La relazione tra arte, scienze e tecnologie è ben consolidata nel panorama culturale internazionale. L'incontro ha ricevuto nuovi stimoli negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso con video e computer impiegati come mezzi espressivi in creazioni d'arte, per poi rimodellarsi negli anni Novanta con la tecnologia digitale, informatica, robotica ed Internet, che hanno dato luogo ad installazioni nelle quali gli artisti hanno utilizzato i nuovi media, svelandone potenzialità e significati. Negli ultimi anni del Novecento si è fatto strada l'interesse degli artisti per la biologia e per le biotecnologie in particolare: i nuovissimi media degli artisti sono diventati tessuti, sangue e geni, da trattare con gli strumenti offerti dalle conoscenze biologiche e dalle acquisizione biotecnologiche. Gli artisti hanno iniziato a collaborare con scienziati e ricercatori: la sperimentazione di laboratorio ha incontrato l'esperienza artistica ed ha generato un sodalizio che non trova precedenti analoghi nella storia umana, totalmente inedito, e perfino impensabile, fino a pochi anni orsono. Volgendo lo sguardo al passato, pensiamo subito ad alcuni grandi artisti che sono stati anche scienziati: i nomi di Leon Battista Alberti, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo Buonarroti evocano studiosi dalle competenze poliedriche che, per creare mirabili ed imperiture opere d'arte, hanno condotto ricerche scientifiche in diversi ambiti del sapere. Nel corso dei secoli artisti e scienziati hanno avuto molteplici occasioni di lavorare insieme: i testi di anatomia, botanica, biologia, ad esempio, contengono disegni e tavole eseguiti da illustratori che hanno aiutato gli scienziati a descrivere singoli organi, oppure interi esseri viventi vegetali e animali, uomo compreso. Tuttavia, ciò a cui ci stiamo riferendo, e che sta accadendo da poco meno di due decenni, è differente sia rispetto all'esperienza artistico-scientifica di Leonardo e Michelangelo, sia rispetto alla collaborazione tra illustratori e scienziati; e si distingue significativamente anche dal fenomeno derivato dall'impiego della tecnologia digitale ed informatica per realizzare opere d'arte. Si tratta di un'esperienza artistica che reinterpreta i concetti di vita, evoluzione, natura: un'esperienza nella quale filosofia, scienze e biotecnologie si incontrano e si fondono in un'attività che dà un senso nuovo al concetto stesso di arte. Il mezzo espressivo, il medium, è diventato la materia vivente, la materia organica già presente in natura e vecchia di milioni di anni, ma trattata con tecniche rese possibili dalle scoperte scientifico-tecnologiche più recenti. Queste creazioni artistiche realizzano un'identità tra medium, opera, messaggio, tecnica e ideazione concettuale, in un tutt'uno senza precedenti, nel quale l'arte diventa vita e la vita diventa arte nel senso letterale del termine. Questo movimento artistico poliedrico e multiforme è conosciuto con diversi nomi: bioarte, arte biotecnologica, arte genetica, arte transgenica. Questa attrazione degli artisti nei confronti della vita in generale e della genetica in particolare si spiega alla luce del ruolo che nei secoli l'artista ha svolto come interprete di idee e fenomeni politico-sociali e scientifici, riguardanti oggi il rapporto dell'uomo con le tecnologie, con il progresso e con i timori che lo accompagnano. Per dare conto di un'indagine che in questi anni ha visto il moltiplicarsi delle produzioni, con performance ed installazioni, ma che è agli inizi della propria storia e non ha ancora raccolto intorno a sé un pubblico molto ampio, abbiamo scelto di prendere in esame un numero limitato di opere realizzate da bioartisti internazionali, all'illustrazione delle quali seguirà una riflessione. Con questo articolo non si intende presentare una ricostruzione del vasto panorama della bioarte, o interrogarsi sull'appartenenza delle produzioni dei bioartisti al dominio dell'arte, ma piuttosto si intende fornire qualche spunto di riflessione, più di natura bioetica che artistico-estetica.
Bioarte, bioetica, biotecnlogie: elementi per una riflessione
Rosangela Barcaro
2016
Abstract
La relazione tra arte, scienze e tecnologie è ben consolidata nel panorama culturale internazionale. L'incontro ha ricevuto nuovi stimoli negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso con video e computer impiegati come mezzi espressivi in creazioni d'arte, per poi rimodellarsi negli anni Novanta con la tecnologia digitale, informatica, robotica ed Internet, che hanno dato luogo ad installazioni nelle quali gli artisti hanno utilizzato i nuovi media, svelandone potenzialità e significati. Negli ultimi anni del Novecento si è fatto strada l'interesse degli artisti per la biologia e per le biotecnologie in particolare: i nuovissimi media degli artisti sono diventati tessuti, sangue e geni, da trattare con gli strumenti offerti dalle conoscenze biologiche e dalle acquisizione biotecnologiche. Gli artisti hanno iniziato a collaborare con scienziati e ricercatori: la sperimentazione di laboratorio ha incontrato l'esperienza artistica ed ha generato un sodalizio che non trova precedenti analoghi nella storia umana, totalmente inedito, e perfino impensabile, fino a pochi anni orsono. Volgendo lo sguardo al passato, pensiamo subito ad alcuni grandi artisti che sono stati anche scienziati: i nomi di Leon Battista Alberti, di Leonardo da Vinci, di Michelangelo Buonarroti evocano studiosi dalle competenze poliedriche che, per creare mirabili ed imperiture opere d'arte, hanno condotto ricerche scientifiche in diversi ambiti del sapere. Nel corso dei secoli artisti e scienziati hanno avuto molteplici occasioni di lavorare insieme: i testi di anatomia, botanica, biologia, ad esempio, contengono disegni e tavole eseguiti da illustratori che hanno aiutato gli scienziati a descrivere singoli organi, oppure interi esseri viventi vegetali e animali, uomo compreso. Tuttavia, ciò a cui ci stiamo riferendo, e che sta accadendo da poco meno di due decenni, è differente sia rispetto all'esperienza artistico-scientifica di Leonardo e Michelangelo, sia rispetto alla collaborazione tra illustratori e scienziati; e si distingue significativamente anche dal fenomeno derivato dall'impiego della tecnologia digitale ed informatica per realizzare opere d'arte. Si tratta di un'esperienza artistica che reinterpreta i concetti di vita, evoluzione, natura: un'esperienza nella quale filosofia, scienze e biotecnologie si incontrano e si fondono in un'attività che dà un senso nuovo al concetto stesso di arte. Il mezzo espressivo, il medium, è diventato la materia vivente, la materia organica già presente in natura e vecchia di milioni di anni, ma trattata con tecniche rese possibili dalle scoperte scientifico-tecnologiche più recenti. Queste creazioni artistiche realizzano un'identità tra medium, opera, messaggio, tecnica e ideazione concettuale, in un tutt'uno senza precedenti, nel quale l'arte diventa vita e la vita diventa arte nel senso letterale del termine. Questo movimento artistico poliedrico e multiforme è conosciuto con diversi nomi: bioarte, arte biotecnologica, arte genetica, arte transgenica. Questa attrazione degli artisti nei confronti della vita in generale e della genetica in particolare si spiega alla luce del ruolo che nei secoli l'artista ha svolto come interprete di idee e fenomeni politico-sociali e scientifici, riguardanti oggi il rapporto dell'uomo con le tecnologie, con il progresso e con i timori che lo accompagnano. Per dare conto di un'indagine che in questi anni ha visto il moltiplicarsi delle produzioni, con performance ed installazioni, ma che è agli inizi della propria storia e non ha ancora raccolto intorno a sé un pubblico molto ampio, abbiamo scelto di prendere in esame un numero limitato di opere realizzate da bioartisti internazionali, all'illustrazione delle quali seguirà una riflessione. Con questo articolo non si intende presentare una ricostruzione del vasto panorama della bioarte, o interrogarsi sull'appartenenza delle produzioni dei bioartisti al dominio dell'arte, ma piuttosto si intende fornire qualche spunto di riflessione, più di natura bioetica che artistico-estetica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.