Lo sviluppo di software con codice sorgente aperto rappresenta una delle questioni più significative e discusse nel mondo delle tecnologie dell'informazione. É noto come l'open source, benché culturalmente trovi origine negli anni Ottanta, solo da un decennio sia venuto alla ribalta come fenomeno economico che, nel raggiungere ormai utenti di tutti i livelli, pare in grado di rivoluzionare il modo di fare software, tanto da costituire un settore di mercato in espansione e di futura importanza strategica. Lo studio del FLOSS, dopo le prime riflessioni in termini di free software, assume rinnovato interesse quale modello di business di cui non sarebbero stati ancora pienamente verificati i margini di sfruttamento da parte delle imprese - anche e soprattutto nel rapporto con le Pubbliche Amministrazioni - così come la più generale incidenza sull'organizzazione e la gestione delle medesime. Ma, ove si intenda approfondire il ruolo delle tecnologie open nel mercato, non può non considerarsene la natura interamente giuridica. Non vi è distinzione, sul piano tecnico, tra software open source e software proprietario: ciò che li distingue sono la metodologia di sviluppo (collaborativa e aperta per il primo, gerarchica e chiusa per il secondo; Bazhar vs Cathedral) e le modalità di distribuzione del codice, attività, queste ultime, che si pongono come intrinsecamente giuridiche, attenendo all'esercizio dei diritti sul codice sorgente. Emerge con chiarezza la proficuità di un'analisi del problema che adotti una prospettiva di ricerca - quella del giurista - spesso sottovalutata con gravi ripercussioni sulla percezione, da parte di privati e soggetti pubblici, dell'affidabilità e della remuneratività dell'open source. Le pagine che seguono intendono limitarsi a mettere in luce alcune tra le questioni più controverse nel dibattito sui temi del FLOSS, tentando di delineare un itinerario di ricerca che parrebbe meritevole di ulteriori momenti di riflessione da parte della dottrina e degli operatori istituzionali. Un adeguato inquadramento giuridico del fenomeno, nelle sue complesse ed eterogenee espressioni, parrebbe necessario per poter concretamente verificare come il software open source sia in grado di calarsi nel contesto socio-economico in cui operano le imprese hi-tech italiane alla luce delle loro ridotte dimensioni e della loro prevalente collocazione su mercati locali (soprattutto in una prospettiva di valorizzazione della competitività).
Software open source e network tra imprese hi-tech: la complessità giuridica di un modello di business. Spunti per un itinerario di ricerca
2009
Abstract
Lo sviluppo di software con codice sorgente aperto rappresenta una delle questioni più significative e discusse nel mondo delle tecnologie dell'informazione. É noto come l'open source, benché culturalmente trovi origine negli anni Ottanta, solo da un decennio sia venuto alla ribalta come fenomeno economico che, nel raggiungere ormai utenti di tutti i livelli, pare in grado di rivoluzionare il modo di fare software, tanto da costituire un settore di mercato in espansione e di futura importanza strategica. Lo studio del FLOSS, dopo le prime riflessioni in termini di free software, assume rinnovato interesse quale modello di business di cui non sarebbero stati ancora pienamente verificati i margini di sfruttamento da parte delle imprese - anche e soprattutto nel rapporto con le Pubbliche Amministrazioni - così come la più generale incidenza sull'organizzazione e la gestione delle medesime. Ma, ove si intenda approfondire il ruolo delle tecnologie open nel mercato, non può non considerarsene la natura interamente giuridica. Non vi è distinzione, sul piano tecnico, tra software open source e software proprietario: ciò che li distingue sono la metodologia di sviluppo (collaborativa e aperta per il primo, gerarchica e chiusa per il secondo; Bazhar vs Cathedral) e le modalità di distribuzione del codice, attività, queste ultime, che si pongono come intrinsecamente giuridiche, attenendo all'esercizio dei diritti sul codice sorgente. Emerge con chiarezza la proficuità di un'analisi del problema che adotti una prospettiva di ricerca - quella del giurista - spesso sottovalutata con gravi ripercussioni sulla percezione, da parte di privati e soggetti pubblici, dell'affidabilità e della remuneratività dell'open source. Le pagine che seguono intendono limitarsi a mettere in luce alcune tra le questioni più controverse nel dibattito sui temi del FLOSS, tentando di delineare un itinerario di ricerca che parrebbe meritevole di ulteriori momenti di riflessione da parte della dottrina e degli operatori istituzionali. Un adeguato inquadramento giuridico del fenomeno, nelle sue complesse ed eterogenee espressioni, parrebbe necessario per poter concretamente verificare come il software open source sia in grado di calarsi nel contesto socio-economico in cui operano le imprese hi-tech italiane alla luce delle loro ridotte dimensioni e della loro prevalente collocazione su mercati locali (soprattutto in una prospettiva di valorizzazione della competitività).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.