La principale fonte di energia per il pianeta terra è costituita dalla radiazione solare, che irradia la superficie terrestre in modo disomogeneo in funzione della latitudine e del periodo dell'anno. In particolare, analizzando questo fenomeno più in dettaglio si osserva che durante l'anno la quantità di radiazione incidente sulla superficie compresa fra i tropici risulta essere superiore rispetto a quella emessa e riflessa (bilancio positivo) mentre l'opposto (bilancio negativo) si verifica in corrispondenza dei poli, mantenendo un generale equilibrio fra energia in ingresso ed energia in uscita a livello planetario. Una tale distribuzione dell'energia, se vista in maniera statica, porterebbe tuttavia a un progressivo e continuo riscaldamento delle aree tropicali, contrapposto a un continuo raffreddamento delle zone polari. In realtà la differenza di energia che si registra tra queste parti del globo attiva la circolazione atmosferica e oceanica, che determina scambi di energia su vasta scala fra le diverse latitudini, mantenendovi condizioni mediamente stabili e soggette sostanzialmente al ciclo delle stagioni, determinando il clima di ogni regione. I cambiamenti climatici osservati negli ultimi anni sono in gran parte attribuibili all'effetto dell'antropizzazione e principalmente causati dall'aumento nell'atmosfera di gas a effetto serra (anidride carbonica, metano, ossidi di azoto), che intrappolano una quantità maggiore di energia e spostano l'equilibrio energetico sopra citato, ampliando oltre i tropici l'area in cui l'energia in entrata è superiore a quella in uscita. Tutto ciò si ripercuote sul clima, sia modificando i rapporti tra i campi di pressione responsabili dell'andamento climatico durante le diverse stagioni dell'anno -favorendo la persistenza prolungata di situazioni meteorologiche che in passato non si presentavano di frequente -sia determinando l'aumento della frequenza di eventi estremi, a causa della maggior quantità di energia disponibile nell'atmosfera (precipitazioni intense, grandinate, venti violenti ecc). L'importanza dell'andamento meteorologico durante la stagione vegetativa per la vite (Vitis vinifera L.) è ormai nota a tutti; i fattori del clima (precipitazioni, temperatura, radiazione, umidità dell'aria) influenzano i diversi elementi del ciclo vegeto - produttivo della vite e l'efficacia delle operazioni colturali, agendo in ultima analisi sulla qualità e quantità finale delle produzioni. L'effetto dei cambiamenti climatici finora osservato o previsto sulla base di scenari futuri è principalmente collegabile a una variazione nella data di comparsa di alcune fasi fenologiche, mentre molto meno sappiamo dell'impatto in termini quali-quantitativi sulla produzione. Precedenti lavori hanno infatti rilevato che i problemi maggiori per la viticoltura potrebbero derivare da un anticipo del germogliamento, da un conseguente maggiore rischio di gelate, da un eccesso di disponibilità termica che potrebbe portare ad un accorciamento del ciclo di crescita.

Effetto della variabilità meteo-climatica sulla qualità dei vini.

Simone Orlandini;Daniele Grifoni;Gaetano Zipoli
2006

Abstract

La principale fonte di energia per il pianeta terra è costituita dalla radiazione solare, che irradia la superficie terrestre in modo disomogeneo in funzione della latitudine e del periodo dell'anno. In particolare, analizzando questo fenomeno più in dettaglio si osserva che durante l'anno la quantità di radiazione incidente sulla superficie compresa fra i tropici risulta essere superiore rispetto a quella emessa e riflessa (bilancio positivo) mentre l'opposto (bilancio negativo) si verifica in corrispondenza dei poli, mantenendo un generale equilibrio fra energia in ingresso ed energia in uscita a livello planetario. Una tale distribuzione dell'energia, se vista in maniera statica, porterebbe tuttavia a un progressivo e continuo riscaldamento delle aree tropicali, contrapposto a un continuo raffreddamento delle zone polari. In realtà la differenza di energia che si registra tra queste parti del globo attiva la circolazione atmosferica e oceanica, che determina scambi di energia su vasta scala fra le diverse latitudini, mantenendovi condizioni mediamente stabili e soggette sostanzialmente al ciclo delle stagioni, determinando il clima di ogni regione. I cambiamenti climatici osservati negli ultimi anni sono in gran parte attribuibili all'effetto dell'antropizzazione e principalmente causati dall'aumento nell'atmosfera di gas a effetto serra (anidride carbonica, metano, ossidi di azoto), che intrappolano una quantità maggiore di energia e spostano l'equilibrio energetico sopra citato, ampliando oltre i tropici l'area in cui l'energia in entrata è superiore a quella in uscita. Tutto ciò si ripercuote sul clima, sia modificando i rapporti tra i campi di pressione responsabili dell'andamento climatico durante le diverse stagioni dell'anno -favorendo la persistenza prolungata di situazioni meteorologiche che in passato non si presentavano di frequente -sia determinando l'aumento della frequenza di eventi estremi, a causa della maggior quantità di energia disponibile nell'atmosfera (precipitazioni intense, grandinate, venti violenti ecc). L'importanza dell'andamento meteorologico durante la stagione vegetativa per la vite (Vitis vinifera L.) è ormai nota a tutti; i fattori del clima (precipitazioni, temperatura, radiazione, umidità dell'aria) influenzano i diversi elementi del ciclo vegeto - produttivo della vite e l'efficacia delle operazioni colturali, agendo in ultima analisi sulla qualità e quantità finale delle produzioni. L'effetto dei cambiamenti climatici finora osservato o previsto sulla base di scenari futuri è principalmente collegabile a una variazione nella data di comparsa di alcune fasi fenologiche, mentre molto meno sappiamo dell'impatto in termini quali-quantitativi sulla produzione. Precedenti lavori hanno infatti rilevato che i problemi maggiori per la viticoltura potrebbero derivare da un anticipo del germogliamento, da un conseguente maggiore rischio di gelate, da un eccesso di disponibilità termica che potrebbe portare ad un accorciamento del ciclo di crescita.
2006
Istituto di Biometeorologia - IBIMET - Sede Firenze
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/31852
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