È ormai opinione diffusa che la Scuola debba assumere un ruolo chiave sia nell'educare le nuove generazioni ad un uso eticamente corretto e consapevole delle tecnologie della comunicazione, in particolare quelle legate al cosiddetto Web 2.0 e alla telefonia mobile, sia nel proporle come strumento in grado di potenziare lo studio e i processi di apprendi-mento individuali, estendendoli al di fuori del perimetro scolastico (fisico e istituzionale). E la Scuola può oggi intraprendere questa missione capitalizzando le numerose esperienze che hanno già dimostrato come la pluralità di risorse messe a disposizione dal Web 2.0 sia in grado di aprire nuovi orizzonti pedagogici sull'uso didattico-formativo delle tecnologie di rete. Ora, però, se è vero che i docenti rappresentano il motore propulsivo delle attività di in-segnamento-apprendimento che si sviluppano nella Scuola, è inevitabilmente a loro che in prima battuta andrebbe chiesto di fungere da agenti attivi nel dar vita a un processo di cambiamento della didattica (a partire, è evidente, dalla propria) che tenga conto della pluralità dei canali informativi e di interazione che gli studenti hanno quotidianamente a disposizione. Si tratta di un compito di straordinaria rilevanza educativa ma che al tempo stesso implica un cambiamento sia del ruolo del docente sia del modo di organizzare la didattica. Un cambiamento che qualcuno non ha esitato a definire "epocale" e che richiede al docente di "imparare a insegnare" in una modalità diversa da quella con cui lei/lui, a suo tempo, è stato formato sia disciplinarmente sia al ruolo stesso di insegnante. Ed è proprio per questo motivo che se si vuole diffondere conoscenze, competenze e cul-tura sull'uso didattico-educativo delle risorse 2.0, è necessario usare strumenti e approcci formativi dei docenti basati sulle stesse risorse e sulle stesse modalità con le quali esse possono poi essere didatticamente proposte agli studenti. Quindi non più (o almeno non solo) interventi formativi di tipo formale (partecipazione a corsi in aula o a distanza) ma centrati soprattutto su processi di apprendimento informale che facciano leva sulle potenzialità del web nell'accedere e condividere informazioni, co-noscenze e buone pratiche attraverso la consultazione diretta delle fonti e l'interazione sociale in comunità di pratica online . Non è un certo processo facile ma può riuscire, soprattutto se il docente è disposto a in-vestire tempo in una crescita professionale indirizzata al sintonizzarsi sui canali di comu-nicazione della propria utenza diretta (gli studenti) per sfruttarli poi a vantaggio del pro-cesso di insegnamento e supporto allo studio. Questo evidentemente non può prescindere dal prendere confidenza con le nuove tecno-logie della comunicazione. E il primo passo in tal senso è in genere rappresentato non tanto dallo sforzo di comprendere come le stesse possano essere impiegate didatticamente (questo verrà acquisito in una fase successiva), quanto piuttosto come sfruttarle a suppor-to della propria crescita professionale (accesso ai saperi, partecipazione a comunità online o ad attività di formazione in cui si faccia uso degli stessi strumenti tecnologici, ecc.). In questo contributo metteremo a fuoco alcuni di tali aspetti, contestualizzandone le pro-blematiche, cercando di capire come muta il ruolo del docente quando si introducono nuovi modi di gestire la comunicazione didattica e il flusso dei saperi appoggiandosi an-che (e ovviamente non solo) alle risorse 2.0. In altre parole sotto quali condizioni sia pos-sibile immaginare un passaggio dall'insegnamento tradizionale a un "insegnamento 2.0".

Formazione degli insegnanti: tra formale, informale e digitale

Guglielmo Trentin
2014

Abstract

È ormai opinione diffusa che la Scuola debba assumere un ruolo chiave sia nell'educare le nuove generazioni ad un uso eticamente corretto e consapevole delle tecnologie della comunicazione, in particolare quelle legate al cosiddetto Web 2.0 e alla telefonia mobile, sia nel proporle come strumento in grado di potenziare lo studio e i processi di apprendi-mento individuali, estendendoli al di fuori del perimetro scolastico (fisico e istituzionale). E la Scuola può oggi intraprendere questa missione capitalizzando le numerose esperienze che hanno già dimostrato come la pluralità di risorse messe a disposizione dal Web 2.0 sia in grado di aprire nuovi orizzonti pedagogici sull'uso didattico-formativo delle tecnologie di rete. Ora, però, se è vero che i docenti rappresentano il motore propulsivo delle attività di in-segnamento-apprendimento che si sviluppano nella Scuola, è inevitabilmente a loro che in prima battuta andrebbe chiesto di fungere da agenti attivi nel dar vita a un processo di cambiamento della didattica (a partire, è evidente, dalla propria) che tenga conto della pluralità dei canali informativi e di interazione che gli studenti hanno quotidianamente a disposizione. Si tratta di un compito di straordinaria rilevanza educativa ma che al tempo stesso implica un cambiamento sia del ruolo del docente sia del modo di organizzare la didattica. Un cambiamento che qualcuno non ha esitato a definire "epocale" e che richiede al docente di "imparare a insegnare" in una modalità diversa da quella con cui lei/lui, a suo tempo, è stato formato sia disciplinarmente sia al ruolo stesso di insegnante. Ed è proprio per questo motivo che se si vuole diffondere conoscenze, competenze e cul-tura sull'uso didattico-educativo delle risorse 2.0, è necessario usare strumenti e approcci formativi dei docenti basati sulle stesse risorse e sulle stesse modalità con le quali esse possono poi essere didatticamente proposte agli studenti. Quindi non più (o almeno non solo) interventi formativi di tipo formale (partecipazione a corsi in aula o a distanza) ma centrati soprattutto su processi di apprendimento informale che facciano leva sulle potenzialità del web nell'accedere e condividere informazioni, co-noscenze e buone pratiche attraverso la consultazione diretta delle fonti e l'interazione sociale in comunità di pratica online . Non è un certo processo facile ma può riuscire, soprattutto se il docente è disposto a in-vestire tempo in una crescita professionale indirizzata al sintonizzarsi sui canali di comu-nicazione della propria utenza diretta (gli studenti) per sfruttarli poi a vantaggio del pro-cesso di insegnamento e supporto allo studio. Questo evidentemente non può prescindere dal prendere confidenza con le nuove tecno-logie della comunicazione. E il primo passo in tal senso è in genere rappresentato non tanto dallo sforzo di comprendere come le stesse possano essere impiegate didatticamente (questo verrà acquisito in una fase successiva), quanto piuttosto come sfruttarle a suppor-to della propria crescita professionale (accesso ai saperi, partecipazione a comunità online o ad attività di formazione in cui si faccia uso degli stessi strumenti tecnologici, ecc.). In questo contributo metteremo a fuoco alcuni di tali aspetti, contestualizzandone le pro-blematiche, cercando di capire come muta il ruolo del docente quando si introducono nuovi modi di gestire la comunicazione didattica e il flusso dei saperi appoggiandosi an-che (e ovviamente non solo) alle risorse 2.0. In altre parole sotto quali condizioni sia pos-sibile immaginare un passaggio dall'insegnamento tradizionale a un "insegnamento 2.0".
2014
9788880801269
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
prod_325285-doc_98712.pdf

non disponibili

Descrizione: Formazione insegnanti formale informale digitale
Dimensione 2.67 MB
Formato Adobe PDF
2.67 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/320778
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact