Se dovessimo definire il 2012 dal punto di vista delle Regioni, potremmo dire - utilizzando il titolo di un film - che è stata "un'ottima annata". Tuttavia, la bontà dell'annata viene meno per il modo in cui Parlamento e Governo della Repubblica si sono mossi sul piano economico-finanziario e istituzionale. Il risultato è stato che nel 2013 l'Italia ha chiuso la procedura d'infrazione, ma è stata l'unico Paese europeo ancora in forte recessione, con un quadro interno in cui tutti gli indicatori indicavano un peggioramento della situazione sociale ed economica e un accentuarsi del divario territoriale tra le Regioni del nord e quelle del sud. Questa linea ha segnato, perciò, "un'annata contraddittoria", conclusa con un diffuso sentimento di insopportabilità verso le Istituzioni pubbliche e la politica, di cui ha fatto le spese il Governo in carica. Ai tagli delle risorse e alle accuse nei confronti delle Regioni e delle autonomie locali non corrispondeva un effettivo miglioramento della situazione economico-finanziaria generale, ma solo un abbassamento del livello di vita e una riduzione dei servizi offerti ai cittadini. Nei confronti della struttura burocratica e delle procedure della Pubblica Amministrazione statale il Governo non ha adottato misure altrettanto efficaci come quelle che sono state assunte nei confronti delle Regioni e i consuntivi dei conti pubblici territoriali mostrano con evidenza come in questo modo anche il "nuovo" Governo si sia mosso lungo la stessa linea dei suoi predecessori. Il quadro del 2012 segna con evidenza, pertanto, una serie di miglioramenti del panorama regionale, accompagnati da elementi contraddittori, dovuti non solo al perdurare della crisi, ma anche all'incapacità dell'Amministrazione statale di realizzare cambiamenti ed è questa inefficienza che poi determina un prolungamento della crisi stessa. Se si getta uno sguardo nel 2013, si può osservare che la XVII legislatura non è partita sotto buoni auspici: da una parte, si ha il perdurare della crisi con un sentimento di sfiducia dei cittadini; dall'altra, assistiamo alle evoluzioni di una classe politica sempre meno in grado di reggere il confronto con il Paese e che stancamente ripete modelli di governo inefficaci. La prospettiva per una riforma costituzionale adeguata ai tempi continua a mancare.

Avvertenza

Stelio Mangiameli
2014

Abstract

Se dovessimo definire il 2012 dal punto di vista delle Regioni, potremmo dire - utilizzando il titolo di un film - che è stata "un'ottima annata". Tuttavia, la bontà dell'annata viene meno per il modo in cui Parlamento e Governo della Repubblica si sono mossi sul piano economico-finanziario e istituzionale. Il risultato è stato che nel 2013 l'Italia ha chiuso la procedura d'infrazione, ma è stata l'unico Paese europeo ancora in forte recessione, con un quadro interno in cui tutti gli indicatori indicavano un peggioramento della situazione sociale ed economica e un accentuarsi del divario territoriale tra le Regioni del nord e quelle del sud. Questa linea ha segnato, perciò, "un'annata contraddittoria", conclusa con un diffuso sentimento di insopportabilità verso le Istituzioni pubbliche e la politica, di cui ha fatto le spese il Governo in carica. Ai tagli delle risorse e alle accuse nei confronti delle Regioni e delle autonomie locali non corrispondeva un effettivo miglioramento della situazione economico-finanziaria generale, ma solo un abbassamento del livello di vita e una riduzione dei servizi offerti ai cittadini. Nei confronti della struttura burocratica e delle procedure della Pubblica Amministrazione statale il Governo non ha adottato misure altrettanto efficaci come quelle che sono state assunte nei confronti delle Regioni e i consuntivi dei conti pubblici territoriali mostrano con evidenza come in questo modo anche il "nuovo" Governo si sia mosso lungo la stessa linea dei suoi predecessori. Il quadro del 2012 segna con evidenza, pertanto, una serie di miglioramenti del panorama regionale, accompagnati da elementi contraddittori, dovuti non solo al perdurare della crisi, ma anche all'incapacità dell'Amministrazione statale di realizzare cambiamenti ed è questa inefficienza che poi determina un prolungamento della crisi stessa. Se si getta uno sguardo nel 2013, si può osservare che la XVII legislatura non è partita sotto buoni auspici: da una parte, si ha il perdurare della crisi con un sentimento di sfiducia dei cittadini; dall'altra, assistiamo alle evoluzioni di una classe politica sempre meno in grado di reggere il confronto con il Paese e che stancamente ripete modelli di governo inefficaci. La prospettiva per una riforma costituzionale adeguata ai tempi continua a mancare.
2014
Istituto di Studi sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie - ISSIRFA
Diritto costituzionale; Diritto regionale; Regionalismo; Riforma del Titolo V; Apparato statale; Amministrazione pubblica; Crisi economico - finanziaria.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/289931
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