La fondazione, nel territorio iapigio, della colonia spartana di Taranto si realizza attraverso la distruzione di alcuni abitati indigeni presenti lungo la costa e nell'immediato entroterra. Fin dall'inizio del VII sec. a.C. la città di Taranto riuscì a ottenere il controllo della pianura a nord e a sud dell'ampio bacino del Mar Piccolo. Gli insediamenti si dispongono a semicerchio intorno a Taranto mentre gli "indigeni", invece, dovettero mantenere il dominio delle alture di Ginosa, Laterza, Niviera, Mottola, Passo di Giacobbe, Monte Salete, Masseria Vicentino e delle aree più lontane dalla città. Nei primi decenni del VI sec. a.C. la chora coloniale tarantina doveva essere piuttosto estesa, anche se la situazione non è molto diversa rispetto a quella del secolo precedente. Molti dubbi e incertezze esistono, però, sui criteri da adottare per individuare il reale confine della chora e valutarne le eventuali variazioni in relazione all'evoluzione dei rapporti con i centri indigeni iapigi: si ritiene infatti che l'estensione della chora sia rimasta immutata fino a tutta l'età ellenistica.
Taranto e le popolazioni indigene della Puglia
Fiorella De Luca
2014
Abstract
La fondazione, nel territorio iapigio, della colonia spartana di Taranto si realizza attraverso la distruzione di alcuni abitati indigeni presenti lungo la costa e nell'immediato entroterra. Fin dall'inizio del VII sec. a.C. la città di Taranto riuscì a ottenere il controllo della pianura a nord e a sud dell'ampio bacino del Mar Piccolo. Gli insediamenti si dispongono a semicerchio intorno a Taranto mentre gli "indigeni", invece, dovettero mantenere il dominio delle alture di Ginosa, Laterza, Niviera, Mottola, Passo di Giacobbe, Monte Salete, Masseria Vicentino e delle aree più lontane dalla città. Nei primi decenni del VI sec. a.C. la chora coloniale tarantina doveva essere piuttosto estesa, anche se la situazione non è molto diversa rispetto a quella del secolo precedente. Molti dubbi e incertezze esistono, però, sui criteri da adottare per individuare il reale confine della chora e valutarne le eventuali variazioni in relazione all'evoluzione dei rapporti con i centri indigeni iapigi: si ritiene infatti che l'estensione della chora sia rimasta immutata fino a tutta l'età ellenistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.