L'articolo prende spunto dall'interesse espresso dalla Commissione europea per il fenomeno del commercio equo e solidale nell'ambito di due documenti del maggio 2009 nel contesto, rispettivamente, delle iniziative private in ambito commerciale a garanzia della sostenibilità e dellanpolitica di qualità dei prodotti agricoli, per esaminare l'evoluzione del fenomeno del commercio equo e solidale (o fair trade) alla luce degli atti di soft law che lo regolamentano a livello internazionale e nazionale. In particolare, si evidenza che la mancanza di un chiaro quadro normativo europeo di riferimento e il contestuale permanere di diversi enti di certificazione con regole difformi sul piano internaizonale possano creare, da un lato, un "rischio di abusi" da parte di imprese e, dall'altro, un rischio di confusione o inganno per il consumatore.
Il commercio equo e solidale e l'etichettatura sociale tra soft law e forme di autodisciplina
Giuliana Strambi
2010
Abstract
L'articolo prende spunto dall'interesse espresso dalla Commissione europea per il fenomeno del commercio equo e solidale nell'ambito di due documenti del maggio 2009 nel contesto, rispettivamente, delle iniziative private in ambito commerciale a garanzia della sostenibilità e dellanpolitica di qualità dei prodotti agricoli, per esaminare l'evoluzione del fenomeno del commercio equo e solidale (o fair trade) alla luce degli atti di soft law che lo regolamentano a livello internazionale e nazionale. In particolare, si evidenza che la mancanza di un chiaro quadro normativo europeo di riferimento e il contestuale permanere di diversi enti di certificazione con regole difformi sul piano internaizonale possano creare, da un lato, un "rischio di abusi" da parte di imprese e, dall'altro, un rischio di confusione o inganno per il consumatore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.