La voce su Guido Padelletti (voce), Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 2014, vol. LXXX, pp. 178-181; ISBN 9788812000326 mette in rilievo come il Padelletti, divenuto nel 1873 professore ordinario di Storia del diritto presso la Regia Università di Roma, iniziò il suo corso di lezioni con una prolusione su Roma nella storia del diritto. Il tema di fondo della prolusione è che Roma avesse una missione come capitale dello Stato e al tempo stesso della scienza e della scienza del diritto, un tema di fondo certamente calato nei toni di uno spirito anticlericale come quello del Padelletti, che ebbe nella produzione scientifica successiva una eco profonda. Infatti nei numerosi scritti apparsi nella Nuova Antologia dal 1874 al 1878 ed in particolare nei saggi La Politica Ecclesiastica in Italia e Libera Chiesa in Libero Stato, riediti negli Scritti di diritto pubblico (Firenze, 1881), egli affermò, attraverso un ragionamento del tutto originale rispetto ai contemporanei che animavano il dibattito sui rapporti tra Stato e Chiesa, la necessità della separazione giurisdizionale delle due entità: accolse la isolata tesi espressa da Giuseppe Piola in La libertà della Chiesa (Napoli, 1873) che aveva criticato il modello separatista sulla scorta dell'argomento che non di reciproca autonomia di due sistemi si sarebbe trattato, qualora fosse stato attuato, piuttosto di un vero e proprio annullamento, una sconfitta dello Stato di fronte alle mire della Chiesa di riprendere la guida del potere temporale dell'Italia. Nel suo saggio Libera Chiesa in Libero Stato il Padelletti affermava che era condivisibile l'argomento, proprio del modello separatista, della salvaguardia della coscienza dei singoli da parte dello Stato, ma che tale salvaguardia non poteva dirsi prerogativa di esso, tanto che egli la auspicava in un rinnovato modello giurisdizionalista, di matrice liberale. Nel suo saggio La Politica Ecclesiastica in Italia criticava la nozione sulla quale si fondava l'idea stessa di separatismo, vale a dire il concetto di incompetenza dello Stato rispetto alle materie religiose: necessitava, secondo il Padelletti, individuare preliminarmente ciò che era religioso da ciò che non lo era e, dunque, garantire l'autonomia dello Stato solo dai principi supremi e dogmatici della religione e non invece da quegli atti della società civile che la Chiesa sottoponeva al suo controllo senza motivi puramente religiosi.

Guido Padelletti

G FERRI
2014

Abstract

La voce su Guido Padelletti (voce), Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 2014, vol. LXXX, pp. 178-181; ISBN 9788812000326 mette in rilievo come il Padelletti, divenuto nel 1873 professore ordinario di Storia del diritto presso la Regia Università di Roma, iniziò il suo corso di lezioni con una prolusione su Roma nella storia del diritto. Il tema di fondo della prolusione è che Roma avesse una missione come capitale dello Stato e al tempo stesso della scienza e della scienza del diritto, un tema di fondo certamente calato nei toni di uno spirito anticlericale come quello del Padelletti, che ebbe nella produzione scientifica successiva una eco profonda. Infatti nei numerosi scritti apparsi nella Nuova Antologia dal 1874 al 1878 ed in particolare nei saggi La Politica Ecclesiastica in Italia e Libera Chiesa in Libero Stato, riediti negli Scritti di diritto pubblico (Firenze, 1881), egli affermò, attraverso un ragionamento del tutto originale rispetto ai contemporanei che animavano il dibattito sui rapporti tra Stato e Chiesa, la necessità della separazione giurisdizionale delle due entità: accolse la isolata tesi espressa da Giuseppe Piola in La libertà della Chiesa (Napoli, 1873) che aveva criticato il modello separatista sulla scorta dell'argomento che non di reciproca autonomia di due sistemi si sarebbe trattato, qualora fosse stato attuato, piuttosto di un vero e proprio annullamento, una sconfitta dello Stato di fronte alle mire della Chiesa di riprendere la guida del potere temporale dell'Italia. Nel suo saggio Libera Chiesa in Libero Stato il Padelletti affermava che era condivisibile l'argomento, proprio del modello separatista, della salvaguardia della coscienza dei singoli da parte dello Stato, ma che tale salvaguardia non poteva dirsi prerogativa di esso, tanto che egli la auspicava in un rinnovato modello giurisdizionalista, di matrice liberale. Nel suo saggio La Politica Ecclesiastica in Italia criticava la nozione sulla quale si fondava l'idea stessa di separatismo, vale a dire il concetto di incompetenza dello Stato rispetto alle materie religiose: necessitava, secondo il Padelletti, individuare preliminarmente ciò che era religioso da ciò che non lo era e, dunque, garantire l'autonomia dello Stato solo dai principi supremi e dogmatici della religione e non invece da quegli atti della società civile che la Chiesa sottoponeva al suo controllo senza motivi puramente religiosi.
2014
Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica - ITTIG - Sede Firenze
Istituto di Informatica Giuridica e Sistemi Giudiziari - IGSG
9788812000326
diritto pubblico
libertà
Chiesa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/311237
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