Fare in modo che i rifiuti diventino una risorsa è una delle attività alla quale da qualche anno si pone attenzione per almeno due nobili motivi: recuperare "energia " e inquinare di meno. Gli scarti di pesce, che rappresentano il circa 45% del peso del pesce vivo e generano anche problemi per il loro smaltimento, possono essere utilizzati per il recupero di olio e proteine, entrambi prodotti ad alto valore aggiunto. La richiesta di olio di pesce è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni e continuerà ad aumentare in futuro, non solo per il suo utilizzo come eventuale risorsa energetica, ma soprattutto per l'alto contenuto di acidi grassi poliinsaturi (PUFA) che rendono pregiato questo olio. Tra i PUFA gli omega-3, e in particolare l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA), rappresentano i composti di maggiore interesse in virtù delle loro note e benefiche proprietà sulla salute umana. Per il recupero dei PUFA bisogna prestare attenzione ai procedimenti estrattivi dato che queste sostanze possono essere facilmente ossidate danneggiando le loro benefiche proprietà e pertanto è sconsigliato utilizzare metodi energici quali le alte temperature. Nell'ambito di un progetto volto al recupero di principi attivi da scarti di pesce, è stato effettuato uno studio sull'impiego di proteasi da diversa origine per un efficiente recupero di olio senza utilizzare solventi organici. Inoltre le blande condizioni di reazioni utilizzate hanno permesso di ridurre fortemente i fenomeni di degradazione dei PUFA. Dell'olio recuperato ne è stata determinata la composizione in acidi grassi ed inoltre sono stati trasformati in esteri etilici mediante un efficiente processo di transesterificazione biocatalizzata in assenza di solvente.

Recupero di prodotti ad alto valore aggiunto da scarti di pesce mediante procedure biocatalizzate

Raffaele Morrone;Giovanni Gambera;Giovanni Nicolosi;Nicola D'Antona
2015

Abstract

Fare in modo che i rifiuti diventino una risorsa è una delle attività alla quale da qualche anno si pone attenzione per almeno due nobili motivi: recuperare "energia " e inquinare di meno. Gli scarti di pesce, che rappresentano il circa 45% del peso del pesce vivo e generano anche problemi per il loro smaltimento, possono essere utilizzati per il recupero di olio e proteine, entrambi prodotti ad alto valore aggiunto. La richiesta di olio di pesce è aumentata vertiginosamente negli ultimi anni e continuerà ad aumentare in futuro, non solo per il suo utilizzo come eventuale risorsa energetica, ma soprattutto per l'alto contenuto di acidi grassi poliinsaturi (PUFA) che rendono pregiato questo olio. Tra i PUFA gli omega-3, e in particolare l'acido eicosapentaenoico (EPA) e l'acido docosaesaenoico (DHA), rappresentano i composti di maggiore interesse in virtù delle loro note e benefiche proprietà sulla salute umana. Per il recupero dei PUFA bisogna prestare attenzione ai procedimenti estrattivi dato che queste sostanze possono essere facilmente ossidate danneggiando le loro benefiche proprietà e pertanto è sconsigliato utilizzare metodi energici quali le alte temperature. Nell'ambito di un progetto volto al recupero di principi attivi da scarti di pesce, è stato effettuato uno studio sull'impiego di proteasi da diversa origine per un efficiente recupero di olio senza utilizzare solventi organici. Inoltre le blande condizioni di reazioni utilizzate hanno permesso di ridurre fortemente i fenomeni di degradazione dei PUFA. Dell'olio recuperato ne è stata determinata la composizione in acidi grassi ed inoltre sono stati trasformati in esteri etilici mediante un efficiente processo di transesterificazione biocatalizzata in assenza di solvente.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/315745
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