Fare e diffondere innovazione, promuovere il cambiamento, introdurre nuove idee e nuovi approcci è una cosa sempre piuttosto complicata, soprattutto in un Paese come l'Italia dove non casualmente è stato coniato il famoso adagio gattopardesco "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima". Nell'esperienza di chi scrive non mancano esempi di nuove iniziative, innovazioni gestionali e riorganizzazioni, nuovi approcci e metodologie che hanno incontrato forti opposizioni e resistenze ("noi queste cose non le facciamo", "abbiamo sempre fatto così") oppure che sulla carta avrebbero dovuto rivoluzionare tutto ma che alla fine hanno avuto il solo effetto di generare gli stessi risultati improduttivi che miravano a rivoluzionare. Questo avviene perché il più delle volte ci si concentra su aspetti tecnici di facciata senza considerare che esiste una pluralità di fattori che bloccano e ostacolano ogni cambiamento, presupposti essenziali per poter generare e diffondere innovazione in modo reale. Il cambiamento è reso difficoltoso a causa di moltissimi problemi di natura finanziaria, burocratica, gestionale, amministrativa, tecnologica, ecc... ma questi problemi non cadono dal cielo: la gran parte di questi impedimenti si riscontrano fondamentalmente nelle mentalità, nei modi di pensare, nella cultura. Questo tipo di impedimenti infatti finisce per contribuire pesantemente ad amplificare i problemi strutturali di natura finanziaria, amministrativa, gestionale, burocratica ecc... Esistono molte persone a vari livelli delle strutture organizzative che, a vario titolo, possono giocare dei ruoli critici nel promuovere od ostacolare l'innovazione e il cambiamento. Molte di queste persone, per un'infinità di motivi i più vari (carriera, potere, denaro, ecc...), tendono strutturalmente verso la stabilità delle posizioni che hanno acquisito perché ciò offre sicurezza e prevedibilità. Tuttavia sono proprio queste sensazioni di sicurezza, prevedibilità e stabilità che spesso, andando al di là degli interessi meramente materiali, possono spingere molte persone, anche non necessariamente in posizioni decisionali, a sviluppare resistenze, opposizioni e atteggiamenti negativi nei confronti del cambiamento e dell'innovazione. Sicurezza, prevedibilità e stabilità sono infatti i connotati della cosiddetta "comfort zone" in cui molte persone possono trovarsi all'interno di un'organizzazione, una condizione che costituisce uno dei maggiori muri di contrasto a qualsiasi spinta al rinnovamento e all'innovazione. E noi italiani, grandi esperti della "dolce vita", sappiamo bene cosa significhi il termine "comfort".

L'innovazione e la trappola della "Comfort Zone"

Cannarella C;Piccioni V
2018

Abstract

Fare e diffondere innovazione, promuovere il cambiamento, introdurre nuove idee e nuovi approcci è una cosa sempre piuttosto complicata, soprattutto in un Paese come l'Italia dove non casualmente è stato coniato il famoso adagio gattopardesco "tutto deve cambiare perché tutto resti come prima". Nell'esperienza di chi scrive non mancano esempi di nuove iniziative, innovazioni gestionali e riorganizzazioni, nuovi approcci e metodologie che hanno incontrato forti opposizioni e resistenze ("noi queste cose non le facciamo", "abbiamo sempre fatto così") oppure che sulla carta avrebbero dovuto rivoluzionare tutto ma che alla fine hanno avuto il solo effetto di generare gli stessi risultati improduttivi che miravano a rivoluzionare. Questo avviene perché il più delle volte ci si concentra su aspetti tecnici di facciata senza considerare che esiste una pluralità di fattori che bloccano e ostacolano ogni cambiamento, presupposti essenziali per poter generare e diffondere innovazione in modo reale. Il cambiamento è reso difficoltoso a causa di moltissimi problemi di natura finanziaria, burocratica, gestionale, amministrativa, tecnologica, ecc... ma questi problemi non cadono dal cielo: la gran parte di questi impedimenti si riscontrano fondamentalmente nelle mentalità, nei modi di pensare, nella cultura. Questo tipo di impedimenti infatti finisce per contribuire pesantemente ad amplificare i problemi strutturali di natura finanziaria, amministrativa, gestionale, burocratica ecc... Esistono molte persone a vari livelli delle strutture organizzative che, a vario titolo, possono giocare dei ruoli critici nel promuovere od ostacolare l'innovazione e il cambiamento. Molte di queste persone, per un'infinità di motivi i più vari (carriera, potere, denaro, ecc...), tendono strutturalmente verso la stabilità delle posizioni che hanno acquisito perché ciò offre sicurezza e prevedibilità. Tuttavia sono proprio queste sensazioni di sicurezza, prevedibilità e stabilità che spesso, andando al di là degli interessi meramente materiali, possono spingere molte persone, anche non necessariamente in posizioni decisionali, a sviluppare resistenze, opposizioni e atteggiamenti negativi nei confronti del cambiamento e dell'innovazione. Sicurezza, prevedibilità e stabilità sono infatti i connotati della cosiddetta "comfort zone" in cui molte persone possono trovarsi all'interno di un'organizzazione, una condizione che costituisce uno dei maggiori muri di contrasto a qualsiasi spinta al rinnovamento e all'innovazione. E noi italiani, grandi esperti della "dolce vita", sappiamo bene cosa significhi il termine "comfort".
2018
Istituto per i Sistemi Biologici - ISB (ex IMC)
innovazione
comfort zone
trasferimento tecnologico
cambiamento
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/334629
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact