La penisola italiana ospita una superficie coltivata ad olivo pari a 1.183.349 ettari, corrispondente a una produzione di 3.442.795 tonnellate di olive. Grazie alla conformazione orografica del territorio italiano e grazie all'effetto mitigante del mare che circonda gran parte delle regioni italiane, la coltivazione dell'olivo è diffusa lungo l'intero stivale, all'interno di un intervallo di 9 gradi di latitudine. La distribuzione geografica dell'olivo, infatti, è compresa alla latitudine di 45° 50' di Trieste fino all'estremo sud dei 36° 40' dell'isola di Lampedusa. L'olivicoltura italiana è tradizionalmente di tipo estensivo, caratterizzata da una elevata frammentazione fondiaria accompagnata da piccole produzioni di elevata qualità. L'Italia, con le sue 39 DOP e 1 IGP, vanta il primato europeo delle denominazioni d'origine protette per l'olio extravergine di oliva. L'olivicoltura italiana è quindi rappresentata da due diversi contesti colturali: da un lato un'olivicoltura moderna ad alta produttività e redditività e dall'altra una olivicoltura marginale a bassa redditività, ma di indiscusso valore paesaggistico e ambientale, spesso produttrice di oli di eccellenza. Uno dei motivi responsabili della produzione di oli di qualità è proprio attribuibile alla ricchezza della biodiversità olivicola che caratterizza questo Paese, attualmente sono state catalogate ben 538 cultivar italiane pari al 42% del totale mondiale e conosciute con 1302 sinonimi. L'Italia, grazie alla sua posizione geografica, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un enorme luogo di differenziazione genetica, le varie regioni circondate dai mari Mediterraneo, Adriatico, Ionico e Tirreno, sono state crocevia di commerci e marittimi di civiltà che hanno lasciato un segno tangibile nelle arti e nelle tradizioni agricole e colturale. Gran parte dell'olivicoltura italiana fortunatamente è rimasta ai margini del processo di intensificazione colturale che ha caratterizzato l'agricoltura negli ultimi decenni e che ha determinato profonde alterazioni dei paesaggi agrari tradizionali. Questo, se da una parte ha determinato una progressiva marginalizzazione e insostenibilità economica della coltura, dall'altra ha consentito la conservazione della bellezza di numerosi paesaggi olivicoli e del patrimonio genetico locale. Riportando il caso-studio della regione Emilia Romagna, diversi fattori quali: la disponibilità di un patrimonio olivicolo importante dal punto di vista economico, storico, sociale e paesaggistico, la ricca piattaforma varietale, le particolari condizioni microclimatiche e la buona sinergia tra ricerca e filiera produttiva, hanno contribuito alla valorizzazione e al miglioramento delle produzioni di olio extravergine di oliva. In questa regione il percorso di identificazione di cultivar autoctone ha avuto una importante ricaduta per l'olivicoltura regionale, la loro valorizzazione tramite la certificazione genetica e sanitaria del materiale vivaistico, ha contribuito al potenziamento di una coltivazione, tutto sommato, marginale per la Regione che vanta, però, ben due riconoscimenti di denominazione di origine protette per la produzione degli oli DOP Brisighella e DOP Colline di Romagna.

Experiencias cientìfico-culturales contemporàneas en torno al olivar In: Andalucìa en Olivar

2013

Abstract

La penisola italiana ospita una superficie coltivata ad olivo pari a 1.183.349 ettari, corrispondente a una produzione di 3.442.795 tonnellate di olive. Grazie alla conformazione orografica del territorio italiano e grazie all'effetto mitigante del mare che circonda gran parte delle regioni italiane, la coltivazione dell'olivo è diffusa lungo l'intero stivale, all'interno di un intervallo di 9 gradi di latitudine. La distribuzione geografica dell'olivo, infatti, è compresa alla latitudine di 45° 50' di Trieste fino all'estremo sud dei 36° 40' dell'isola di Lampedusa. L'olivicoltura italiana è tradizionalmente di tipo estensivo, caratterizzata da una elevata frammentazione fondiaria accompagnata da piccole produzioni di elevata qualità. L'Italia, con le sue 39 DOP e 1 IGP, vanta il primato europeo delle denominazioni d'origine protette per l'olio extravergine di oliva. L'olivicoltura italiana è quindi rappresentata da due diversi contesti colturali: da un lato un'olivicoltura moderna ad alta produttività e redditività e dall'altra una olivicoltura marginale a bassa redditività, ma di indiscusso valore paesaggistico e ambientale, spesso produttrice di oli di eccellenza. Uno dei motivi responsabili della produzione di oli di qualità è proprio attribuibile alla ricchezza della biodiversità olivicola che caratterizza questo Paese, attualmente sono state catalogate ben 538 cultivar italiane pari al 42% del totale mondiale e conosciute con 1302 sinonimi. L'Italia, grazie alla sua posizione geografica, ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un enorme luogo di differenziazione genetica, le varie regioni circondate dai mari Mediterraneo, Adriatico, Ionico e Tirreno, sono state crocevia di commerci e marittimi di civiltà che hanno lasciato un segno tangibile nelle arti e nelle tradizioni agricole e colturale. Gran parte dell'olivicoltura italiana fortunatamente è rimasta ai margini del processo di intensificazione colturale che ha caratterizzato l'agricoltura negli ultimi decenni e che ha determinato profonde alterazioni dei paesaggi agrari tradizionali. Questo, se da una parte ha determinato una progressiva marginalizzazione e insostenibilità economica della coltura, dall'altra ha consentito la conservazione della bellezza di numerosi paesaggi olivicoli e del patrimonio genetico locale. Riportando il caso-studio della regione Emilia Romagna, diversi fattori quali: la disponibilità di un patrimonio olivicolo importante dal punto di vista economico, storico, sociale e paesaggistico, la ricca piattaforma varietale, le particolari condizioni microclimatiche e la buona sinergia tra ricerca e filiera produttiva, hanno contribuito alla valorizzazione e al miglioramento delle produzioni di olio extravergine di oliva. In questa regione il percorso di identificazione di cultivar autoctone ha avuto una importante ricaduta per l'olivicoltura regionale, la loro valorizzazione tramite la certificazione genetica e sanitaria del materiale vivaistico, ha contribuito al potenziamento di una coltivazione, tutto sommato, marginale per la Regione che vanta, però, ben due riconoscimenti di denominazione di origine protette per la produzione degli oli DOP Brisighella e DOP Colline di Romagna.
2013
978-84-695-7405-8
olivar
variedades
aceite
olivos monumentales
bioclimatologìa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/309832
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