Negli ultimi trent'anni la Cina ha investito molto nel cosiddetto turismo culturale. Parallelamente, il forte incremento dell'edilizia nelle grandi aree urbane e sub-urbane è stata occasione di rinvenimenti archeologici straordinari. La concomitanza di questi due fenomeni ha avuto esiti di portata eccezionale che non solo hanno sollecitato accesi dibattiti nella comunità scientifica internazionale - rispetto all'interpretazione dell'archeologia alla conservazione, valorizzazione e gestione delle grandi aree archeologiche urbane, ecc. - e negli esperti di politica economica - relativamente alla gestione dei suoli limitrofi ai siti culturali, soggetti ad ingenti investimenti per le infrastrutture per il turismo e a crescente pressione edilizia - ma anche vedendo le grandi multinazionali occidentali protagoniste di ingenti investimenti economici. In molti casi, la spettacolarizzazione dei grandi siti archeologici, finalizzata alla valorizzazione del contesto puntuale, ha finito con l'estendersi a tutta la città, in operazioni speculative frenetiche mirate alla caccia al turista. In definitiva, da protagonista e motore dello sviluppo locale, l'archeologia ha è finita in secondo piano, divenendo un pretesto per assecondare le logiche del mercato turistico. Questa dinamica verrà analizzata attraverso il caso studio di Xi'an, capoluogo della provincia dello Shaanxi, considerata una delle 4 capitali delle più antiche civiltà mondiali, e una fra le città cinesi in cui il turismo è il settore pilastro. Infatti, vanta numerosi siti culturali fra cui spicca il sito UNESCO del Museo dei guerrieri e cavalli di terracotta dell'imperatore Qinshihuang.
L'archeologia tra motore di sviluppo e "turistificazione". Il caso cinese di Xi'an
Laura Genovese
2017
Abstract
Negli ultimi trent'anni la Cina ha investito molto nel cosiddetto turismo culturale. Parallelamente, il forte incremento dell'edilizia nelle grandi aree urbane e sub-urbane è stata occasione di rinvenimenti archeologici straordinari. La concomitanza di questi due fenomeni ha avuto esiti di portata eccezionale che non solo hanno sollecitato accesi dibattiti nella comunità scientifica internazionale - rispetto all'interpretazione dell'archeologia alla conservazione, valorizzazione e gestione delle grandi aree archeologiche urbane, ecc. - e negli esperti di politica economica - relativamente alla gestione dei suoli limitrofi ai siti culturali, soggetti ad ingenti investimenti per le infrastrutture per il turismo e a crescente pressione edilizia - ma anche vedendo le grandi multinazionali occidentali protagoniste di ingenti investimenti economici. In molti casi, la spettacolarizzazione dei grandi siti archeologici, finalizzata alla valorizzazione del contesto puntuale, ha finito con l'estendersi a tutta la città, in operazioni speculative frenetiche mirate alla caccia al turista. In definitiva, da protagonista e motore dello sviluppo locale, l'archeologia ha è finita in secondo piano, divenendo un pretesto per assecondare le logiche del mercato turistico. Questa dinamica verrà analizzata attraverso il caso studio di Xi'an, capoluogo della provincia dello Shaanxi, considerata una delle 4 capitali delle più antiche civiltà mondiali, e una fra le città cinesi in cui il turismo è il settore pilastro. Infatti, vanta numerosi siti culturali fra cui spicca il sito UNESCO del Museo dei guerrieri e cavalli di terracotta dell'imperatore Qinshihuang.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.