Paesaggi che possono sembrare senza alcun valore estetico si riscoprono se esaminati da un punto di vista botanico, ecologico, geologico, storico e artistico; per garantire azioni di tutela e conservazione e rendere accessibili i paesaggi antropo-geografici anche alle generazioni future è necessario conoscerne i caratteri e l'evoluzione storica. Nelle città storiche, nonostante la modernizzazione persistono tracce importanti di paesaggi forestali ed agricoli extra moenia, che si sono mantenuti intatti per lungo tempo, come è successo a Napoli. Il territorio sui cui fu fondata "Neapolis graecaurbs", era caratterizzato da variazioni orografiche e microclimatiche che determinarono una certa varietà degli aspetti vegetazionali. Secondo gli studiosi la vegetazione di quei tempi potrebbe essere inquadrata nella fascia caratterizzata dal clima del Leccio (Quercusilex L.) e in particolare da formazioni miste di leccio e roverello (Quercuspubescens L.) (Aliotta et alii, 2008). Il paesaggio naturale comincia a modificarsi sostanzialmente con la colonizzazione greca, avvenuta nella metà del V secolo a.C. che introdusse la coltivazione della vite (Vitis vinifera L.) e dell' ulivo (Olea europea L.) e probabilmente altre specie quali il cipresso (Cupressussempervirens L) e il carrubo (Ceratonia siliqua). All'interno delle mura della graecaurbs le "aree verdi" erano aree adibite alle coltivazioni; ed è questa particolare forma di giardino da agricoltura, tipicamente napoletano, definito dal topos e dall'orografia terrazzata di Neapolis che caratterizzerà la storia urbana anche oltre le mura dell'antica città, delimitata dalla verde collina di Capodimonte, dando ai borghi sorti extra moenia alle sue pendici, la connotazione agreste, caratteristica presente nella storia urbana fino all'inizio Ottocento. La collina di Capodimonte è ancora un elemento del paesaggio napoletano caratterizzato da un elevato interesse naturalistico che comprende oltre il Bosco della Reggia Borbonica molte aree agricole arborate; la collina è caratterizzata da un tessuto agricolo legato ad antiche tradizioni contadine. I tratti di paesaggio agreste si riscontrano nei borghi sorti nella parte bassa della collina dove nella maglia edilizia si conservano residui di orti e giardini. Nel corso della sua storia urbana, Napoli ha mostrato da sempre la naturale tendenza a conformare il paesaggio alla morfologia dei luoghi, tendenza che si è evoluta in un naturale processo di dissolvenze e sfumature dove paesaggio urbano ed extraurbano si sono fusi in un continuum spaziale che va oltre i limiti di pietra della mura di cinta. Come si osserva al borgo extra-moenia della Sanità che si trova a nord della città greco-romana, ai piedi della collina di Capodimonte insieme al Borgo Vergini. I due borghi sono caratterizzati da una morfologia disconnessa ai piedi di imponenti masse tufacee e da una maglia stradale che ricalca antichi tracciati fluviali. Le antiche catacombe di San Severo, di San Gaudioso e di San Gennaro sono importanti testimonianze dell'arte paleocristiana; oltre delle catacombe i borghi sono testimoni degli Ipogei Ellenistici, esempi architettonici della necropoli greca. Per questi paesaggi bioculturali la connotazione agreste ed extraurbana prevale largamente fino a inizio Ottocento tra via Foria e la collina di Capodimonte. In corrispondenza dei borghi più antichi, Vergini e Cristallini, l'edificato si sviluppa tra case popolari , palazzi nobiliari e complessi conventuali. Nel corso dell'Ottocento dal borgo dei Vergini a quello dei Miracoli, le aree verdi cedono progressivamente il passo alla costruzione di abitazioni; al contrario le pendici della collina di Miradois mantengono ancora oggi aspetto agreste. La continuità tra città e territorio che dal tempo della colonizzazione greca ha caratterizzato il paesaggio napoletano viene ribaltata a partire dal secolo XX; la perdita del continuum spaziale ha decretato la perdita di gran parte del patrimonio culturale e paesaggistico. Nonostante il dissolversi delle peculiarità ambientali, storiche e culturali del paesaggio dei borghi all'ombra della collina di Capodimonte, se si osserva con attenzione la topografia dei luoghi se ne possono leggere le residue testimonianze.

analisi ambientale dei borghi all'ombra della collina di Capodimonte

Clelia Cirillo;Giovanna Acampora;Barbara Bertoli
2017

Abstract

Paesaggi che possono sembrare senza alcun valore estetico si riscoprono se esaminati da un punto di vista botanico, ecologico, geologico, storico e artistico; per garantire azioni di tutela e conservazione e rendere accessibili i paesaggi antropo-geografici anche alle generazioni future è necessario conoscerne i caratteri e l'evoluzione storica. Nelle città storiche, nonostante la modernizzazione persistono tracce importanti di paesaggi forestali ed agricoli extra moenia, che si sono mantenuti intatti per lungo tempo, come è successo a Napoli. Il territorio sui cui fu fondata "Neapolis graecaurbs", era caratterizzato da variazioni orografiche e microclimatiche che determinarono una certa varietà degli aspetti vegetazionali. Secondo gli studiosi la vegetazione di quei tempi potrebbe essere inquadrata nella fascia caratterizzata dal clima del Leccio (Quercusilex L.) e in particolare da formazioni miste di leccio e roverello (Quercuspubescens L.) (Aliotta et alii, 2008). Il paesaggio naturale comincia a modificarsi sostanzialmente con la colonizzazione greca, avvenuta nella metà del V secolo a.C. che introdusse la coltivazione della vite (Vitis vinifera L.) e dell' ulivo (Olea europea L.) e probabilmente altre specie quali il cipresso (Cupressussempervirens L) e il carrubo (Ceratonia siliqua). All'interno delle mura della graecaurbs le "aree verdi" erano aree adibite alle coltivazioni; ed è questa particolare forma di giardino da agricoltura, tipicamente napoletano, definito dal topos e dall'orografia terrazzata di Neapolis che caratterizzerà la storia urbana anche oltre le mura dell'antica città, delimitata dalla verde collina di Capodimonte, dando ai borghi sorti extra moenia alle sue pendici, la connotazione agreste, caratteristica presente nella storia urbana fino all'inizio Ottocento. La collina di Capodimonte è ancora un elemento del paesaggio napoletano caratterizzato da un elevato interesse naturalistico che comprende oltre il Bosco della Reggia Borbonica molte aree agricole arborate; la collina è caratterizzata da un tessuto agricolo legato ad antiche tradizioni contadine. I tratti di paesaggio agreste si riscontrano nei borghi sorti nella parte bassa della collina dove nella maglia edilizia si conservano residui di orti e giardini. Nel corso della sua storia urbana, Napoli ha mostrato da sempre la naturale tendenza a conformare il paesaggio alla morfologia dei luoghi, tendenza che si è evoluta in un naturale processo di dissolvenze e sfumature dove paesaggio urbano ed extraurbano si sono fusi in un continuum spaziale che va oltre i limiti di pietra della mura di cinta. Come si osserva al borgo extra-moenia della Sanità che si trova a nord della città greco-romana, ai piedi della collina di Capodimonte insieme al Borgo Vergini. I due borghi sono caratterizzati da una morfologia disconnessa ai piedi di imponenti masse tufacee e da una maglia stradale che ricalca antichi tracciati fluviali. Le antiche catacombe di San Severo, di San Gaudioso e di San Gennaro sono importanti testimonianze dell'arte paleocristiana; oltre delle catacombe i borghi sono testimoni degli Ipogei Ellenistici, esempi architettonici della necropoli greca. Per questi paesaggi bioculturali la connotazione agreste ed extraurbana prevale largamente fino a inizio Ottocento tra via Foria e la collina di Capodimonte. In corrispondenza dei borghi più antichi, Vergini e Cristallini, l'edificato si sviluppa tra case popolari , palazzi nobiliari e complessi conventuali. Nel corso dell'Ottocento dal borgo dei Vergini a quello dei Miracoli, le aree verdi cedono progressivamente il passo alla costruzione di abitazioni; al contrario le pendici della collina di Miradois mantengono ancora oggi aspetto agreste. La continuità tra città e territorio che dal tempo della colonizzazione greca ha caratterizzato il paesaggio napoletano viene ribaltata a partire dal secolo XX; la perdita del continuum spaziale ha decretato la perdita di gran parte del patrimonio culturale e paesaggistico. Nonostante il dissolversi delle peculiarità ambientali, storiche e culturali del paesaggio dei borghi all'ombra della collina di Capodimonte, se si osserva con attenzione la topografia dei luoghi se ne possono leggere le residue testimonianze.
2017
Istituto di Biologia Agro-ambientale e Forestale - IBAF - Sede Porano
Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo - IRISS
Open Data
Geoprocessing
Analisi ambientali
eco-sistemi urbani
Napoli extra-moenia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/335976
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