La valutazione dell'impatto delle centrali termoelettriche a carbone alle concentrazioni di particolato atmosferico è importante per la valutazione dei rischi per la salute umana e dei potenziali effetti sui cambiamenti climatici. L'applicazione di modelli a recettore non è semplice perché il profilo chimico delle emissioni di tali centrali è caratterizzato da Si e Al ed è collineare al profilo del materiale terrigeno [1]. In questo lavoro è stata sviluppata una metodologia, basata sul modello Positive Matrix Factorization (PMF) e sul rapporto diagnostico Si/Al, per discriminare il contributo della centrale a carbone dal contributo della crosta terrestre. La metodologia è stata applicata a 347 campioni giornalieri di PM10 raccolti in tre siti (urbano, di fondo urbano e rurale) in prossimità della centrale di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), localizzati tra 2.8 e 5.8 km dalla centrale stessa. I risultati hanno mostrato un contributo primario medio della centrale pari al 2% (± 0.8%) nell'area in esame, con lievi differenze nei tre siti analizzati . La validità della metodologia è stata analizzata confrontando i risultati ottenuti con due approcci indipendenti: il modello a recettore Chemical Mass Balance (CMB) e la correlazione del contributo del fattore Si-Al del PMF con le direzioni del vento e con i risultati del sistema modellistico a dispersione Calpuff/Calmet per stimare il contributo della centrale. Inoltre, è stato sviluppato un approccio che integra i risultati del modello a dispersione ed i risultati dei modelli a recettore (PMF e CMB) per stimare il contributo della centrale al solfato di ammonio secondario Tale contributo è risultato, in media, pari a 1.5% del PM10 (± 0.3%) con limitata variabilità tra i tre siti di misura.
Valutazione del contributo di una centrale a carbone alle concentrazioni di PM10 utilizzando i modelli a recettore PMF e CMB
D Contini;D Cesari;M Conte;A Donateo
2016
Abstract
La valutazione dell'impatto delle centrali termoelettriche a carbone alle concentrazioni di particolato atmosferico è importante per la valutazione dei rischi per la salute umana e dei potenziali effetti sui cambiamenti climatici. L'applicazione di modelli a recettore non è semplice perché il profilo chimico delle emissioni di tali centrali è caratterizzato da Si e Al ed è collineare al profilo del materiale terrigeno [1]. In questo lavoro è stata sviluppata una metodologia, basata sul modello Positive Matrix Factorization (PMF) e sul rapporto diagnostico Si/Al, per discriminare il contributo della centrale a carbone dal contributo della crosta terrestre. La metodologia è stata applicata a 347 campioni giornalieri di PM10 raccolti in tre siti (urbano, di fondo urbano e rurale) in prossimità della centrale di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia), localizzati tra 2.8 e 5.8 km dalla centrale stessa. I risultati hanno mostrato un contributo primario medio della centrale pari al 2% (± 0.8%) nell'area in esame, con lievi differenze nei tre siti analizzati . La validità della metodologia è stata analizzata confrontando i risultati ottenuti con due approcci indipendenti: il modello a recettore Chemical Mass Balance (CMB) e la correlazione del contributo del fattore Si-Al del PMF con le direzioni del vento e con i risultati del sistema modellistico a dispersione Calpuff/Calmet per stimare il contributo della centrale. Inoltre, è stato sviluppato un approccio che integra i risultati del modello a dispersione ed i risultati dei modelli a recettore (PMF e CMB) per stimare il contributo della centrale al solfato di ammonio secondario Tale contributo è risultato, in media, pari a 1.5% del PM10 (± 0.3%) con limitata variabilità tra i tre siti di misura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.