Il Bosco di Capodimonte a Napoli si estende su 1.340.000 metri quadri dell'omonima collina; si tratta di un parco naturale creato artificialmente nel 1742 e interessato dalla costruzione di un prestigioso patrimonio architettonico, costruzione iniziata nel 1734 è giunta a completamento nel 1844. L'articolazione delle aree verdi è composta da aree prative, aree boschive e aree vallive che provengono dalle prime propaggini settentrionale della città storica. Il patrimonio botanico è composto anche da specie esotiche impiantate sul luogo tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX ed acclimatate assieme ad altre varietà euroasiatiche. Le specie autoctone condividono la mappatura delle specie spontanee fiorite sul posto grazie anche all'artificiosità del sito considerato un luogo rifugio delle entità Fanerofite (gli alberi) e Terofite (le piante) ormai estinte per l'espansione della città ed importantissimo in fatto di interesse naturalistico per la presenza dei taxa esotici importati ed acclimatati sul posto dal botanico napoletano Michele Tenore e dal botanico corregionale Giovanni Gussone . Le aree vallive che racchiudono da oriente a settentrione il perimetro del Bosco, sono ambienti di grande interesse naturalistico e paesaggistico, connotati da un'orografia molto accidentata; per la loro morfologia e ubicazione rappresentano la parte del parco meno nota. Tuttavia per il persistere di criticità ambientali le aree vallive del parco sono precluse all'uso pubblico. Un importante strumento per valorizzare e tutelare al tempo stesso le risorse del bosco è la creazione di percorsi in grado di introdurre innovativi modi di fruizione finalizzati ad offrire al fruitore una chiave di lettura del Real Bosco per conoscere il contesto ambientale in cui si trovano le singole emergenze. Per supportare la conoscenza ovvero l'acquisizione da parte del visitatore di informazioni sulle caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche e architettoniche del Real Bosco e rendere efficace e coinvolgente questo trasferimento di conoscenza, una volta definiti gli itinerari, è decisivo introdurre nella funzione della fruizione del Bosco strumenti didattici interattivi a servizio dei visitatori. Lo sviluppo di applicazioni informatiche, legate alla fruizione del patrimonio culturale, sta vivendo un momento di particolare dinamismo; ad esempio possiamo citare, a livello locale, i lavori del Metadistretto regionale per i Beni Culurali - Databenc. Tuttavia ancora pochi esempi riguardano l'impiego e lo sviluppo di geo-infrastrutture dedicate a questo ambito disciplinare. Lo studio ha utilizzato una infrastruttura Geo-CMS, di tipo open, per verificare la utilizzabilità di tale soluzione per le attività di valorizzazione dei contesti culturali, offrendo nuovi livelli e tipologie di servizio per i fruitori dei luoghi.

Alla scoperta delle risorse culturali e naturalistiche del Bosco di Capodimonte: applicazione sperimentale di una infrastruttura open Geo-CMS per la fruizione dei luoghi

Clelia Cirillo;Barbara Bertoli;Marina Russo;Giovanna Acampora;Raffaela Esposito;
2016

Abstract

Il Bosco di Capodimonte a Napoli si estende su 1.340.000 metri quadri dell'omonima collina; si tratta di un parco naturale creato artificialmente nel 1742 e interessato dalla costruzione di un prestigioso patrimonio architettonico, costruzione iniziata nel 1734 è giunta a completamento nel 1844. L'articolazione delle aree verdi è composta da aree prative, aree boschive e aree vallive che provengono dalle prime propaggini settentrionale della città storica. Il patrimonio botanico è composto anche da specie esotiche impiantate sul luogo tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX ed acclimatate assieme ad altre varietà euroasiatiche. Le specie autoctone condividono la mappatura delle specie spontanee fiorite sul posto grazie anche all'artificiosità del sito considerato un luogo rifugio delle entità Fanerofite (gli alberi) e Terofite (le piante) ormai estinte per l'espansione della città ed importantissimo in fatto di interesse naturalistico per la presenza dei taxa esotici importati ed acclimatati sul posto dal botanico napoletano Michele Tenore e dal botanico corregionale Giovanni Gussone . Le aree vallive che racchiudono da oriente a settentrione il perimetro del Bosco, sono ambienti di grande interesse naturalistico e paesaggistico, connotati da un'orografia molto accidentata; per la loro morfologia e ubicazione rappresentano la parte del parco meno nota. Tuttavia per il persistere di criticità ambientali le aree vallive del parco sono precluse all'uso pubblico. Un importante strumento per valorizzare e tutelare al tempo stesso le risorse del bosco è la creazione di percorsi in grado di introdurre innovativi modi di fruizione finalizzati ad offrire al fruitore una chiave di lettura del Real Bosco per conoscere il contesto ambientale in cui si trovano le singole emergenze. Per supportare la conoscenza ovvero l'acquisizione da parte del visitatore di informazioni sulle caratteristiche naturalistiche, paesaggistiche e architettoniche del Real Bosco e rendere efficace e coinvolgente questo trasferimento di conoscenza, una volta definiti gli itinerari, è decisivo introdurre nella funzione della fruizione del Bosco strumenti didattici interattivi a servizio dei visitatori. Lo sviluppo di applicazioni informatiche, legate alla fruizione del patrimonio culturale, sta vivendo un momento di particolare dinamismo; ad esempio possiamo citare, a livello locale, i lavori del Metadistretto regionale per i Beni Culurali - Databenc. Tuttavia ancora pochi esempi riguardano l'impiego e lo sviluppo di geo-infrastrutture dedicate a questo ambito disciplinare. Lo studio ha utilizzato una infrastruttura Geo-CMS, di tipo open, per verificare la utilizzabilità di tale soluzione per le attività di valorizzazione dei contesti culturali, offrendo nuovi livelli e tipologie di servizio per i fruitori dei luoghi.
2016
Istituto di Biologia Agro-ambientale e Forestale - IBAF - Sede Porano
Gis
Real Bosco di Capodimonte
Infrastruttura open Geo-CMS
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/319298
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