ella squadra erano tutti esploratori esperti, ma nessuno ricordava di aver mai visto niente del genere. Fin dall'inizio, quando lo strano pianeta non era che una sfera sullo schermo, la sua massa informe aveva suscitato una strana attrazione. «Sembra viva», disse qualcuno. Ma regolamento e buon senso imponevano prudenza; nessuno parlò apertamente del desiderio di puntare dritti alla superficie della sfera. Le ore trascorse nell'orbita di sicurezza non furono però di attesa vana. Il «pianeta» pareva nuotare nel plasma, anziché lasciarsi trasportare come tutto il resto. Inoltre, l'impressione di vitalità fu confermata. Era dovuta a una miscela di caratteri, uno più sorprendente e suggestivo dell'altro. Sulla superficie si intravedevano fluttuazioni, che, quando poterono avvicinarsi di più, si definirono meglio: un braccio che si estrudeva dalla superficie, rompendone la sfericità e oscillando come un tentacolo; strane strutture, più corte e allungate, come altissimi muri di gomma flessibili e fluttuanti; anche dove il suolo pareva più pianeggiante, si riusciva a cogliere del movimento. Arrivando ancora più vicino notarono che la superficie non era omogenea; c'erano chiazze, anche queste in movimento; zone quasi lisce alternate ad aree popolate di oggetti dalle forme e dimensioni più disparate, che sembravano intente a qualche attività, oppure, semplicemente, si agitavano nelle correnti che sembravano solcare l'atmosfera, correnti di cui le prime analisi rivelarono una composizione peculiare, ricca di alcune sostanze e ioni, e stranamente soggetta a intensi campi elettrici. Poi, finalmente, la nave atterrò. E quando uscirono si trovarono di fronte uno spettacolo mozzafiato: decine e decine di forme mai viste; un paesaggio quasi onirico, una natura in cui nulla era familiare, ma tutto pareva fascinosamente e inequivocabilmente vivo.

Vedere l'invisibile

2011-01-01

Abstract

ella squadra erano tutti esploratori esperti, ma nessuno ricordava di aver mai visto niente del genere. Fin dall'inizio, quando lo strano pianeta non era che una sfera sullo schermo, la sua massa informe aveva suscitato una strana attrazione. «Sembra viva», disse qualcuno. Ma regolamento e buon senso imponevano prudenza; nessuno parlò apertamente del desiderio di puntare dritti alla superficie della sfera. Le ore trascorse nell'orbita di sicurezza non furono però di attesa vana. Il «pianeta» pareva nuotare nel plasma, anziché lasciarsi trasportare come tutto il resto. Inoltre, l'impressione di vitalità fu confermata. Era dovuta a una miscela di caratteri, uno più sorprendente e suggestivo dell'altro. Sulla superficie si intravedevano fluttuazioni, che, quando poterono avvicinarsi di più, si definirono meglio: un braccio che si estrudeva dalla superficie, rompendone la sfericità e oscillando come un tentacolo; strane strutture, più corte e allungate, come altissimi muri di gomma flessibili e fluttuanti; anche dove il suolo pareva più pianeggiante, si riusciva a cogliere del movimento. Arrivando ancora più vicino notarono che la superficie non era omogenea; c'erano chiazze, anche queste in movimento; zone quasi lisce alternate ad aree popolate di oggetti dalle forme e dimensioni più disparate, che sembravano intente a qualche attività, oppure, semplicemente, si agitavano nelle correnti che sembravano solcare l'atmosfera, correnti di cui le prime analisi rivelarono una composizione peculiare, ricca di alcune sostanze e ioni, e stranamente soggetta a intensi campi elettrici. Poi, finalmente, la nave atterrò. E quando uscirono si trovarono di fronte uno spettacolo mozzafiato: decine e decine di forme mai viste; un paesaggio quasi onirico, una natura in cui nulla era familiare, ma tutto pareva fascinosamente e inequivocabilmente vivo.
2011
Istituto di Fisiologia Clinica - IFC
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