La ricollocazione su supporto mobile di lacerti musivi precedentemente strappati e riallettati in passato su cemento (a volte armato), o conservati presso magazzini di musei e soprintendenze è una delle operazioni di restauro musivo più frequenti, laboriose e costose. Da molti anni i lacerti musivi, dopo la rimozione a retro delle malte cementizie (o il consolidamento/rimozione delle malte originali) e l'applicazione con successivo livellamento di una nuova malta non cementizia, vengono ricollocati su supporti leggeri generalmente in alluminio con struttura a nido d'ape; particolarmente leggeri e durevoli, ma con proprietà meccaniche completamente diverse da quelle del mosaico. Molto utilizzato e particolarmente costoso è il cosiddetto Aerolam. L'incollaggio dei lacerti musivi a questi particolari supporti risulta spesso particolarmente complesso, in quanto bisogna creare un idoneo aggrappaggio sulla superficie del supporto, sagomare il pannello in funzione del lacerto musivo e quindi applicare un legante particolarmente tenace e non rimovibile fra malta di restauro e supporto "trattato". La collocazione su un nuovo supporto mobile, diventa ancora più complessa quando bisogna connettere fra di loro più lacerti musivi. In questi ultimi anni, per ridurre i costi di questa operazione di restauro, si sono diffusi pannelli che simulano l'Aerolam, ma realizzati con materiali più economici. Al costo decisamente più basso, spesso si associano proprietà decisamente inferiori. Sempre nella direzione di una drastica riduzione dei costi e tempi di restauro, in diversi centri di ricerca e di restauro si stanno realizzando studi e sperimentazioni di pannelli realizzati con materiali diversi e di nuove tecniche di ricollocazione. Da poco più di un anno il gruppo Beni Culturali del CNR-ISTEC di Faenza in collaborazione con Certimac (soc. Cons. arl, Faenza), nell'ambito del POR FESR 2007-13, Regione Emilia-Romagna, Laboratorio MITAI Linea 4 (Sviluppo e messa a punto di materiali e tecnologie innovative ed ecocompatibili per il restauro e la conservazione dei Beni Culturali), sta sviluppando nuovi pannelli in geopolimero alleggerito e compositi geopolimerici da applicare allo stato liquido o in pasta direttamente sulle malte da restauro, in modo da ottenere dopo alcune ore il loro indurimento e adesione alla malta stessa. Quest'ultima soluzione risulta essere particolarmente innovativa in quanto il geopolimero autolivellante a presa avvenuta fa direttamente da nuovo supporto, abbattendo in maniera drastica i tempi di restauro (e quindi i costi). Con l'applicazione a retro del mosaico, a diretto contatto con la malta di restauro, non si ha infatti bisogno di modellare e "preparare" il pannello, di livellare la malta e di applicare un collante fra pannello e malta. I primi risultati sia per quanto riguarda i pannelli alleggeriti in geopolimero da incollare sul retro del lacerto musivo, che per il geopolimero liquido/pasta applicato a diretto contatto con le malte da restauro sono molto promettenti. Il geopolimero ad esempio applicato su malte idrauliche a base di calce idraulica naturale (NHL 3.5) e metacaolino presenta elevati valori di adesione (fino a 0,58 N/mm2, spesso accompagnati dalla rottura della malta del provino) e valori di resistenza a flessione dello stesso ordine di grandezza di quelli della malta (flessibilità simile). Nell'intento di migliorare l'intero sistema malta-geopolimero si sta lavorando molto anche nella formulazione delle malte. Lo studio si è concentrato su malte a base di calce idraulica naturale, in quanto attualmente sono quelle più diffuse nel restauro musivo, sia come premiscelati che preparate a piè d'opera. Tale legante consente di ottenere malte particolarmente durevoli anche in ambienti molto umidi, compatibili con le malte originali e/o con la superficie musiva, tempi di presa ragionevolmente rapidi, buona lavorabilità e costi non eccessivamente elevati. Inoltre vengono formulati geopolimeri colorati per realizzare "pseudo pizze" da cui ottenere, per taglio con martellina o tagliolo, tessere da impiegare nella messa in opera di nuovi mosaici o per integrazione di lacune in interventi conservativi. A breve si procederà alla messa a punto di leganti geopolimerici da applicare a retro di tessere nella messa in opera di mosaici realizzati con tecnica indiretta.

GEOPOLYMERIC MATERIALS FOR MOSAICS

S Gualtieri;M Macchiarola;E Soragni;B Fabbri;
2014

Abstract

La ricollocazione su supporto mobile di lacerti musivi precedentemente strappati e riallettati in passato su cemento (a volte armato), o conservati presso magazzini di musei e soprintendenze è una delle operazioni di restauro musivo più frequenti, laboriose e costose. Da molti anni i lacerti musivi, dopo la rimozione a retro delle malte cementizie (o il consolidamento/rimozione delle malte originali) e l'applicazione con successivo livellamento di una nuova malta non cementizia, vengono ricollocati su supporti leggeri generalmente in alluminio con struttura a nido d'ape; particolarmente leggeri e durevoli, ma con proprietà meccaniche completamente diverse da quelle del mosaico. Molto utilizzato e particolarmente costoso è il cosiddetto Aerolam. L'incollaggio dei lacerti musivi a questi particolari supporti risulta spesso particolarmente complesso, in quanto bisogna creare un idoneo aggrappaggio sulla superficie del supporto, sagomare il pannello in funzione del lacerto musivo e quindi applicare un legante particolarmente tenace e non rimovibile fra malta di restauro e supporto "trattato". La collocazione su un nuovo supporto mobile, diventa ancora più complessa quando bisogna connettere fra di loro più lacerti musivi. In questi ultimi anni, per ridurre i costi di questa operazione di restauro, si sono diffusi pannelli che simulano l'Aerolam, ma realizzati con materiali più economici. Al costo decisamente più basso, spesso si associano proprietà decisamente inferiori. Sempre nella direzione di una drastica riduzione dei costi e tempi di restauro, in diversi centri di ricerca e di restauro si stanno realizzando studi e sperimentazioni di pannelli realizzati con materiali diversi e di nuove tecniche di ricollocazione. Da poco più di un anno il gruppo Beni Culturali del CNR-ISTEC di Faenza in collaborazione con Certimac (soc. Cons. arl, Faenza), nell'ambito del POR FESR 2007-13, Regione Emilia-Romagna, Laboratorio MITAI Linea 4 (Sviluppo e messa a punto di materiali e tecnologie innovative ed ecocompatibili per il restauro e la conservazione dei Beni Culturali), sta sviluppando nuovi pannelli in geopolimero alleggerito e compositi geopolimerici da applicare allo stato liquido o in pasta direttamente sulle malte da restauro, in modo da ottenere dopo alcune ore il loro indurimento e adesione alla malta stessa. Quest'ultima soluzione risulta essere particolarmente innovativa in quanto il geopolimero autolivellante a presa avvenuta fa direttamente da nuovo supporto, abbattendo in maniera drastica i tempi di restauro (e quindi i costi). Con l'applicazione a retro del mosaico, a diretto contatto con la malta di restauro, non si ha infatti bisogno di modellare e "preparare" il pannello, di livellare la malta e di applicare un collante fra pannello e malta. I primi risultati sia per quanto riguarda i pannelli alleggeriti in geopolimero da incollare sul retro del lacerto musivo, che per il geopolimero liquido/pasta applicato a diretto contatto con le malte da restauro sono molto promettenti. Il geopolimero ad esempio applicato su malte idrauliche a base di calce idraulica naturale (NHL 3.5) e metacaolino presenta elevati valori di adesione (fino a 0,58 N/mm2, spesso accompagnati dalla rottura della malta del provino) e valori di resistenza a flessione dello stesso ordine di grandezza di quelli della malta (flessibilità simile). Nell'intento di migliorare l'intero sistema malta-geopolimero si sta lavorando molto anche nella formulazione delle malte. Lo studio si è concentrato su malte a base di calce idraulica naturale, in quanto attualmente sono quelle più diffuse nel restauro musivo, sia come premiscelati che preparate a piè d'opera. Tale legante consente di ottenere malte particolarmente durevoli anche in ambienti molto umidi, compatibili con le malte originali e/o con la superficie musiva, tempi di presa ragionevolmente rapidi, buona lavorabilità e costi non eccessivamente elevati. Inoltre vengono formulati geopolimeri colorati per realizzare "pseudo pizze" da cui ottenere, per taglio con martellina o tagliolo, tessere da impiegare nella messa in opera di nuovi mosaici o per integrazione di lacune in interventi conservativi. A breve si procederà alla messa a punto di leganti geopolimerici da applicare a retro di tessere nella messa in opera di mosaici realizzati con tecnica indiretta.
2014
Istituto di Scienza, Tecnologia e Sostenibilità per lo Sviluppo dei Materiali Ceramici - ISSMC (ex ISTEC)
geopolimeri
restauro
mosaico
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/327056
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