Il nazismo è stato sconfitto nel 1945, il comunismo nel 1989. Da allora il ritorno della minaccia totalitaria è stato considerato non più ipotizzabile per il prossimo futuro. Tuttavia, proprio perché "aperta", proprio perché plurale, la democrazia continua a sentirsi in pericolo, minacciata sia dall'interno che dall'esterno. Da un lato si discute di derive populiste e crisi della rappresentanza. Dall'altro, mentre ancora si fanno i conti con il terrorismo islamico, si prospetta l'assedio della crisi economica. L'Europa è atterrita dalla stagnazione, dal blocco degli ascensori sociali, dal crollo dei consumi, dalla disoccupazione, dall'incertezza della prospettiva. E come sempre accade quando la democrazia avverte la sua fragilità, il pensiero corre agli anni di Weimar, gli anni della crisi irreversibile. Quali foschi visioni fecero calare sul mondo le ombre del Terzo Reich? Per trovare una risposta a questa domanda non si può che entrare nello spirito del tempo. Testo fondamentale è il Tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, pubblicato tra il 1918 e il 1923. In Germania, a contendersi l'egemonia politica ci sono i nazional-socialisti e i comunisti. Sia gli uni che gli altri condividono l'avversione al capitalismo, ma entrambi i partiti minacciano stermini di massa nel campo avverso, terrorizzando la borghesia appena uscita dall'incanto della Belle Époque. È Il momento ideale per l'entrata in scena dei profeti dell'Apocalisse. Spengler usa infatti l'argomento catastrofico come pretesto per piegare ogni residua resistenza e per invocare l'intervento di uomini di statura "cesarea". E, mentre dall'Italia, Benedetto Croce bolla il Tramonto come una degradazione della filosofia, altri autori, come Ernst Jünger, rimangono folgorati dal carisma dell'opera. Sotto la spinta di tali folgorazioni un nuovo mondo si approssima a sorgere. Un mondo che autori come Thomas Mann descriveranno come "vecchio e nuovo" al contempo, "rivoluzionario e reazionario". Un mondo in cui i valori connessi con l'idea dell'individuo risultavano "strappati alla pallida teoria" e riferiti "all'istanza superiore della violenza, dell'autorità, della dittatura".

A Weimar tra profeti dell'Apocalisse e apostoli di una nuova era

DANIELE DEMARCO
2013-01-01

Abstract

Il nazismo è stato sconfitto nel 1945, il comunismo nel 1989. Da allora il ritorno della minaccia totalitaria è stato considerato non più ipotizzabile per il prossimo futuro. Tuttavia, proprio perché "aperta", proprio perché plurale, la democrazia continua a sentirsi in pericolo, minacciata sia dall'interno che dall'esterno. Da un lato si discute di derive populiste e crisi della rappresentanza. Dall'altro, mentre ancora si fanno i conti con il terrorismo islamico, si prospetta l'assedio della crisi economica. L'Europa è atterrita dalla stagnazione, dal blocco degli ascensori sociali, dal crollo dei consumi, dalla disoccupazione, dall'incertezza della prospettiva. E come sempre accade quando la democrazia avverte la sua fragilità, il pensiero corre agli anni di Weimar, gli anni della crisi irreversibile. Quali foschi visioni fecero calare sul mondo le ombre del Terzo Reich? Per trovare una risposta a questa domanda non si può che entrare nello spirito del tempo. Testo fondamentale è il Tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler, pubblicato tra il 1918 e il 1923. In Germania, a contendersi l'egemonia politica ci sono i nazional-socialisti e i comunisti. Sia gli uni che gli altri condividono l'avversione al capitalismo, ma entrambi i partiti minacciano stermini di massa nel campo avverso, terrorizzando la borghesia appena uscita dall'incanto della Belle Époque. È Il momento ideale per l'entrata in scena dei profeti dell'Apocalisse. Spengler usa infatti l'argomento catastrofico come pretesto per piegare ogni residua resistenza e per invocare l'intervento di uomini di statura "cesarea". E, mentre dall'Italia, Benedetto Croce bolla il Tramonto come una degradazione della filosofia, altri autori, come Ernst Jünger, rimangono folgorati dal carisma dell'opera. Sotto la spinta di tali folgorazioni un nuovo mondo si approssima a sorgere. Un mondo che autori come Thomas Mann descriveranno come "vecchio e nuovo" al contempo, "rivoluzionario e reazionario". Un mondo in cui i valori connessi con l'idea dell'individuo risultavano "strappati alla pallida teoria" e riferiti "all'istanza superiore della violenza, dell'autorità, della dittatura".
2013
Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo - IRISS
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
Repubblica di Weimar
Democrazia
Totalitarismo
Rivoluzione conservatrice
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/263822
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact