Gli obiettivi generali del contributo sono: dimostrare la relazione tra genere e binomio "migrazione-sviluppo"; proporre nuovi assi di analisi per quanto riguarda questo nesso; presentare temi strategici che mirino a riorientare futuri contributi nell'ambito "migrazione-sviluppo" in una prospettiva di genere. Nel contempo gli obiettivi più prettamente formativi perseguiti mirano a: Esplorare il rapporto tra la prospettiva di genere e la migrazione e comprendere i principi di base per l'applicazione dell'analisi di genere; acquisire familiarità con i concetti di sviluppo umano; agency dei migranti in iniziative di sviluppo; dimensione spaziale dello sviluppo; comprendere il fenomeno della femminilizzazione della migrazione. Nello specifico la lezione si focalizza su 4 assi: Il genere come categoria analitica centrale; Il diritto allo sviluppo umano; La dimensione spaziale dello sviluppo - dal transnazionale al locale; I migranti protagonisti dello sviluppo: la femminilizzazione dei flussi. La riflessione su tali ambiti di analisi conduce ad una serie di conclusioni in prospettiva: ¤¤ I Paesi di destinazione stanno sperimentando le proprie "sfide" di sviluppo, come ad esempio la crisi in cui versa lo stato sociale, l'invecchiamento della popolazione, e l'organizzazione sociale assistenziale. Invece di mettere in discussione la sostenibilità dei sistemi di produzione e sociali a disposizione nei paesi cosiddetti "sviluppati", molti governi preferiscono semplicemente optare per l'importazione di forza lavoro migrante, sia come una strategia ufficiale del governo o come risultato de facto di un'assenza di politiche migratorie funzionali. Mentre il lavoro migrante può certamente aiutare ad alleviare alcune delle carenze sistemiche, come ad esempio succede nel settore "assistenza e cura", non può totalmente compensare o risolvere il problema di fondo. In sintesi, lo sviluppo non é una "sfida" che devono affrontare esclusivamente i paesi del Sud del mondo ; analizzare il nesso migrazioni-sviluppo da una prospettiva transnazionale ci aiuta a rilevare i relativi problemi anche nel Nord. ¤¤ Nell'esaminare i fattori " push-pull" che influenzano la migrazione, l'attore più rilevante non è più lo stato-nazione, quanto piuttosto il sistema capitalista internazionale. La migrazione, o la libera circolazione delle persone, svolge un ruolo importante nel mantenimento del sistema globale. Oltre al lavoro, l'attuale sistema di globalizzazione richiede la libera circolazione dei capitali e delle merci, al fine di sostenere l'accumulazione flessibile di capitale. Nonostante ciò, gli accordi di libero scambio cercano di agevolare la libera circolazione ma non delle persone, il cui movimento continua ad essere limitato dagli Stati. Questo crea una situazione insostenibile in cui esiste una domanda per il lavoro migrante, ma pochi e "complicatissimi" meccanismi legali che permettano ai lavoratori di migrare legalmente e rispondere a tale domanda. Un'altra tendenza tra gli interventi in atto tende a concentrarsi sullo sviluppo locale. Lo sviluppo locale è un'importante area di intervento, ma i processi locali non esistono in un "vuoto". Occorre cercare modi per sfruttare opportunità disponibili nella comunità cercando nel contempo di intervenire a livello politico e strutturale. Anziché analizzare solo dinamiche locali, la proposta alternativa è di inserire tali dinamiche nel contesto di vari livelli e spazi, riconoscendo i collegamenti tra "ciò che sta accadendo lì e ciò che sta accadendo qui ", al fine di individuare i punti più strategici di intervento. In questo modo, i progetti e le analisi che ne sono alla base possono "lavorare" sulle esigenze di base individuate a livello locale (ad esempio garantendo la sostenibilità economica e sociale dei territori e delle comunità che vi risiedono)ma anche costruendo alleanze per lavorare su questioni strategiche a scala più ampia (ad esempio, la promozione di politiche più favorevoli alla mobilità umana e all'empowerment in una prospettiva di genere).In tale contesto, occorre riconoscere alle immigrate un ruolo da protagoniste attive, capaci di autonomia e dotate di spirito di iniziativa, e, in quanto mediatrici nell'integrazione tra diversi referenti normativi e valoriali, alle prese con la (ri)costruzione di un'identità probabilmente "transnazionale" che si trova a cavallo tra il passato lasciato nelle terre native e un differente presente.   In questo processo esse sono e possono essere, al pari e più degli uomini per le loro caratteristiche intrinseche, considerate agenti di sviluppo per le società di origine e destinazione, attraverso la valorizzazione dei 'capitali' derivati dalla mobilità - quello sociale (rete di relazioni), quello finanziario (rimesse), umano (competenze) ma soprattutto quello culturale. La trasmissione di nuovi valori e di idee nello scambio reciproco del capitale culturale (i saperi e le conoscenze) tra le donne migranti e le popolazioni autoctone locali è funzionale, infatti, sia ad un incremento dell'accesso ai diritti sociali, economici e politici di entrambi i gruppi, sia ad un consolidamento delle opportunità di cooperazione e di scambio tra differenti culture e competenze, per il raggiungimento di uno sviluppo umano sostenibile e della coesione sociale e per la costruzione di società riflessive, inclusive e interculturali.

Donne e mobilità: analizzare il nesso migrazione/sviluppo in una prospettiva di gender

Immacolata Caruso
2016

Abstract

Gli obiettivi generali del contributo sono: dimostrare la relazione tra genere e binomio "migrazione-sviluppo"; proporre nuovi assi di analisi per quanto riguarda questo nesso; presentare temi strategici che mirino a riorientare futuri contributi nell'ambito "migrazione-sviluppo" in una prospettiva di genere. Nel contempo gli obiettivi più prettamente formativi perseguiti mirano a: Esplorare il rapporto tra la prospettiva di genere e la migrazione e comprendere i principi di base per l'applicazione dell'analisi di genere; acquisire familiarità con i concetti di sviluppo umano; agency dei migranti in iniziative di sviluppo; dimensione spaziale dello sviluppo; comprendere il fenomeno della femminilizzazione della migrazione. Nello specifico la lezione si focalizza su 4 assi: Il genere come categoria analitica centrale; Il diritto allo sviluppo umano; La dimensione spaziale dello sviluppo - dal transnazionale al locale; I migranti protagonisti dello sviluppo: la femminilizzazione dei flussi. La riflessione su tali ambiti di analisi conduce ad una serie di conclusioni in prospettiva: ¤¤ I Paesi di destinazione stanno sperimentando le proprie "sfide" di sviluppo, come ad esempio la crisi in cui versa lo stato sociale, l'invecchiamento della popolazione, e l'organizzazione sociale assistenziale. Invece di mettere in discussione la sostenibilità dei sistemi di produzione e sociali a disposizione nei paesi cosiddetti "sviluppati", molti governi preferiscono semplicemente optare per l'importazione di forza lavoro migrante, sia come una strategia ufficiale del governo o come risultato de facto di un'assenza di politiche migratorie funzionali. Mentre il lavoro migrante può certamente aiutare ad alleviare alcune delle carenze sistemiche, come ad esempio succede nel settore "assistenza e cura", non può totalmente compensare o risolvere il problema di fondo. In sintesi, lo sviluppo non é una "sfida" che devono affrontare esclusivamente i paesi del Sud del mondo ; analizzare il nesso migrazioni-sviluppo da una prospettiva transnazionale ci aiuta a rilevare i relativi problemi anche nel Nord. ¤¤ Nell'esaminare i fattori " push-pull" che influenzano la migrazione, l'attore più rilevante non è più lo stato-nazione, quanto piuttosto il sistema capitalista internazionale. La migrazione, o la libera circolazione delle persone, svolge un ruolo importante nel mantenimento del sistema globale. Oltre al lavoro, l'attuale sistema di globalizzazione richiede la libera circolazione dei capitali e delle merci, al fine di sostenere l'accumulazione flessibile di capitale. Nonostante ciò, gli accordi di libero scambio cercano di agevolare la libera circolazione ma non delle persone, il cui movimento continua ad essere limitato dagli Stati. Questo crea una situazione insostenibile in cui esiste una domanda per il lavoro migrante, ma pochi e "complicatissimi" meccanismi legali che permettano ai lavoratori di migrare legalmente e rispondere a tale domanda. Un'altra tendenza tra gli interventi in atto tende a concentrarsi sullo sviluppo locale. Lo sviluppo locale è un'importante area di intervento, ma i processi locali non esistono in un "vuoto". Occorre cercare modi per sfruttare opportunità disponibili nella comunità cercando nel contempo di intervenire a livello politico e strutturale. Anziché analizzare solo dinamiche locali, la proposta alternativa è di inserire tali dinamiche nel contesto di vari livelli e spazi, riconoscendo i collegamenti tra "ciò che sta accadendo lì e ciò che sta accadendo qui ", al fine di individuare i punti più strategici di intervento. In questo modo, i progetti e le analisi che ne sono alla base possono "lavorare" sulle esigenze di base individuate a livello locale (ad esempio garantendo la sostenibilità economica e sociale dei territori e delle comunità che vi risiedono)ma anche costruendo alleanze per lavorare su questioni strategiche a scala più ampia (ad esempio, la promozione di politiche più favorevoli alla mobilità umana e all'empowerment in una prospettiva di genere).In tale contesto, occorre riconoscere alle immigrate un ruolo da protagoniste attive, capaci di autonomia e dotate di spirito di iniziativa, e, in quanto mediatrici nell'integrazione tra diversi referenti normativi e valoriali, alle prese con la (ri)costruzione di un'identità probabilmente "transnazionale" che si trova a cavallo tra il passato lasciato nelle terre native e un differente presente.   In questo processo esse sono e possono essere, al pari e più degli uomini per le loro caratteristiche intrinseche, considerate agenti di sviluppo per le società di origine e destinazione, attraverso la valorizzazione dei 'capitali' derivati dalla mobilità - quello sociale (rete di relazioni), quello finanziario (rimesse), umano (competenze) ma soprattutto quello culturale. La trasmissione di nuovi valori e di idee nello scambio reciproco del capitale culturale (i saperi e le conoscenze) tra le donne migranti e le popolazioni autoctone locali è funzionale, infatti, sia ad un incremento dell'accesso ai diritti sociali, economici e politici di entrambi i gruppi, sia ad un consolidamento delle opportunità di cooperazione e di scambio tra differenti culture e competenze, per il raggiungimento di uno sviluppo umano sostenibile e della coesione sociale e per la costruzione di società riflessive, inclusive e interculturali.
2016
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
migrazione
sviluppo
gender
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/317450
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