L'obiettivo di questo supplemento non è una rappresentazione esaustiva della complessa storia della sanità e della salute dall'unità d'Italia, ma è l'offerta di riflessioni e dati epidemiologici che testimonino come in questo secolo e mezzo siano complessivamente cambiate le condizioni di salute degli italiani. Siamo più vicini, non solo tra noi, ma ai popoli dei principali Paesi dell'Occidente, in particolare all'insieme dell'Europa, il cui processo di unificazione e integrazione si è avviato nel secondo dopoguerra. Più lontani perché i dati epidemiologici, che in larga parte si riferiscono agli ultimi decenni, mostrano quanto forte, e in certa parte crescente, sia ancora il peso delle disuguaglianze tradizionali, che coincidono con i gradienti geografici, la "questionemeridionale", ma anche di quelle tipiche dellamodernità, con l'esplosione dell'urbanizzazione, dell'immigrazione e, più in generale, della crescita del differenziale socio-economico. Un fenomeno anche questo caratteristico di altre nazioni dell'Europa occidentale, ma che nel nostro Paese si è intrecciato con problemi che trovano radici profonde nella nostra storia. Ripercorrere la storia degli indicatori epidemiologici vuol dire riesaminare lo sviluppo della sanità pubblica italiana, e, negli ultimi decenni, la sua capacità di contrastare, grazie al Servizio sanitario nazionale, universalistico e solidaristico, tanti aspetti critici dello stato di salute della nostra nazione. Lo sviluppo del federalismo, che si sta avviando con grande difficoltà, dimostra quanta attenzione deve essere posta alla salute e alla sanità per ridurre e non accrescere le distanze e le separazioni che lo sviluppo economico comporta. La salute, anche per la nostra Costituzione, è una componente essenziale della nostra identità nazionale e pensiamo che i contributi qui presentati lo testimonino. La rivista Epidemiologia&Prevenzione, con AIE (Associazione italiana di epidemiologia) e Osservasalute (pubblicazione dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane), si è impegnata a realizzare questo supplemento perché in esso ritrova molti dei valori che sono centrali nella sua lunga storia. I lettori della nuova edizione online di Epidemiologia&Prevenzione trovano nella homepage del sito le foto di due persone che, a prima vista, possono apparire di un'altra epoca ma che ben rappresentano questa storia. Sono Giulio Maccacaro, il fondatore della nostra rivista, e Lorenzo Tomatis, che anche alcuni dei più giovani epidemiologi possono aver conosciuto prima della sua morte avvenuta nel 2007. Con le loro biografie e alcune pagine dei loro scritti sono presenze permanenti del nostro sito e testimonianza, riteniamo, di una continuità di motivazioni e di valori nella nostra storia di epidemiologi e operatori della sanità pubblica. Una storia, quella della rivista, che copre larga parte del secondo dopoguerra e origina da quegli anni Sessanta che, dopo l'uscita dalla tragica esperienza del fascismo e della guerra e, subito dopo, dalla fase della ricostruzione e del boom economico, vedevano esplodere le esigenze delmovimento degli operai e degli studenti, la domanda forte di cambiamento nei costumi e nel modo di vivere degli uomini e delle donne italiane. Tutto questo è stata larga parte della vita di Maccacaro, professore universitario, ma soprattutto, come leggete nella biografia, ricercatore scientifico che fin da giovane, in Inghilterra, aveva frequentato e praticato il rigore del pensiero e della pratica della sanità pubblica anglosassone e di questa sua esperienza, realizzata come accademico "diverso" nel panorama italiano, conservò sempre l'impronta anche nel vivere le lotte e i movimenti di quegli anni. Di converso, LorenzoTomatis fu testimone esemplare di come il rigore e la capacità tutta italiana di essere scienziato, uomo della sanità pubblica e organizzatore scientifico, per molti italiani di valore si possa purtroppo realizzare solo all'estero, nelle Istituzioni di altri. E, di questo, Tomatis ha raccontato nella sua produzione di scrittore. Oggi vi sono nuove sfide che dobbiamo raccogliere nel campo della comunicazione scientifica.Non vi è più giornale quotidiano che non abbia un inserto settimanale sulla salute, e la televisione è divenuta la principale fonte di comunicazione sulla salute e la malattia. L'attenzione all'individuo, al suo benessere, alla tecnologia come strumento di progresso e di lunga vita sono caratteri dominanti della comunicazione. L'invasione di un'informazione parcellizzata, individualistica, sempre vincente e promozionale, è parte di una realtà da cui siamo tutti condizionati, anche se inmolti casi la viviamo con noncuranza o con scetticismo. L'uomo contemporaneo, in proporzione purtroppo crescente anche nei Paesi più ricchi come il nostro, si trova a possedere un capitale umano e sociale non sufficiente a evitare di precipitare nella povertà o ad assumere stili di comportamento di salute che oggi identificano la sua condizione sociale economica con il corpo, è la dimensione biopolitica, come si suole dire oggi, che prende le forme del dilagare dell'obesità o del disagio psichico, o quella della dipendenza. Su questi temi E&P ha discusso nella sua storia e continuerà a discuterne, affrontando i tanti argomenti alla ribalta dello studio epidemiologico e dell'intervento di sanità pubblica oggi. La comunicazione, nell'era di internet, esige contenuti di qualità, se non si vuole contribuire ad accrescere il vuoto, la mancanza di senso. Restare nella nostra tradizione significa per noi porsi sempre e comunque la domanda sulle implicazioni di ogni atto di comunicazione per la salute. E&P continua a pubblicare ricerca originale in italiano e a riferire su esperienze locali consapevole che questo non deve significare indebolire lo standard metodologico e i criteri di valutazione e interpretazione. Favorire la produzione della ricerca e la sua pubblicazione in Italia, stimolare la discussione e il dibattito è ciò che una rivista scientifica deve fare, guardando alla propria realtà locale e sentendosi, al contempo, parte costitutiva della comunità internazionale di riferimento. Le nuove forme di comunicazione ci permettono di raggiungere un pubblico assai vasto, non solo di addetti ai lavori. In fondo, questa doppia anima di E&P, che è possibile leggere nella biografia diMaccacaro e in quelle di tanti che hanno accompagnato al rigore scientifico la lotta per la difesa della salute e per una maggiore equità nella nostra società si è sempre accompagnata da un lato al bisogno di eccellenza metodologica e di appropriatezza dei comportamenti pratici nella difesa della salute, dall'altro al bisogno di ascolto e di difesa del diritto alla salute soprattutto dei più deboli. Nell'epidemiologia internazionale, dagli anni Ottanta, la relazione stretta tra ricerca e sanità pubblica si è incrinata, come se esistesse una non conciliabilità tra buona scienza e motivazione di sanità pubblica. E&P dimostra che è possibile e necessario mantenere questa unità, che è fondante dell'epidemiologia e della sanità pubblica in Italia. Opinioni diverse, posizioni tecniche e politiche, che portano a dibattiti anche aspri, si possono sviluppare grazie a una condivisione non occasionale, bensì fondata su valori che ritroviamo iscritti nella Costituzione italiana.

[Waste. Production, management and health impact assessment of waste treatment in Italy]. | Rifiuti. Produzione, gestione e impatto sulla salute dei rifiuti in Italia.

Bianchi Fabrizio;Cori Liliana
2011

Abstract

L'obiettivo di questo supplemento non è una rappresentazione esaustiva della complessa storia della sanità e della salute dall'unità d'Italia, ma è l'offerta di riflessioni e dati epidemiologici che testimonino come in questo secolo e mezzo siano complessivamente cambiate le condizioni di salute degli italiani. Siamo più vicini, non solo tra noi, ma ai popoli dei principali Paesi dell'Occidente, in particolare all'insieme dell'Europa, il cui processo di unificazione e integrazione si è avviato nel secondo dopoguerra. Più lontani perché i dati epidemiologici, che in larga parte si riferiscono agli ultimi decenni, mostrano quanto forte, e in certa parte crescente, sia ancora il peso delle disuguaglianze tradizionali, che coincidono con i gradienti geografici, la "questionemeridionale", ma anche di quelle tipiche dellamodernità, con l'esplosione dell'urbanizzazione, dell'immigrazione e, più in generale, della crescita del differenziale socio-economico. Un fenomeno anche questo caratteristico di altre nazioni dell'Europa occidentale, ma che nel nostro Paese si è intrecciato con problemi che trovano radici profonde nella nostra storia. Ripercorrere la storia degli indicatori epidemiologici vuol dire riesaminare lo sviluppo della sanità pubblica italiana, e, negli ultimi decenni, la sua capacità di contrastare, grazie al Servizio sanitario nazionale, universalistico e solidaristico, tanti aspetti critici dello stato di salute della nostra nazione. Lo sviluppo del federalismo, che si sta avviando con grande difficoltà, dimostra quanta attenzione deve essere posta alla salute e alla sanità per ridurre e non accrescere le distanze e le separazioni che lo sviluppo economico comporta. La salute, anche per la nostra Costituzione, è una componente essenziale della nostra identità nazionale e pensiamo che i contributi qui presentati lo testimonino. La rivista Epidemiologia&Prevenzione, con AIE (Associazione italiana di epidemiologia) e Osservasalute (pubblicazione dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane), si è impegnata a realizzare questo supplemento perché in esso ritrova molti dei valori che sono centrali nella sua lunga storia. I lettori della nuova edizione online di Epidemiologia&Prevenzione trovano nella homepage del sito le foto di due persone che, a prima vista, possono apparire di un'altra epoca ma che ben rappresentano questa storia. Sono Giulio Maccacaro, il fondatore della nostra rivista, e Lorenzo Tomatis, che anche alcuni dei più giovani epidemiologi possono aver conosciuto prima della sua morte avvenuta nel 2007. Con le loro biografie e alcune pagine dei loro scritti sono presenze permanenti del nostro sito e testimonianza, riteniamo, di una continuità di motivazioni e di valori nella nostra storia di epidemiologi e operatori della sanità pubblica. Una storia, quella della rivista, che copre larga parte del secondo dopoguerra e origina da quegli anni Sessanta che, dopo l'uscita dalla tragica esperienza del fascismo e della guerra e, subito dopo, dalla fase della ricostruzione e del boom economico, vedevano esplodere le esigenze delmovimento degli operai e degli studenti, la domanda forte di cambiamento nei costumi e nel modo di vivere degli uomini e delle donne italiane. Tutto questo è stata larga parte della vita di Maccacaro, professore universitario, ma soprattutto, come leggete nella biografia, ricercatore scientifico che fin da giovane, in Inghilterra, aveva frequentato e praticato il rigore del pensiero e della pratica della sanità pubblica anglosassone e di questa sua esperienza, realizzata come accademico "diverso" nel panorama italiano, conservò sempre l'impronta anche nel vivere le lotte e i movimenti di quegli anni. Di converso, LorenzoTomatis fu testimone esemplare di come il rigore e la capacità tutta italiana di essere scienziato, uomo della sanità pubblica e organizzatore scientifico, per molti italiani di valore si possa purtroppo realizzare solo all'estero, nelle Istituzioni di altri. E, di questo, Tomatis ha raccontato nella sua produzione di scrittore. Oggi vi sono nuove sfide che dobbiamo raccogliere nel campo della comunicazione scientifica.Non vi è più giornale quotidiano che non abbia un inserto settimanale sulla salute, e la televisione è divenuta la principale fonte di comunicazione sulla salute e la malattia. L'attenzione all'individuo, al suo benessere, alla tecnologia come strumento di progresso e di lunga vita sono caratteri dominanti della comunicazione. L'invasione di un'informazione parcellizzata, individualistica, sempre vincente e promozionale, è parte di una realtà da cui siamo tutti condizionati, anche se inmolti casi la viviamo con noncuranza o con scetticismo. L'uomo contemporaneo, in proporzione purtroppo crescente anche nei Paesi più ricchi come il nostro, si trova a possedere un capitale umano e sociale non sufficiente a evitare di precipitare nella povertà o ad assumere stili di comportamento di salute che oggi identificano la sua condizione sociale economica con il corpo, è la dimensione biopolitica, come si suole dire oggi, che prende le forme del dilagare dell'obesità o del disagio psichico, o quella della dipendenza. Su questi temi E&P ha discusso nella sua storia e continuerà a discuterne, affrontando i tanti argomenti alla ribalta dello studio epidemiologico e dell'intervento di sanità pubblica oggi. La comunicazione, nell'era di internet, esige contenuti di qualità, se non si vuole contribuire ad accrescere il vuoto, la mancanza di senso. Restare nella nostra tradizione significa per noi porsi sempre e comunque la domanda sulle implicazioni di ogni atto di comunicazione per la salute. E&P continua a pubblicare ricerca originale in italiano e a riferire su esperienze locali consapevole che questo non deve significare indebolire lo standard metodologico e i criteri di valutazione e interpretazione. Favorire la produzione della ricerca e la sua pubblicazione in Italia, stimolare la discussione e il dibattito è ciò che una rivista scientifica deve fare, guardando alla propria realtà locale e sentendosi, al contempo, parte costitutiva della comunità internazionale di riferimento. Le nuove forme di comunicazione ci permettono di raggiungere un pubblico assai vasto, non solo di addetti ai lavori. In fondo, questa doppia anima di E&P, che è possibile leggere nella biografia diMaccacaro e in quelle di tanti che hanno accompagnato al rigore scientifico la lotta per la difesa della salute e per una maggiore equità nella nostra società si è sempre accompagnata da un lato al bisogno di eccellenza metodologica e di appropriatezza dei comportamenti pratici nella difesa della salute, dall'altro al bisogno di ascolto e di difesa del diritto alla salute soprattutto dei più deboli. Nell'epidemiologia internazionale, dagli anni Ottanta, la relazione stretta tra ricerca e sanità pubblica si è incrinata, come se esistesse una non conciliabilità tra buona scienza e motivazione di sanità pubblica. E&P dimostra che è possibile e necessario mantenere questa unità, che è fondante dell'epidemiologia e della sanità pubblica in Italia. Opinioni diverse, posizioni tecniche e politiche, che portano a dibattiti anche aspri, si possono sviluppare grazie a una condivisione non occasionale, bensì fondata su valori che ritroviamo iscritti nella Costituzione italiana.
2011
Istituto di Fisiologia Clinica - IFC
unità d'Italia
rifiuti
impatto sulla salute
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