Questa comunicazione orale, intende portare a conoscenza, almeno una parte dei notevoli contributi degli studi condotti dal CSST (Centro di Studio sulla Storia della Tecnica) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Genova inerenti l'antica produzione del ferro in Liguria, e segnalando le numerose pubblicazioni per i necessari approfondimenti, di quel filone di ricerche su "La siderurgia ligure d'antico regime (sec XV - XIX): tecnica, insediamento, linguaggio", che fu una delle prime attività sviluppate dal Centro fin dai primi anni Settanta. La presente comunicazione vuole soprattutto evidenziare pur in breve, l'importante attività della ferriere genovesi che operavano con il metodo del basso fuoco, procedimento di riduzione diretto del minerale di ferro (in prevalenza l'ematite dell'Elba) in un fucinale in muratura scavato nel terreno, lo stesso adottato nelle ferriere catalane. Pertanto si esaminano entrambe le ferriere catalano-genovesi, tentando di coglierne gli aspetti comuni e le differenze che sostanzialmente riguardano la tromba idroeolica, una speciale soffieria che sostituirà i mantici, che pur presente nelle ferriere genovesi come ci dicono le fonti, fu adottata e migliorata dai catalani. Non mancano nel corso dell'esposizione, le motivazioni delle varie fasi di colonizzazione di questa manifattura del fuoco nell'Appennino genovese, in quanto gli impianti della manifattura preindustriale dovevano necessariamente insediarsi lungo i corsi d'acqua, energia del tempo necessaria a muovere la ruota idraulica e la vicinanza ai boschi, per la produzione sul posto del carbone di legna. Le ferriere dunque, diventeranno già dal Quattrocento, una tipologia di insediamento nell'Appennino ligure dando vita a centri abitati e che saranno noti per la produzione del ferro, come Rossiglione e Masone che agli inizi del Seicento era ritenuta una piccola capitale del ferro, e ancora Sassello e Mallare per ricordarne alcuni. Si evidenzierà la persistenza del basso fuoco alla genovese fino all'Ottocento, anche se una tecnica definita arretrata, un esempio di inerzia tecnologica, in quanto esisteva nella vicina Toscana, il metodo di riduzione indiretto o alto forno, fatto costruire a metà del Cinquecento da Cosimo, in concorrenza con la Maona genovese che fece trasformare molte ferriere a basso fuoco esistenti, e realizzato da pratici bresciani, i migliori del tempo in questa tecnica tanto da definire alla bresciana il nuovo forno. Tuttavia la persistenza della tecnica arretrata del basso fuoco delle ferriere genovesi trova diverse motivazioni; dalla organizzazione sostanzialmente commerciale della Maona (un gruppo di mercanti capitalisti genovesi costituitasi intorno al 1450) a soddisfare un mercato locale, e soprattutto migliore sistema tecnico e di investimento capace di rispondere al meglio a una domanda fluttuante, oltre ad essere radicato in un sistema sociale ed economico. In sostanza, intorno alle ferriere si creò un indotto funzionale, di poli abitativi, di controllo sulle famiglie, di relazioni, di reti di comunicazione, di strade, e di movimento di manodopera. La comunicazione prosegue nell'evidenziare le caratteristiche comuni e anche diverse delle ferriere catalano e di quelle genovesi, per concludere su queste ultime descrivendo gli ultimi tentativi per salvarle, in particolare quelli attuati nelle ferriere di Calizzano (SV) innovazioni che non valsero a nulla a salvarle. Della loro dissoluzione è responsabile il nuovo Stato per la mancanza di una politica economica industriale (si preferiva il ferro inglese danneggiando la produzione locale) nonostante l'invito espresso molto tempo prima dalla Chabrol, prefetto napoleonico a Savona dal 1806 al 1812, di creare fonderie che già nascevano in Francia; insomma adottare l'altoforno, il coke e la tecnica del puddellaggio.
Alcune note sulla pratica siderurgica del basso fuoco nelle ferriere genovesi dette anche catalane
Giovanni Ghiglione
2002
Abstract
Questa comunicazione orale, intende portare a conoscenza, almeno una parte dei notevoli contributi degli studi condotti dal CSST (Centro di Studio sulla Storia della Tecnica) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Genova inerenti l'antica produzione del ferro in Liguria, e segnalando le numerose pubblicazioni per i necessari approfondimenti, di quel filone di ricerche su "La siderurgia ligure d'antico regime (sec XV - XIX): tecnica, insediamento, linguaggio", che fu una delle prime attività sviluppate dal Centro fin dai primi anni Settanta. La presente comunicazione vuole soprattutto evidenziare pur in breve, l'importante attività della ferriere genovesi che operavano con il metodo del basso fuoco, procedimento di riduzione diretto del minerale di ferro (in prevalenza l'ematite dell'Elba) in un fucinale in muratura scavato nel terreno, lo stesso adottato nelle ferriere catalane. Pertanto si esaminano entrambe le ferriere catalano-genovesi, tentando di coglierne gli aspetti comuni e le differenze che sostanzialmente riguardano la tromba idroeolica, una speciale soffieria che sostituirà i mantici, che pur presente nelle ferriere genovesi come ci dicono le fonti, fu adottata e migliorata dai catalani. Non mancano nel corso dell'esposizione, le motivazioni delle varie fasi di colonizzazione di questa manifattura del fuoco nell'Appennino genovese, in quanto gli impianti della manifattura preindustriale dovevano necessariamente insediarsi lungo i corsi d'acqua, energia del tempo necessaria a muovere la ruota idraulica e la vicinanza ai boschi, per la produzione sul posto del carbone di legna. Le ferriere dunque, diventeranno già dal Quattrocento, una tipologia di insediamento nell'Appennino ligure dando vita a centri abitati e che saranno noti per la produzione del ferro, come Rossiglione e Masone che agli inizi del Seicento era ritenuta una piccola capitale del ferro, e ancora Sassello e Mallare per ricordarne alcuni. Si evidenzierà la persistenza del basso fuoco alla genovese fino all'Ottocento, anche se una tecnica definita arretrata, un esempio di inerzia tecnologica, in quanto esisteva nella vicina Toscana, il metodo di riduzione indiretto o alto forno, fatto costruire a metà del Cinquecento da Cosimo, in concorrenza con la Maona genovese che fece trasformare molte ferriere a basso fuoco esistenti, e realizzato da pratici bresciani, i migliori del tempo in questa tecnica tanto da definire alla bresciana il nuovo forno. Tuttavia la persistenza della tecnica arretrata del basso fuoco delle ferriere genovesi trova diverse motivazioni; dalla organizzazione sostanzialmente commerciale della Maona (un gruppo di mercanti capitalisti genovesi costituitasi intorno al 1450) a soddisfare un mercato locale, e soprattutto migliore sistema tecnico e di investimento capace di rispondere al meglio a una domanda fluttuante, oltre ad essere radicato in un sistema sociale ed economico. In sostanza, intorno alle ferriere si creò un indotto funzionale, di poli abitativi, di controllo sulle famiglie, di relazioni, di reti di comunicazione, di strade, e di movimento di manodopera. La comunicazione prosegue nell'evidenziare le caratteristiche comuni e anche diverse delle ferriere catalano e di quelle genovesi, per concludere su queste ultime descrivendo gli ultimi tentativi per salvarle, in particolare quelli attuati nelle ferriere di Calizzano (SV) innovazioni che non valsero a nulla a salvarle. Della loro dissoluzione è responsabile il nuovo Stato per la mancanza di una politica economica industriale (si preferiva il ferro inglese danneggiando la produzione locale) nonostante l'invito espresso molto tempo prima dalla Chabrol, prefetto napoleonico a Savona dal 1806 al 1812, di creare fonderie che già nascevano in Francia; insomma adottare l'altoforno, il coke e la tecnica del puddellaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


