Il suolo è un corpo naturale polidimensionale, variabile nello spazio e neltempo, caratterizzato da un'organizzazione e da una morfologia, quest'ultimageneralmente definita da orizzonti o strati pressoché paralleli alla superficie,derivanti dalla trasformazione e dall'evoluzione di sostanze minerali eorganiche (parent materials), sotto la spinta di diversi fattori (clima,topografia e natura del materiale d'origine) e processi pedogenetici(Buondonno e Coppola, 2008).Il principale interesse attribuito dalla società umana al suolo è centrato sulconcetto di mezzo di sostegno per lo sviluppo vegetale (Soil Survey Staff,1999), e, in questa ottica, negli ultimi decenni, sono aumentati sempre più glistudi di valutazione dell'idoneità di un suolo alla produzione (Costantini,2006; Cremaschi e Rodolfi, 1991; Dent e Young, 1981; FAO, 1976, 1983,1984, 1985, 1991, 2007), al fine di ottimizzare ed incrementare laproduttività vegetale. Tale idoneità è influenzata da fattori (Beare, 2006):(i) estrinseci, quali il clima;(ii) intrinseci, "inherent soil quality", definiti dalle proprietàmineralogiche, fisiche, chimiche, fisico-chimiche, biochimiche emicrobiologiche del suolo risultanti dalla pedogenesi;(iii) dinamici, "dynamic soil quality", cioè proprietà del suolo checambiano in risposta all'uso e alla gestione antropica (Carter etal.,1997).La diversa interazione tra questi fattori determina l'attitudine di un'area aduno specifico uso agricolo del suolo e, successivamente, indirizza la sceltadella specie da coltivare. Infatti, è proprio il complesso insieme di proprietà eprocessi fisici, chimici e biologici che avvengono nel suolo che influenza ladisponibilità di elementi nutritivi per i vegetali e, quindi, la fertilità chimica(Havlin, 2005).Ne consegue che lo studio e la valutazione delle potenzialità ed attitudini delsuolo e della sua fertilità intrinseca, sia stricto sensu, sia in termini divariabilità spaziale, rappresentano un requisito essenziale affinché unsistema di gestione del territorio risulti sostenibile.La variabilità spaziale dei suoli è comunemente studiata e valutata facendoricorso a due differenti modelli, quello "continuo" e quello "discreto"(Webster, 2006).Il primo modello considera il suolo come una suite di variabili continue,ovvero le proprietà del suolo stesso, descrivendone la continuità in termini didipendenza spaziale. Tale modello, essendo sostanzialmente basatosull'interpolazione di dati pedologici puntuali, necessita di un gran numerodi osservazioni e, per questo, è frequentemente utilizzato per indagini didettaglio e, quindi, a grande scala (es., Leone et al., 2014).Per contro, il modello "discreto" o "convenzionale" si basa sulla suddivisionedel territorio d'interesse in ambiti geografici, o Unità di Paesaggio, omogeneidal punto di vista dei fattori che presiedono alla formazione del suolo,costituiti da individui o pedon simili che determinano una limitatavariabilità interna. Il campionamento pedologico all'interno di ciascunaUnità di Paesaggio è condotto in maniera soggettiva, in corrispondenza dipunti valutati come rappresentativi. Pertanto, al passaggio tra due tipologiedifferenti di Unità di Paesaggio, la variabilità pedologica muta in manieraimprovvisa - abrupta. Il modello discreto è normalmente utilizzato perindagini a livello comprensoriale o regionale, a media e a piccola scala.Ne consegue che lo studio cartografico delle Unità di Paesaggio,congiuntamente alle conoscenze strettamente pedologiche, costituisce unelemento essenziale per la realizzazione di Carte dei Suoli, sia conoscitiveche applicative.Nell'ambito del progetto DERFRAM, lo studio condotto da Aucelli et al.(2014), ha permesso di esaminare e cartografare i paesaggi del comprensoriodel Basso Volturno, in base al substrato geo-litologico e alla fisiografia, che,in quest'area relativamente omogenea dal punto di vista climatico,rappresentano, subordinatamente al tempo, i due principali fattori diformazione del suolo.In attesa di uno studio pedologico sistematico per la realizzazione di unaCarta dei Suoli di tale area, è stata realizzata una descrizione delle tipologiedei suoli dominanti nelle varie Unità di Paesaggio delle aree frutticole, sullabase di informazioni già disponibili in letteratura - con particolareriferimento ai Sistemi di Terre della Campania (Risorsa srl, 2002) - oltre chea dati e conoscenze dirette degli autori del presente articolo.I pedotipi dominanti sono stati classificati in accordo con il World ReferenceBase (WRB) della FAO (IUSS Working Group WRB, 2007).

I suoli dei paesaggi frutticoli del Basso Volturno

Grilli E;Leone N;Leone AP;
2014

Abstract

Il suolo è un corpo naturale polidimensionale, variabile nello spazio e neltempo, caratterizzato da un'organizzazione e da una morfologia, quest'ultimageneralmente definita da orizzonti o strati pressoché paralleli alla superficie,derivanti dalla trasformazione e dall'evoluzione di sostanze minerali eorganiche (parent materials), sotto la spinta di diversi fattori (clima,topografia e natura del materiale d'origine) e processi pedogenetici(Buondonno e Coppola, 2008).Il principale interesse attribuito dalla società umana al suolo è centrato sulconcetto di mezzo di sostegno per lo sviluppo vegetale (Soil Survey Staff,1999), e, in questa ottica, negli ultimi decenni, sono aumentati sempre più glistudi di valutazione dell'idoneità di un suolo alla produzione (Costantini,2006; Cremaschi e Rodolfi, 1991; Dent e Young, 1981; FAO, 1976, 1983,1984, 1985, 1991, 2007), al fine di ottimizzare ed incrementare laproduttività vegetale. Tale idoneità è influenzata da fattori (Beare, 2006):(i) estrinseci, quali il clima;(ii) intrinseci, "inherent soil quality", definiti dalle proprietàmineralogiche, fisiche, chimiche, fisico-chimiche, biochimiche emicrobiologiche del suolo risultanti dalla pedogenesi;(iii) dinamici, "dynamic soil quality", cioè proprietà del suolo checambiano in risposta all'uso e alla gestione antropica (Carter etal.,1997).La diversa interazione tra questi fattori determina l'attitudine di un'area aduno specifico uso agricolo del suolo e, successivamente, indirizza la sceltadella specie da coltivare. Infatti, è proprio il complesso insieme di proprietà eprocessi fisici, chimici e biologici che avvengono nel suolo che influenza ladisponibilità di elementi nutritivi per i vegetali e, quindi, la fertilità chimica(Havlin, 2005).Ne consegue che lo studio e la valutazione delle potenzialità ed attitudini delsuolo e della sua fertilità intrinseca, sia stricto sensu, sia in termini divariabilità spaziale, rappresentano un requisito essenziale affinché unsistema di gestione del territorio risulti sostenibile.La variabilità spaziale dei suoli è comunemente studiata e valutata facendoricorso a due differenti modelli, quello "continuo" e quello "discreto"(Webster, 2006).Il primo modello considera il suolo come una suite di variabili continue,ovvero le proprietà del suolo stesso, descrivendone la continuità in termini didipendenza spaziale. Tale modello, essendo sostanzialmente basatosull'interpolazione di dati pedologici puntuali, necessita di un gran numerodi osservazioni e, per questo, è frequentemente utilizzato per indagini didettaglio e, quindi, a grande scala (es., Leone et al., 2014).Per contro, il modello "discreto" o "convenzionale" si basa sulla suddivisionedel territorio d'interesse in ambiti geografici, o Unità di Paesaggio, omogeneidal punto di vista dei fattori che presiedono alla formazione del suolo,costituiti da individui o pedon simili che determinano una limitatavariabilità interna. Il campionamento pedologico all'interno di ciascunaUnità di Paesaggio è condotto in maniera soggettiva, in corrispondenza dipunti valutati come rappresentativi. Pertanto, al passaggio tra due tipologiedifferenti di Unità di Paesaggio, la variabilità pedologica muta in manieraimprovvisa - abrupta. Il modello discreto è normalmente utilizzato perindagini a livello comprensoriale o regionale, a media e a piccola scala.Ne consegue che lo studio cartografico delle Unità di Paesaggio,congiuntamente alle conoscenze strettamente pedologiche, costituisce unelemento essenziale per la realizzazione di Carte dei Suoli, sia conoscitiveche applicative.Nell'ambito del progetto DERFRAM, lo studio condotto da Aucelli et al.(2014), ha permesso di esaminare e cartografare i paesaggi del comprensoriodel Basso Volturno, in base al substrato geo-litologico e alla fisiografia, che,in quest'area relativamente omogenea dal punto di vista climatico,rappresentano, subordinatamente al tempo, i due principali fattori diformazione del suolo.In attesa di uno studio pedologico sistematico per la realizzazione di unaCarta dei Suoli di tale area, è stata realizzata una descrizione delle tipologiedei suoli dominanti nelle varie Unità di Paesaggio delle aree frutticole, sullabase di informazioni già disponibili in letteratura - con particolareriferimento ai Sistemi di Terre della Campania (Risorsa srl, 2002) - oltre chea dati e conoscenze dirette degli autori del presente articolo.I pedotipi dominanti sono stati classificati in accordo con il World ReferenceBase (WRB) della FAO (IUSS Working Group WRB, 2007).
2014
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo - ISAFOM
978-88-909991-0-9
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Descrizione: I suoli dei paesaggi frutticoli del Basso Volturno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/266380
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