terza parte del lavoro, si procederà ad una stima degli "effetti" seguendo una metodologia alternativa. La nostra ipotesi è che il processo dinamico della variabile D dipende oltre che da trend storici, che riflettono differenze strutturali fra Mezzogiorno e Centro-Nord, da alcune variabili esogene di cui le più rilevanti sono il tasso di crescita del prodotto nazionale lordo e l'intensità della politica regionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.