La presente innovazione è finalizzata a gestire efficacemente interventi di bioventing passivo ottimizzando la conduzione delle operazioni di campo sulla scorta del monitoraggio di parametri rilevati in situ e/o derivanti dal stazioni meteorologiche presenti nell'area. Come noto, il bioventing passivo è la tecnica di bonifica biologica che, basandosi sulle differenze di pressione tra l'atmosfera ed il soil-gas, permette all'aria, attraverso una valvola unidirezionale montata in testa ad un pozzo, di penetrare più in profondità nel sottosuolo incentivando, così, un processo di biorimedio tramite la rivitalizzazione di microrganismi autoctoni. A differenza della classica tecnica di bioventing in cui delle soffianti iniettano aria (o altri gas) nel sottosuolo in maniera forzosa, questa tecnica punta ad utilizzare fenomeni naturalmente presenti ed egualmente efficaci, ottenendo al contempo un risparmio economico. I meccanismi base di questa tecnologia e che regolano l'entità del gradiente di pressione, vera forza motrice, sono il tasso di variazione della pressione atmosferica, la profondità della zona vadosa, la permeabilità al soil-gas e la porosità del sottosuolo [1]. Il bioventing passivo appartiene, dunque, a quelle tecnologie dotate di una forte connotazione eco-sostenibile, anche se a tutt'oggi non è ancora molto applicato. La presente innovazione, agendo sui meccanismi gestionali della pratica esecutiva dell'intervento, può determinare un significativo incremento competitivo della tecnologia e quindi della sua diffusione.
Bonifica in situ di suoli con il Bioventing passivo
Massarelli C;Uricchio VF
2014
Abstract
La presente innovazione è finalizzata a gestire efficacemente interventi di bioventing passivo ottimizzando la conduzione delle operazioni di campo sulla scorta del monitoraggio di parametri rilevati in situ e/o derivanti dal stazioni meteorologiche presenti nell'area. Come noto, il bioventing passivo è la tecnica di bonifica biologica che, basandosi sulle differenze di pressione tra l'atmosfera ed il soil-gas, permette all'aria, attraverso una valvola unidirezionale montata in testa ad un pozzo, di penetrare più in profondità nel sottosuolo incentivando, così, un processo di biorimedio tramite la rivitalizzazione di microrganismi autoctoni. A differenza della classica tecnica di bioventing in cui delle soffianti iniettano aria (o altri gas) nel sottosuolo in maniera forzosa, questa tecnica punta ad utilizzare fenomeni naturalmente presenti ed egualmente efficaci, ottenendo al contempo un risparmio economico. I meccanismi base di questa tecnologia e che regolano l'entità del gradiente di pressione, vera forza motrice, sono il tasso di variazione della pressione atmosferica, la profondità della zona vadosa, la permeabilità al soil-gas e la porosità del sottosuolo [1]. Il bioventing passivo appartiene, dunque, a quelle tecnologie dotate di una forte connotazione eco-sostenibile, anche se a tutt'oggi non è ancora molto applicato. La presente innovazione, agendo sui meccanismi gestionali della pratica esecutiva dell'intervento, può determinare un significativo incremento competitivo della tecnologia e quindi della sua diffusione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.