Se c'è una responsabilità eminente nella mancata trasformazione dello Stato e nella pessima realizzazione del regionalismo, questa va ascritta alla scienza giuridica dominante in Italia che non ha mai metabolizzato le regioni e che in questo è profondamente diversa dalle tradizioni giuspubblicistiche degli Stati federali. Ciò consente di sfatare la posizione di chi tende ad addossare la responsabilità del degrado del regionalismo alla Corte costituzionale, poiché non è sostenibile che essa possa esistere e operare a prescindere dalla cultura costituzionalista, anzi per molti aspetti ne è lo specchio necessario. La Corte vive del lavoro della scienza costituzionalistica, delle idee che la dominano e delle passioni che la animano, tanto più che molte 'personalità' della dottrina hanno concorso alla sua composizione. Ora, finché il testo costituzionale è stato formulato in termini di garanzie per le regioni, nei confronti dello Stato, la giurisprudenza costituzionale è stata animata dall'intento di salvaguardare l'unità dell'ordinamento giuridico, affiancando - anche in un ruolo di supplenza - il legislatore statale, e ciò che è stato fatto ha avuto il senso di mantenere un equilibrio generale. Invece, mai come dopo la riforma alla Corte sarà richiesto di offrire una garanzia ai principi costituzionali del regionalismo e di riequilibrare il potere che la nuova costituzione concederà al governo centrale.
Il titolo V della Costituzione alla luce della giurisprudenza costituzionale e delle prospettive di riforma.
Stelio Mangiameli
2016
Abstract
Se c'è una responsabilità eminente nella mancata trasformazione dello Stato e nella pessima realizzazione del regionalismo, questa va ascritta alla scienza giuridica dominante in Italia che non ha mai metabolizzato le regioni e che in questo è profondamente diversa dalle tradizioni giuspubblicistiche degli Stati federali. Ciò consente di sfatare la posizione di chi tende ad addossare la responsabilità del degrado del regionalismo alla Corte costituzionale, poiché non è sostenibile che essa possa esistere e operare a prescindere dalla cultura costituzionalista, anzi per molti aspetti ne è lo specchio necessario. La Corte vive del lavoro della scienza costituzionalistica, delle idee che la dominano e delle passioni che la animano, tanto più che molte 'personalità' della dottrina hanno concorso alla sua composizione. Ora, finché il testo costituzionale è stato formulato in termini di garanzie per le regioni, nei confronti dello Stato, la giurisprudenza costituzionale è stata animata dall'intento di salvaguardare l'unità dell'ordinamento giuridico, affiancando - anche in un ruolo di supplenza - il legislatore statale, e ciò che è stato fatto ha avuto il senso di mantenere un equilibrio generale. Invece, mai come dopo la riforma alla Corte sarà richiesto di offrire una garanzia ai principi costituzionali del regionalismo e di riequilibrare il potere che la nuova costituzione concederà al governo centrale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.