Abstract Nel presente studio a partire dalla rilettura del saggio dell'Architetto pugliese Vincenzo Ruffo «Sull'abbellimento di cui è capace la città di Napoli», pubblicato nel 1789, si intende far emergere la visione dell'autore estremamente moderna di ristrutturazione urbanistica di città. Molti dei progetti recenti di governance urbana basati sul benessere e la sostenibilità ricalcano l'idea settecentesca di città che si apre verso il suo territorio. Oggi come nel passato, gli scenari che rappresentano l'utopia di una città ideale sono strettamente correlati al concetto di innovazione dello spazio urbano. A partire da questi concetti, nel presente lavoro si sviluppa il tema di una smart city intesa come "ottimo luogo" per vivere così come si può desiderare dalla latinizzazione "utopia" dal greco eù-topos. Lo scritto del Ruffo, concepito secondo i principi dell'illuminismo, sebbene appaia alquanto utopistico, inquadra i problemi della capitale in una visione moderna ed olistica considerando l'anno in cui fu redatto. In molti progetti attuali di Smart City si legge la volontà di cambiare radicalmente il concetto di città, restituendo ai cittadini una migliore qualità della vita, progettando un luogo a misura d'uomo dove oltre ai servizi tecnologici e digitali, si restituisca un ambiente più pulito dove vivere, respirare bene e muoversi liberamente. Già nel Settecento Ruffo anticipava questi fondamentali concetti scrivendo: "[...] In fatti una delle cause distruttrici delle popolazioni delle grandi Città è l'aria poco buona che si respira [...]". Ancora da precursore l'architetto immaginava una città dove la circolazione non fosse ostacolata da percorsi tortuosi e strade strette, un luogo dove vi fossero un gran numero di piazza passeggi e giardini. Egli non pensa puramente al ridisegno urbanistico della città (che demanda ad un uomo di gusto), ma sistemati gli ingressi della città procede nel progetto prevedendo successivi poli. In maniera moderna l'autore delinea un piano di interventi seguendo una logica strettamente correlata a fattori sociali, politici ed economici. L'intervento da lui proposto mirava in sintesi a dotare la città: di ingressi, strade, piazze, edifici e aree verdi, per colmare le carenze di un ambiente urbano dove per secoli si era unicamente intervenuti con azioni settoriali. La particolare impostazione teorica del Ruffo sta nel fatto che egli sistemati gli accessi alla città, procede nel progetto prevedendo successivi poli, valutandone le conseguenze sulla viabilità. Oggi le linee con cui l'Unione Europea suddivide il concetto di Smart City sono sei: smart economy, smart people, smart governance, smart mobility, smart environment, smart living; concetti che probabilmente il Ruffo culturalmente già era pronto ad affrontare.
DALLA VISIONE SETTECENTESCA UTOPICA DELLA CITTÀ DI NAPOLI NEL SAGGIO DI VINCENZO RUFFO, AL CONCETTO DI SMART CITY
Barbara bertoli
2014
Abstract
Abstract Nel presente studio a partire dalla rilettura del saggio dell'Architetto pugliese Vincenzo Ruffo «Sull'abbellimento di cui è capace la città di Napoli», pubblicato nel 1789, si intende far emergere la visione dell'autore estremamente moderna di ristrutturazione urbanistica di città. Molti dei progetti recenti di governance urbana basati sul benessere e la sostenibilità ricalcano l'idea settecentesca di città che si apre verso il suo territorio. Oggi come nel passato, gli scenari che rappresentano l'utopia di una città ideale sono strettamente correlati al concetto di innovazione dello spazio urbano. A partire da questi concetti, nel presente lavoro si sviluppa il tema di una smart city intesa come "ottimo luogo" per vivere così come si può desiderare dalla latinizzazione "utopia" dal greco eù-topos. Lo scritto del Ruffo, concepito secondo i principi dell'illuminismo, sebbene appaia alquanto utopistico, inquadra i problemi della capitale in una visione moderna ed olistica considerando l'anno in cui fu redatto. In molti progetti attuali di Smart City si legge la volontà di cambiare radicalmente il concetto di città, restituendo ai cittadini una migliore qualità della vita, progettando un luogo a misura d'uomo dove oltre ai servizi tecnologici e digitali, si restituisca un ambiente più pulito dove vivere, respirare bene e muoversi liberamente. Già nel Settecento Ruffo anticipava questi fondamentali concetti scrivendo: "[...] In fatti una delle cause distruttrici delle popolazioni delle grandi Città è l'aria poco buona che si respira [...]". Ancora da precursore l'architetto immaginava una città dove la circolazione non fosse ostacolata da percorsi tortuosi e strade strette, un luogo dove vi fossero un gran numero di piazza passeggi e giardini. Egli non pensa puramente al ridisegno urbanistico della città (che demanda ad un uomo di gusto), ma sistemati gli ingressi della città procede nel progetto prevedendo successivi poli. In maniera moderna l'autore delinea un piano di interventi seguendo una logica strettamente correlata a fattori sociali, politici ed economici. L'intervento da lui proposto mirava in sintesi a dotare la città: di ingressi, strade, piazze, edifici e aree verdi, per colmare le carenze di un ambiente urbano dove per secoli si era unicamente intervenuti con azioni settoriali. La particolare impostazione teorica del Ruffo sta nel fatto che egli sistemati gli accessi alla città, procede nel progetto prevedendo successivi poli, valutandone le conseguenze sulla viabilità. Oggi le linee con cui l'Unione Europea suddivide il concetto di Smart City sono sei: smart economy, smart people, smart governance, smart mobility, smart environment, smart living; concetti che probabilmente il Ruffo culturalmente già era pronto ad affrontare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.