Sono molti gli studi di tipo archeologico e geologico-geotecnico riguardanti le cavità sotterranee nel territorio di Roma. Tali cavità costituiscono un'intricata rete di gallerie sotto la città, costituendo sistemi, a volte a più piani, che in alcuni casi si approfondiscono fino a oltre 20m. Questi vuoti sono tutti di origine antropica, scavati a vario titolo, per vari scopi (edilizio, idraulico, religioso etc.), ma per lo più per l'approvvigionamento di materiali da costruzione. Ad esempio, le cave romane, realizzate prevalentemente nei terreni vulcanici, costituiscono le cavità maggiormente diffuse; esse si concentrano soprattutto nella porzione orientale della città. La coltivazione mineraria avveniva attraverso la realizzazione di gallerie che prevedeva un imbocco alla base del versante. L'utilizzo delle cave di tufo come aree di culto e cimiteriali è successivo e risale al I-III sec. d. C. Le aree censite e adibite a catacombe ed ipogei privati rappresentano per estensione la seconda tipologia di cavità sotterranea. Le cave di conglomerati e sabbia, realizzate nella porzione sud-occidentale della città, hanno più scarsa estensione e non furono mai utilizzate come necropoli ma, successivamente, come depositi, fungaie, etc. Purtroppo, tale rete di gallerie sotterranee è conosciuta solamente in forma frammentaria, e sicuramente molte abitazioni civili sono state realizzate su tali vuoti, sconosciuti e non bonificati. In particolari condizioni, la presenza delle cavità sotterranee, congiuntamente alle possibili perdite della rete idraulica dei sottoservizi, può provocare il crollo degli strati più superficiali del terreno con la formazione di voragini in superficie (sinkhole antropogenici) determinando un grave rischio per il prezioso tessuto urbano romano (Ciotoli et al. 2013, 2015). Sino ad oggi, non è mai stata realizzata una cartografia d'insieme e un database completo che riportino l'effettiva estensione degli ipogei nel sottosuolo dell'area urbana di Roma. Tali informazioni costituiscono un dato fondamentale per lo studio e l'analisi della pericolosità 4 del territorio. Lo scorso anno è stato costituito, in seno all'ISPRA, un Gruppo di Lavoro (a cui partecipano vari Enti, tra i quali: Roma Capitale, CNR, Protezione Civile Nazionale, Roma Metropolitane e le principali Associazioni Speleologiche di Roma; la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra) che si sta occupando della raccolta dati al fine di migliorare e completare le conoscenze e il censimento dei vuoti sotterranei presenti nell'area urbana di Roma. Nell'ambito del nuovo censimento, ai dati di tipo puntuale sono stati affiancati, laddove noti e reperibili, anche gli inviluppi areali delle cavità. Si presentano, pertanto, i primi risultati conseguiti dal Gruppo di Lavoro e la prima Carta delle Cavità Sotterranee di Roma.
Primo contributo alla realizzazione della Carta delle Cavità Sotterranee di Roma
CIOTOLI G;
2017
Abstract
Sono molti gli studi di tipo archeologico e geologico-geotecnico riguardanti le cavità sotterranee nel territorio di Roma. Tali cavità costituiscono un'intricata rete di gallerie sotto la città, costituendo sistemi, a volte a più piani, che in alcuni casi si approfondiscono fino a oltre 20m. Questi vuoti sono tutti di origine antropica, scavati a vario titolo, per vari scopi (edilizio, idraulico, religioso etc.), ma per lo più per l'approvvigionamento di materiali da costruzione. Ad esempio, le cave romane, realizzate prevalentemente nei terreni vulcanici, costituiscono le cavità maggiormente diffuse; esse si concentrano soprattutto nella porzione orientale della città. La coltivazione mineraria avveniva attraverso la realizzazione di gallerie che prevedeva un imbocco alla base del versante. L'utilizzo delle cave di tufo come aree di culto e cimiteriali è successivo e risale al I-III sec. d. C. Le aree censite e adibite a catacombe ed ipogei privati rappresentano per estensione la seconda tipologia di cavità sotterranea. Le cave di conglomerati e sabbia, realizzate nella porzione sud-occidentale della città, hanno più scarsa estensione e non furono mai utilizzate come necropoli ma, successivamente, come depositi, fungaie, etc. Purtroppo, tale rete di gallerie sotterranee è conosciuta solamente in forma frammentaria, e sicuramente molte abitazioni civili sono state realizzate su tali vuoti, sconosciuti e non bonificati. In particolari condizioni, la presenza delle cavità sotterranee, congiuntamente alle possibili perdite della rete idraulica dei sottoservizi, può provocare il crollo degli strati più superficiali del terreno con la formazione di voragini in superficie (sinkhole antropogenici) determinando un grave rischio per il prezioso tessuto urbano romano (Ciotoli et al. 2013, 2015). Sino ad oggi, non è mai stata realizzata una cartografia d'insieme e un database completo che riportino l'effettiva estensione degli ipogei nel sottosuolo dell'area urbana di Roma. Tali informazioni costituiscono un dato fondamentale per lo studio e l'analisi della pericolosità 4 del territorio. Lo scorso anno è stato costituito, in seno all'ISPRA, un Gruppo di Lavoro (a cui partecipano vari Enti, tra i quali: Roma Capitale, CNR, Protezione Civile Nazionale, Roma Metropolitane e le principali Associazioni Speleologiche di Roma; la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra) che si sta occupando della raccolta dati al fine di migliorare e completare le conoscenze e il censimento dei vuoti sotterranei presenti nell'area urbana di Roma. Nell'ambito del nuovo censimento, ai dati di tipo puntuale sono stati affiancati, laddove noti e reperibili, anche gli inviluppi areali delle cavità. Si presentano, pertanto, i primi risultati conseguiti dal Gruppo di Lavoro e la prima Carta delle Cavità Sotterranee di Roma.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


