Le vie di navigazione, come oggi la rete delle connessioni telematiche, sono state tra i primi, potenti ma anche rischiosi, acceleratori dei mutamenti della storia. Studiarne il peso nella formazione delle città e degli Stati è perciò un andare indietro nel tempo ma anche un proiettarsi nel futuro. Se si eccettua il precedente della civiltà minoica, la prima talassocrazia nella storia del Mediterraneo, Atene è stata la prima città-Stato a imporre il predominio della propria flotta. Nell'ambito del dibattito del V secolo a.C. aperto, in Grecia, sulla talassocrazia, Platone considerava la prossimità del mare necessaria allo sviluppo della pólis, ma anche come una condizione di "apertura" ai fattori di dissoluzione delle leggi. Per questo motivo esortava a costruire la città ideale a una certa "distanza di sicurezza" dalla costa. Per Cicerone, le sventure della Grecia erano dovute alla prossimità della costa alle sue póleis. Orazio associava l'audacia del marinaio a quella di Prometeo, inventore del fuoco e, cioè, della "tecnica", del fattore di presa dell'uomo sulla natura. In effetti navigare per mare ha molto a che vedere col progresso della tecno-scienza. Navigare per mare è fare la storia (intesa, per l'appunto, come "progresso"). È un inseguire un orizzonte che tende a sfuggire nella continua speranza di conseguire la meta. È un continuo abbattimento di barriere che prelude al rinnovamento di sé stessi e del mondo. Ogni volta che nuovi mari fanno il loro ingresso nell'orizzonte della coscienza umana, allora mutano, come osservava Carl Schmitt, "anche gli spazi dell'esistenza storica. Nascono allora nuovi parametri e nuove dimensioni dell'attività storico-politica, nuove scienze, nuovi ordinamenti, una nuova vita di popoli nuovi o rinati". Qual è, però, l'effetto di queste trasformazioni sul limitato ambito delle nostre routine: la città, lo spazio che occupiamo, i luoghi che abitiamo e in cui cresciamo? È questa la domanda con cui cerca di confrontarsi il discorso sviluppato nell'articolo.
Il mare, la città, lo Stato
DEMARCO DANIELE
2012
Abstract
Le vie di navigazione, come oggi la rete delle connessioni telematiche, sono state tra i primi, potenti ma anche rischiosi, acceleratori dei mutamenti della storia. Studiarne il peso nella formazione delle città e degli Stati è perciò un andare indietro nel tempo ma anche un proiettarsi nel futuro. Se si eccettua il precedente della civiltà minoica, la prima talassocrazia nella storia del Mediterraneo, Atene è stata la prima città-Stato a imporre il predominio della propria flotta. Nell'ambito del dibattito del V secolo a.C. aperto, in Grecia, sulla talassocrazia, Platone considerava la prossimità del mare necessaria allo sviluppo della pólis, ma anche come una condizione di "apertura" ai fattori di dissoluzione delle leggi. Per questo motivo esortava a costruire la città ideale a una certa "distanza di sicurezza" dalla costa. Per Cicerone, le sventure della Grecia erano dovute alla prossimità della costa alle sue póleis. Orazio associava l'audacia del marinaio a quella di Prometeo, inventore del fuoco e, cioè, della "tecnica", del fattore di presa dell'uomo sulla natura. In effetti navigare per mare ha molto a che vedere col progresso della tecno-scienza. Navigare per mare è fare la storia (intesa, per l'appunto, come "progresso"). È un inseguire un orizzonte che tende a sfuggire nella continua speranza di conseguire la meta. È un continuo abbattimento di barriere che prelude al rinnovamento di sé stessi e del mondo. Ogni volta che nuovi mari fanno il loro ingresso nell'orizzonte della coscienza umana, allora mutano, come osservava Carl Schmitt, "anche gli spazi dell'esistenza storica. Nascono allora nuovi parametri e nuove dimensioni dell'attività storico-politica, nuove scienze, nuovi ordinamenti, una nuova vita di popoli nuovi o rinati". Qual è, però, l'effetto di queste trasformazioni sul limitato ambito delle nostre routine: la città, lo spazio che occupiamo, i luoghi che abitiamo e in cui cresciamo? È questa la domanda con cui cerca di confrontarsi il discorso sviluppato nell'articolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.