I dati archeobotanici da distinti contesti stratigrafici nell'area di Fimon Le Fratte (focolari e depositi naturali) forniscono elementi per la descrizione delle tipologie forestali dominanti e delle attività umane svolte nell'area di studio durante la prima metà del IV millennio a.C.. La parte inferiore della successione stratigrafica messa in luce nell'area di scavo è costituita da fanghi carbonatici grigio chiaro deposti in un contesto lacustre di acque profonde in un ambiente dominato da foreste di latifoglie decidue. I dati biostratigrafici collocano questa fase tra 6 - 7 mila anni cal BP (VI - V millennio a.C.). Ai sedimenti carbonatici segue la deposizione di gyttja/torba, ad indicare processi naturali di impaludamento nell'area di Le Fratte, legati probabilmente ad una fase di ridotto livello lacustre e di espansione delle aree umide paludose prossime al bacino. I dati archeobotanici indicano che l'essenza dominante di questi boschi igrofili era l'ontano, cui si accompagnavano salici ed entità erbacee a costituire una cintura umida perilacustre. Nell'area di Le Fratte, al di sopra dei livelli di gyttja/torba, si attesta la fase di frequentazione antropica: testimonianze ne vengono rinvenute nei livelli di focolare impostati al di sopra dei livelli organici e nei limi marroni carbonatici con frammenti di carbone distribuiti su tutta l'area di scavo. Le età 14C ottenute su carboni dall'area di Le Fratte collocano la fase di frequentazione in situ nella prima metà del IV millennio a.C. In accordo con i dati di scavo, le informazioni archeobotaniche supportano l'ipotesi di un utilizzo domestico dei focolari. I focolari venivano approntati mescolando dapprima sterco, strame e materiali esterni al bacino (ad esempio, terre rosse reperibili con facilità lungo i versanti dei Colli Berici) e poi alimentati in prevalenza con legna (combustibile primario). È possibile che lo sterco venisse usato anche come combustibile secondario. La presenza di cariossidi carbonizzate nei livelli dei focolari 1 e 5 suggerisce l'accidentale combustione di cereali durante le fasi di preparazione del cibo.

Un insediamento perilacustre del Tardo Neolitico - Età del Rame a Fimon Le Fratte. Successione sedimentaria, stratigrafia pollinica e macroresti vegetali.

PINI ROBERTA;RAVAZZI CESARE;RIZZI AGOSTINO
2016

Abstract

I dati archeobotanici da distinti contesti stratigrafici nell'area di Fimon Le Fratte (focolari e depositi naturali) forniscono elementi per la descrizione delle tipologie forestali dominanti e delle attività umane svolte nell'area di studio durante la prima metà del IV millennio a.C.. La parte inferiore della successione stratigrafica messa in luce nell'area di scavo è costituita da fanghi carbonatici grigio chiaro deposti in un contesto lacustre di acque profonde in un ambiente dominato da foreste di latifoglie decidue. I dati biostratigrafici collocano questa fase tra 6 - 7 mila anni cal BP (VI - V millennio a.C.). Ai sedimenti carbonatici segue la deposizione di gyttja/torba, ad indicare processi naturali di impaludamento nell'area di Le Fratte, legati probabilmente ad una fase di ridotto livello lacustre e di espansione delle aree umide paludose prossime al bacino. I dati archeobotanici indicano che l'essenza dominante di questi boschi igrofili era l'ontano, cui si accompagnavano salici ed entità erbacee a costituire una cintura umida perilacustre. Nell'area di Le Fratte, al di sopra dei livelli di gyttja/torba, si attesta la fase di frequentazione antropica: testimonianze ne vengono rinvenute nei livelli di focolare impostati al di sopra dei livelli organici e nei limi marroni carbonatici con frammenti di carbone distribuiti su tutta l'area di scavo. Le età 14C ottenute su carboni dall'area di Le Fratte collocano la fase di frequentazione in situ nella prima metà del IV millennio a.C. In accordo con i dati di scavo, le informazioni archeobotaniche supportano l'ipotesi di un utilizzo domestico dei focolari. I focolari venivano approntati mescolando dapprima sterco, strame e materiali esterni al bacino (ad esempio, terre rosse reperibili con facilità lungo i versanti dei Colli Berici) e poi alimentati in prevalenza con legna (combustibile primario). È possibile che lo sterco venisse usato anche come combustibile secondario. La presenza di cariossidi carbonizzate nei livelli dei focolari 1 e 5 suggerisce l'accidentale combustione di cereali durante le fasi di preparazione del cibo.
2016
Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali - IDPA - Sede Venezia
Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria - IGAG
Dipartimento di Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l'Ambiente - DSSTTA
9788884497697
archeobotanica
stratigrafia
insedimento perilacustre
cronologia
economia di sussistenza
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/332543
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