The paper gives due importance to the problem of celestial matter: usually this question don't receive much attention, but in it firmly intertwine metaphysics, cosmology and theology. Through a rigorous linguistic analysis, is reconstructed the way from Aristotle's notion of 'matter' leads to the medieval 'matter caeli'. Aristotle establishes the difference between celestial and sublunary region, but leaves open a central question: can we use the same concept of matter for all kinds of sensitive substances, both the corruptible things and the eternal ones? The ancient commentators give different answers, suggesting a wide range of solutions. Among these, Philoponus suggests the conception of matter as unconditional and indefinite extension of the body (the 'three-dimensional'): in that way, is exceeded every ontological difference between sublunary and celestial world, both work of God. In the Middle Ages the celestial matter is subject of debate for 'theologians' and 'naturales', as well as Arab philosophers and Jewish thinkers: the Buridan's comment to 'De caelo' offers us a privileged point of view to understand and evaluate their theses.

Il contributo restituisce la dovuta importanza a un problema, quello della materia celeste, al quale solitamente non si presta grande attenzione ma nel quale si intrecciano saldamente tra di loro metafisica, cosmologia e teologia. Attraverso una rigorosa analisi linguistica, viene ricostruito il percorso che dalla nozione aristotelica di 'materia' conduce alla 'materia caeli' dei medioevali. Già Aristotele, posta la differenza fra regione sublunare e regione celeste, si chiede se la nozione di materia si applichi in maniera omogenea a tutti i generi di sostanze sensibili, sia quelle corruttibili che quelle eterne. Egli lascia aperta la questione, segno che non è possibile racchiudere la nozione materia in unica definizione. I commentatori antichi danno risposte diverse, che prospettano un ampio ventaglio di soluzioni. Fra queste ha un rilievo particolare la concezione della materia come estensione corporea incondizionata e indefinita (il 'tridimensionale'), elaborata da Filopono; con essa, viene superata ogni differenza ontologica fra mondo sublunare e sopralunare, entrambi opera della potenza creatrice di Dio. Nel medioevo la materia celeste è oggetto di dibattito per 'theologi' e 'naturales', come anche per filosofi arabi e pensatori ebrei: il commento di Buridano al 'De caelo' ci offre un punto di vista privilegiato per comprendere e valutare le loro tesi.

«Utrum caelum habeat materiam». La questione della materia celeste nel pensiero antico e medievale

Luca Simeoni
2011

Abstract

The paper gives due importance to the problem of celestial matter: usually this question don't receive much attention, but in it firmly intertwine metaphysics, cosmology and theology. Through a rigorous linguistic analysis, is reconstructed the way from Aristotle's notion of 'matter' leads to the medieval 'matter caeli'. Aristotle establishes the difference between celestial and sublunary region, but leaves open a central question: can we use the same concept of matter for all kinds of sensitive substances, both the corruptible things and the eternal ones? The ancient commentators give different answers, suggesting a wide range of solutions. Among these, Philoponus suggests the conception of matter as unconditional and indefinite extension of the body (the 'three-dimensional'): in that way, is exceeded every ontological difference between sublunary and celestial world, both work of God. In the Middle Ages the celestial matter is subject of debate for 'theologians' and 'naturales', as well as Arab philosophers and Jewish thinkers: the Buridan's comment to 'De caelo' offers us a privileged point of view to understand and evaluate their theses.
2011
Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee - ILIESI
978 88 222 6072 7
Il contributo restituisce la dovuta importanza a un problema, quello della materia celeste, al quale solitamente non si presta grande attenzione ma nel quale si intrecciano saldamente tra di loro metafisica, cosmologia e teologia. Attraverso una rigorosa analisi linguistica, viene ricostruito il percorso che dalla nozione aristotelica di 'materia' conduce alla 'materia caeli' dei medioevali. Già Aristotele, posta la differenza fra regione sublunare e regione celeste, si chiede se la nozione di materia si applichi in maniera omogenea a tutti i generi di sostanze sensibili, sia quelle corruttibili che quelle eterne. Egli lascia aperta la questione, segno che non è possibile racchiudere la nozione materia in unica definizione. I commentatori antichi danno risposte diverse, che prospettano un ampio ventaglio di soluzioni. Fra queste ha un rilievo particolare la concezione della materia come estensione corporea incondizionata e indefinita (il 'tridimensionale'), elaborata da Filopono; con essa, viene superata ogni differenza ontologica fra mondo sublunare e sopralunare, entrambi opera della potenza creatrice di Dio. Nel medioevo la materia celeste è oggetto di dibattito per 'theologi' e 'naturales', come anche per filosofi arabi e pensatori ebrei: il commento di Buridano al 'De caelo' ci offre un punto di vista privilegiato per comprendere e valutare le loro tesi.
Aristotele
commentatori di Aristotele
materia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/281025
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