La recente direttiva quadro in materia di acque emanata dall'Unione Europea individua gli strumenti opportuni per meglio gestire le risorse idriche presenti in un bacino idrografico e, quindi, realizzare un programma di misure finalizzate a raggiungere gli obiettivi di qualità individuati dall'autorità competente (UE,2000). La destinazione d'uso di un corpo idrico rappresenta un elemento cardine per la redazione del piano di gestione, per cui sia il monitoraggio dello stato di qualità che la valutazione del rischio di inquinamento costituiscono elementi indispensabili per supportare le decisioni dell'autorità. Per le acque sotterranee utilizzate a scopo potabile, la valutazione del rischio di inquinamento in seguito al verificarsi di eventi naturali o indotti dalle attività umane è particolarmente utile. La letteratura tecnico scientifica definisce classicamente il rischio in funzione della pericolosità e della vulnerabilità; la pericolosità rappresenta la probabilità che un evento potenzialmente dannoso si verifichi in una data area (Civita, 1995); la vulnerabilità, invece, costituisce il grado di debolezza intrinseca del sistema naturale (Varnes, 1984). Metodologie per la definizione della vulnerabilità delle falde idriche sono ampiamente descritte in letteratura (Aller et al, 1987; Civita, 1994), non altrettanto si può affermare per quanto riguarda quelle relative alla valutazione della pericolosità per l'uso potabile delle acque sotterranee associata agI i inquinati rovenienti da sorgenti non puntuali. Tra l'altro la pericolosità associata ad un evento deve valutare l'estensione temporale e spaziale degl i eventi passati, determinare la gravità degli effetti da essi prodotti e stimare la loro frequenza temporale. È relativamente consolidato il modo di operare in campo idrologico; si pensi alle valutazioni che riguardano le probabilità di accadimento di eventi meteorologici estremi, ad esempio di piogge caratterizzate da una certa durata e intensità, e la valutazione degli effetti in una sezione di chiusura di un bacino (Rossi et aL, 1984; Fiorentino e Iacobellis, 2001). Una valida alternativa alle metodologie classiche è rappresentata dalla possibilità di valutare direttamente il rischio di degrado qualitativ() delle acque sotterranee in riferimento a standard prefissati. Nella letteratura scientifica non sono facilmente rinvenibili lavori che utilizzino siffatti metodi di regionatizzazione per la costruzione delle mappe di rischio. Nel presente lavoro è stato sperimentato un approccio alternativo che parte dalla definizione del rischio di degrado effettivo quale risultato di una classificazione che combina i livelli di rischio spaziale con informazioni relative al comportamento nel tempo. In particolare, iI rischio spaziale di degrado qualitativo dell'acqua in un acquifero associato ad una sostanza inquinante è definito, in ogni punto di una assegnata area ed in dato istante (quello di campionamento), come probabilità condizionata (PC), cioè la probabilità che la concentrazione della sostanza sia più elevata di un valore soglia assegnato (standard di qualità). La geostatistica non lineare fornisce strumenti efficaci per stimare tale PC. In particolare, il KD ((Yates et aL, 1986a) offre la possibilità di valutare, ad un certo tempo t e sull'intera area di studio, la PC che la concentrazione di una sostanza inquinante, per la quale si disponga di un numero significativo di campionamenti, possa superare una soglia assegnata. È possibile produrre una successione storica di mappe che rappresentano l'evoluzione temporale di tale PC dalla quale evidenziare l'eventuale presenza di un trend della PC. I! legame tra questi trend ed il rischio "attuale" può essere costruito attraverso giudizi soggettivi, ma non per questo arbitrari, di esperti. I! modo più opportuno per gestire questi giudizi è la sovrapposizione, via CIS (Burrough,1986), delle mappe relative. Una tabella a due entrate (Marini et al, 1987) può essere un metodo più conveniente per guidare tale sovrapposizione combinando gli indici in input al fine di ottenere le categorie di rischio di degrado qualitativo effettivo.

Il rischio spazio-temporale di contaminazione da Nitrati delle acque sotterranee usando il kriging disgiuntivo

Passarella G;Vurro M;Giuliano G;
2001

Abstract

La recente direttiva quadro in materia di acque emanata dall'Unione Europea individua gli strumenti opportuni per meglio gestire le risorse idriche presenti in un bacino idrografico e, quindi, realizzare un programma di misure finalizzate a raggiungere gli obiettivi di qualità individuati dall'autorità competente (UE,2000). La destinazione d'uso di un corpo idrico rappresenta un elemento cardine per la redazione del piano di gestione, per cui sia il monitoraggio dello stato di qualità che la valutazione del rischio di inquinamento costituiscono elementi indispensabili per supportare le decisioni dell'autorità. Per le acque sotterranee utilizzate a scopo potabile, la valutazione del rischio di inquinamento in seguito al verificarsi di eventi naturali o indotti dalle attività umane è particolarmente utile. La letteratura tecnico scientifica definisce classicamente il rischio in funzione della pericolosità e della vulnerabilità; la pericolosità rappresenta la probabilità che un evento potenzialmente dannoso si verifichi in una data area (Civita, 1995); la vulnerabilità, invece, costituisce il grado di debolezza intrinseca del sistema naturale (Varnes, 1984). Metodologie per la definizione della vulnerabilità delle falde idriche sono ampiamente descritte in letteratura (Aller et al, 1987; Civita, 1994), non altrettanto si può affermare per quanto riguarda quelle relative alla valutazione della pericolosità per l'uso potabile delle acque sotterranee associata agI i inquinati rovenienti da sorgenti non puntuali. Tra l'altro la pericolosità associata ad un evento deve valutare l'estensione temporale e spaziale degl i eventi passati, determinare la gravità degli effetti da essi prodotti e stimare la loro frequenza temporale. È relativamente consolidato il modo di operare in campo idrologico; si pensi alle valutazioni che riguardano le probabilità di accadimento di eventi meteorologici estremi, ad esempio di piogge caratterizzate da una certa durata e intensità, e la valutazione degli effetti in una sezione di chiusura di un bacino (Rossi et aL, 1984; Fiorentino e Iacobellis, 2001). Una valida alternativa alle metodologie classiche è rappresentata dalla possibilità di valutare direttamente il rischio di degrado qualitativ() delle acque sotterranee in riferimento a standard prefissati. Nella letteratura scientifica non sono facilmente rinvenibili lavori che utilizzino siffatti metodi di regionatizzazione per la costruzione delle mappe di rischio. Nel presente lavoro è stato sperimentato un approccio alternativo che parte dalla definizione del rischio di degrado effettivo quale risultato di una classificazione che combina i livelli di rischio spaziale con informazioni relative al comportamento nel tempo. In particolare, iI rischio spaziale di degrado qualitativo dell'acqua in un acquifero associato ad una sostanza inquinante è definito, in ogni punto di una assegnata area ed in dato istante (quello di campionamento), come probabilità condizionata (PC), cioè la probabilità che la concentrazione della sostanza sia più elevata di un valore soglia assegnato (standard di qualità). La geostatistica non lineare fornisce strumenti efficaci per stimare tale PC. In particolare, il KD ((Yates et aL, 1986a) offre la possibilità di valutare, ad un certo tempo t e sull'intera area di studio, la PC che la concentrazione di una sostanza inquinante, per la quale si disponga di un numero significativo di campionamenti, possa superare una soglia assegnata. È possibile produrre una successione storica di mappe che rappresentano l'evoluzione temporale di tale PC dalla quale evidenziare l'eventuale presenza di un trend della PC. I! legame tra questi trend ed il rischio "attuale" può essere costruito attraverso giudizi soggettivi, ma non per questo arbitrari, di esperti. I! modo più opportuno per gestire questi giudizi è la sovrapposizione, via CIS (Burrough,1986), delle mappe relative. Una tabella a due entrate (Marini et al, 1987) può essere un metodo più conveniente per guidare tale sovrapposizione combinando gli indici in input al fine di ottenere le categorie di rischio di degrado qualitativo effettivo.
2001
Istituto di Ricerca Sulle Acque - IRSA
88-87854-09-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/3253
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