In a context of unequal distribution of water resources, population growth and economic development, water increasingly plays the role of strategic variable able to alter the geopolitical balance especially in those areas where water sources are shared by several countries. This article aims to analyze the Tigris-Euphrates basin dispute where the historical contention over the management and the exploitation of water shared by Turkey, Syria and Iraq is exacerbated by the effect of climate change and the entry of new players in the control of the resource. The increased frequency and intensity of drought amplifies the gap between water supply and demand while the new hydrological order designed by the expansion of the Islamic State, restricts the access to the resource by the most vulnerable populations. Particularly disadvantaged are women who are daily entrusted with the daunting charge of scarce water resources management and allocation between different uses. The control by the Islamic State of large dams along the course of the two riv-ers, the use of water as an instrument of pressure and the resulting deterioration in the quality and quantity of the resource, not only increase the amount of work that women have to spend for the collection and distribution of water but threaten food security and the health of them and of their families.

In un contesto di ineguale distribuzione delle risorse idriche, di crescita demografica e di sviluppo economico, l'acqua assume sempre più il ruolo divariabile strategica in grado di alterare gli equilibri geopolitici soprattutto in quelle aree in cui le fonti idriche sono condivise tra più paesi. Obiettivo dell'articolo è quello di analizzare il contenzioso idrico del bacino del Tigri e dell'Eufrate dove la storica disputa per la gestione e l'accaparramento delle acque condivise tra Turchia, Siria e Iraq è acuita dall'effetto del cambiamento climatico e dall'ingresso di nuovi attori nel controllo della risorsa. L'aumento della frequenza e dell'intensità dei periodi di siccità amplifica il gap tra domanda e offerta idrica mentre il nuovo ordine idropolitico disegnato dall'espansione dello Stato Islamico, limita l'accesso alla risorsa da parte delle fasce più deboli delle popolazioni. Particolarmente penalizzate sono le donne a cui viene quotidianamente affidato l'arduo compito di gestire le scarse risorse idriche e di allocarle tra i diversi usi. Il controllo da parte dello Stato islamico delle grandi dighe lungo il corso dei due fiumi, l'utilizzo dell'acqua come strumento di pressione e il conseguente deterioramento qualitativo e quantitativo della risorsa, non solo aumentano la quantità di lavoro che le donne devono impiegare per la raccolta e la distribuzione dell'acqua ma minacciano la sicurezza alimentare e la salute loro e delle loro famiglie.

Negare l'acqua. La strategia dello Stato islamico per il controllo delle risorse idriche e il diritto all'acqua delle donne nel Vicino Oriente

2015

Abstract

In a context of unequal distribution of water resources, population growth and economic development, water increasingly plays the role of strategic variable able to alter the geopolitical balance especially in those areas where water sources are shared by several countries. This article aims to analyze the Tigris-Euphrates basin dispute where the historical contention over the management and the exploitation of water shared by Turkey, Syria and Iraq is exacerbated by the effect of climate change and the entry of new players in the control of the resource. The increased frequency and intensity of drought amplifies the gap between water supply and demand while the new hydrological order designed by the expansion of the Islamic State, restricts the access to the resource by the most vulnerable populations. Particularly disadvantaged are women who are daily entrusted with the daunting charge of scarce water resources management and allocation between different uses. The control by the Islamic State of large dams along the course of the two riv-ers, the use of water as an instrument of pressure and the resulting deterioration in the quality and quantity of the resource, not only increase the amount of work that women have to spend for the collection and distribution of water but threaten food security and the health of them and of their families.
2015
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
In un contesto di ineguale distribuzione delle risorse idriche, di crescita demografica e di sviluppo economico, l'acqua assume sempre più il ruolo divariabile strategica in grado di alterare gli equilibri geopolitici soprattutto in quelle aree in cui le fonti idriche sono condivise tra più paesi. Obiettivo dell'articolo è quello di analizzare il contenzioso idrico del bacino del Tigri e dell'Eufrate dove la storica disputa per la gestione e l'accaparramento delle acque condivise tra Turchia, Siria e Iraq è acuita dall'effetto del cambiamento climatico e dall'ingresso di nuovi attori nel controllo della risorsa. L'aumento della frequenza e dell'intensità dei periodi di siccità amplifica il gap tra domanda e offerta idrica mentre il nuovo ordine idropolitico disegnato dall'espansione dello Stato Islamico, limita l'accesso alla risorsa da parte delle fasce più deboli delle popolazioni. Particolarmente penalizzate sono le donne a cui viene quotidianamente affidato l'arduo compito di gestire le scarse risorse idriche e di allocarle tra i diversi usi. Il controllo da parte dello Stato islamico delle grandi dighe lungo il corso dei due fiumi, l'utilizzo dell'acqua come strumento di pressione e il conseguente deterioramento qualitativo e quantitativo della risorsa, non solo aumentano la quantità di lavoro che le donne devono impiegare per la raccolta e la distribuzione dell'acqua ma minacciano la sicurezza alimentare e la salute loro e delle loro famiglie.
Tigri
Eufrate
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siccità
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/319630
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