L'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua minerale. Ogni anno ne entrano nelle nostre case 12 miliardi di litri, vale a dire circa 200 litri pro capite. E un italiano su due beve esclusivamente acqua imbottigliata. Sempre uno su due la considera più pura dell'acqua del rubinetto, uno su tre la reputa migliore al gusto, uno su sei dice che è «meno dura». Ma davvero sappiamo che cosa beviamo? E le acque minerali sono migliori dell'acqua distribuita dalla rete idrica? Come se ne valuta la qualità? Il contenuto minerale delle acque naturali dipende essenzialmente dalla loro origine idrogeologica; durante il percorso sotterraneo, infatti, le acque si arricchiscono delle componenti minerali proprie delle rocce e delle strutture geologiche che attraversano. In genere le acque minerali naturali vengono classificate in base a parametri chimico-fisici. La classificazione chimica si basa, tradizionalmente, sulla concentrazione e sulla natura dei composti minerali in esse contenuti: le più conosciute sono quelle sulfuree (H2S/HS-), solfatiche (SO4 2-), carboniche/ bicarbonatiche (CO2/HCO3 -), clorurate o salse (Cl-), bromiche (Br-) e iodiche (I). Le acque minerali propriamente dette hanno una concentrazione minerale superiore a 1 grammo al litro (calcolata sul residuo secco) mentre quelle oligominerali hanno una concentrazione non superiore a 200 milligrammi al litro. In relazione al proprio chimismo, le acque minerali possono avere indicazioni terapeutiche, come alcune acque oligominerali che aumentano la diuresi, normalizzano il pH urinario e favoriscono l'escrezione di acido urico e ossalico, oppure come le acque bicarbonatiche e magnesiache, che agiscono a diversi livelli sull'apparato digerente. Già nel lontano 1916, la Legge n. 947 sulle acque minerali recitava: «Sono considerate minerali le acque che vengono usate per le loro proprietà terapeutiche o igieniche speciali sia per la bibita che per altri usi curativi», destinate quindi a un consumo limitato nel tempo. Attualmente le normative italiane ed europee in materia di acque minerali sono diverse dalle leggi relative alle acque potabili destinate al consumo umano.
Che acqua beviamo?
2010
Abstract
L'Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua minerale. Ogni anno ne entrano nelle nostre case 12 miliardi di litri, vale a dire circa 200 litri pro capite. E un italiano su due beve esclusivamente acqua imbottigliata. Sempre uno su due la considera più pura dell'acqua del rubinetto, uno su tre la reputa migliore al gusto, uno su sei dice che è «meno dura». Ma davvero sappiamo che cosa beviamo? E le acque minerali sono migliori dell'acqua distribuita dalla rete idrica? Come se ne valuta la qualità? Il contenuto minerale delle acque naturali dipende essenzialmente dalla loro origine idrogeologica; durante il percorso sotterraneo, infatti, le acque si arricchiscono delle componenti minerali proprie delle rocce e delle strutture geologiche che attraversano. In genere le acque minerali naturali vengono classificate in base a parametri chimico-fisici. La classificazione chimica si basa, tradizionalmente, sulla concentrazione e sulla natura dei composti minerali in esse contenuti: le più conosciute sono quelle sulfuree (H2S/HS-), solfatiche (SO4 2-), carboniche/ bicarbonatiche (CO2/HCO3 -), clorurate o salse (Cl-), bromiche (Br-) e iodiche (I). Le acque minerali propriamente dette hanno una concentrazione minerale superiore a 1 grammo al litro (calcolata sul residuo secco) mentre quelle oligominerali hanno una concentrazione non superiore a 200 milligrammi al litro. In relazione al proprio chimismo, le acque minerali possono avere indicazioni terapeutiche, come alcune acque oligominerali che aumentano la diuresi, normalizzano il pH urinario e favoriscono l'escrezione di acido urico e ossalico, oppure come le acque bicarbonatiche e magnesiache, che agiscono a diversi livelli sull'apparato digerente. Già nel lontano 1916, la Legge n. 947 sulle acque minerali recitava: «Sono considerate minerali le acque che vengono usate per le loro proprietà terapeutiche o igieniche speciali sia per la bibita che per altri usi curativi», destinate quindi a un consumo limitato nel tempo. Attualmente le normative italiane ed europee in materia di acque minerali sono diverse dalle leggi relative alle acque potabili destinate al consumo umano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.