L'argomento centrale del paper è la discussione sulle strategie di attivazione sociale quale contributo alla creazione e gestione dei beni collettivi. Per affrontare questo tema si è scelto di indagare il processo di riuso a fini sociali di beni confiscati alla criminalità organizzata. Queste enclave recintate e controllate vengono restituite alla collettività e destinate a rispondere ad una domanda d'uso delle comunità penalizzate dalla presenza del crimine organizzato. In contesti gestiti dalle mafie, il processo di pianificazione si deve misurare con un complesso sistema di interessi, vincoli e rischi che compromettono percorsi trasparenti ed efficaci di 'protagonismo sociale'. Le comunità in queste aree sono, infatti, accerchiate sia dalle attività criminali che dalla inadeguatezza della cosa pubblica nel garantire servizi sociali elementari e spazi pubblici accessibili. Discutere di attivazione sociale in questi contesti può essere complesso ma al contempo proficuo perché ci si misura con un ambito simbolico che costituisce un laboratorio per la condivisione, l'attivazione e la produzione di servizi pubblici community-led.Per sviluppare questo ragionamento, la ricerca focalizza l'attenzione su pratiche civiche attivate in proprietà confiscate alla camorra con il duplice obiettivo di rispondere alla domanda di servizi e spazi pubblici di comunità sotto scacco ed avviare un processo di emancipazione dal controllo territoriale perpetrato da clan criminali. Rivisitando le pratiche di attivazione civica alla luce di tali premesse, si sviluppa una prospettiva settoriale ma di grande interesse in quanto consente di riflettere sull'attivazione civica, sull'imprenditorialità sociale, sui beni comuni e sul valore simbolico del coinvolgimento delle comunità nell'abbattere gli steccati di questi 'bunker' superprotetti. Per intraprendere la narrazione si è sviluppato un excursus dello scenario campano e di alcune realtà significative nell'area metropolitana di Napoli.

Attivazione sociale e beni collettivi: l'esperienza del riuso del patrimonio confiscato alla Camorra

Stefania Ragozino
2015

Abstract

L'argomento centrale del paper è la discussione sulle strategie di attivazione sociale quale contributo alla creazione e gestione dei beni collettivi. Per affrontare questo tema si è scelto di indagare il processo di riuso a fini sociali di beni confiscati alla criminalità organizzata. Queste enclave recintate e controllate vengono restituite alla collettività e destinate a rispondere ad una domanda d'uso delle comunità penalizzate dalla presenza del crimine organizzato. In contesti gestiti dalle mafie, il processo di pianificazione si deve misurare con un complesso sistema di interessi, vincoli e rischi che compromettono percorsi trasparenti ed efficaci di 'protagonismo sociale'. Le comunità in queste aree sono, infatti, accerchiate sia dalle attività criminali che dalla inadeguatezza della cosa pubblica nel garantire servizi sociali elementari e spazi pubblici accessibili. Discutere di attivazione sociale in questi contesti può essere complesso ma al contempo proficuo perché ci si misura con un ambito simbolico che costituisce un laboratorio per la condivisione, l'attivazione e la produzione di servizi pubblici community-led.Per sviluppare questo ragionamento, la ricerca focalizza l'attenzione su pratiche civiche attivate in proprietà confiscate alla camorra con il duplice obiettivo di rispondere alla domanda di servizi e spazi pubblici di comunità sotto scacco ed avviare un processo di emancipazione dal controllo territoriale perpetrato da clan criminali. Rivisitando le pratiche di attivazione civica alla luce di tali premesse, si sviluppa una prospettiva settoriale ma di grande interesse in quanto consente di riflettere sull'attivazione civica, sull'imprenditorialità sociale, sui beni comuni e sul valore simbolico del coinvolgimento delle comunità nell'abbattere gli steccati di questi 'bunker' superprotetti. Per intraprendere la narrazione si è sviluppato un excursus dello scenario campano e di alcune realtà significative nell'area metropolitana di Napoli.
2015
Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo - IRISS
confiscated goods
inclusive processes
collective goods
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/334422
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