La politica economica dei governi borbonici tra gli anni '20 e i '40 del XIX secolo è concordemente reputata protezionistica, ed è sul metro di un ideale modello protezionistico che la maggior parte degli studi dedicati al tema e al periodo ne misura l'inadeguatezza ai fini dello sviluppo industriale del Mezzogiorno. Ad esempio, tra gli "errori" imputati ai Borbone figura una tariffa doganale incongruente laddove prevedeva dazi elevati sull'importazione di materie prime utili all'industria interna. L'articolo, sulla base di un'ampia documentazione inedita, ricostruisce i processi decisionali e le logiche sottese alla svolta protezionista del 1823-24 (con particolare riguardo a fibre tessili, pelli e materie tintorie), dimostra l'esistenza di una specifica politica delle materie prime, e ne misura gli effetti sui settori interessati. Dall'analisi emerge un complesso di provvedimenti certamente atipico rispetto al classico modello protezionistico, ma non per questo incongruente né inefficace rispetto agli obiettivi dati, che, nel '23, non consistevano nella promozione della industrializzazione tout court ma nel superamento della drammatica crisi produttiva e commerciale della Restaurazione, che il governo intese conseguire contemperando promozione agricola e salvaguardia delle attività industriali.
Un protezionismo atipico? La politica delle materie prime nel Mezzogiorno della Restaurazione
Daniela Ciccolella;Walter Palmieri
2014
Abstract
La politica economica dei governi borbonici tra gli anni '20 e i '40 del XIX secolo è concordemente reputata protezionistica, ed è sul metro di un ideale modello protezionistico che la maggior parte degli studi dedicati al tema e al periodo ne misura l'inadeguatezza ai fini dello sviluppo industriale del Mezzogiorno. Ad esempio, tra gli "errori" imputati ai Borbone figura una tariffa doganale incongruente laddove prevedeva dazi elevati sull'importazione di materie prime utili all'industria interna. L'articolo, sulla base di un'ampia documentazione inedita, ricostruisce i processi decisionali e le logiche sottese alla svolta protezionista del 1823-24 (con particolare riguardo a fibre tessili, pelli e materie tintorie), dimostra l'esistenza di una specifica politica delle materie prime, e ne misura gli effetti sui settori interessati. Dall'analisi emerge un complesso di provvedimenti certamente atipico rispetto al classico modello protezionistico, ma non per questo incongruente né inefficace rispetto agli obiettivi dati, che, nel '23, non consistevano nella promozione della industrializzazione tout court ma nel superamento della drammatica crisi produttiva e commerciale della Restaurazione, che il governo intese conseguire contemperando promozione agricola e salvaguardia delle attività industriali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.