La caratterizzazione chimico-fisica e strutturale di manufatti ceramici da scavo archeologico fornisce utili informazioni sui fenomeni di alterazione e/o degrado, necessarie ed indispensabili per la progettazione di qualsiasi intervento di restauro conservativo. Lo studio del degrado di manufatti ceramici di epoca greca, romana e medioevale provenienti da scavi archeologici dell'Italia insulare è stato condotto mediante l'uso d diverse tecniche analitiche si superficie e di bulk, quali spettroscopia di fotoemissione da raggi X (XPS), microscopia elettronica SEM-EDS, microscopia ottica, diffrazione di raggi X (XRD) ed analisi termica differenziale e termogravimetrica (DTA-TG). La maggior parte delle spesse incrostazioni di natura organica, depositatesi sulla superficie dei frammenti ceramici per interazione con il terreno del sito archeologico, risulta essere di origine calcarea e contenere minore quantità di silicati, solfati e fosfati di Ca, Fe, Na, K, Al e Ti. Sulla base della composizione chimica e della struttura delle incrostazioni, è stata messa a punto una procedura di pulizia chimica in grado di agire selettivamente sul materiale da rimuovere senza alterare lo strato sottostante della superficie (vetrina). I risultati della caratterizzazione microchimica e microstrutturale hanno dimostrato l'efficacia dell'applicazione di resine a scambio ionico in opportune condizioni sperimentali controllate. La novità della procedura risiede nel mantenimento di un'atmosfera costantemente umida (umidità relativa = 100%) e di una temperatura costante (t = 30°C). Il tempo di contatto ottimale è risultato essere un giorno e il protocollo sperimentale risulta così semplice e sicuro che può essere facilmente ed efficacemente trasferito ad un qualsiasi laboratorio di restauro di ceramiche senza la necessità di ricorrere a materiali costosi e/o a strumentazioni sofisticate.

Il degrado di manufatti ceramici archeologici:sistemi diagnostici e metodologie di intervento

M P Casaletto;G M Ingo;T de Caro;C Riccucci
2007

Abstract

La caratterizzazione chimico-fisica e strutturale di manufatti ceramici da scavo archeologico fornisce utili informazioni sui fenomeni di alterazione e/o degrado, necessarie ed indispensabili per la progettazione di qualsiasi intervento di restauro conservativo. Lo studio del degrado di manufatti ceramici di epoca greca, romana e medioevale provenienti da scavi archeologici dell'Italia insulare è stato condotto mediante l'uso d diverse tecniche analitiche si superficie e di bulk, quali spettroscopia di fotoemissione da raggi X (XPS), microscopia elettronica SEM-EDS, microscopia ottica, diffrazione di raggi X (XRD) ed analisi termica differenziale e termogravimetrica (DTA-TG). La maggior parte delle spesse incrostazioni di natura organica, depositatesi sulla superficie dei frammenti ceramici per interazione con il terreno del sito archeologico, risulta essere di origine calcarea e contenere minore quantità di silicati, solfati e fosfati di Ca, Fe, Na, K, Al e Ti. Sulla base della composizione chimica e della struttura delle incrostazioni, è stata messa a punto una procedura di pulizia chimica in grado di agire selettivamente sul materiale da rimuovere senza alterare lo strato sottostante della superficie (vetrina). I risultati della caratterizzazione microchimica e microstrutturale hanno dimostrato l'efficacia dell'applicazione di resine a scambio ionico in opportune condizioni sperimentali controllate. La novità della procedura risiede nel mantenimento di un'atmosfera costantemente umida (umidità relativa = 100%) e di una temperatura costante (t = 30°C). Il tempo di contatto ottimale è risultato essere un giorno e il protocollo sperimentale risulta così semplice e sicuro che può essere facilmente ed efficacemente trasferito ad un qualsiasi laboratorio di restauro di ceramiche senza la necessità di ricorrere a materiali costosi e/o a strumentazioni sofisticate.
2007
Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati - ISMN
88-88803-29-7
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