L'uso del carbone attivo è piuttosto diffuso nella coltura in vitro (Pan e Van Staden, 1998; Thomas, 2008); il suo impiego, infatti, è associato al miglioramento dei risultati in alcune fasi di crescita di diverse tecniche, quali micropropagazione ed embriogenesi somatica, rivelandosi di particolare utilità per numerose specie, soprattutto arboree (Bon et al., 1988; Mohamed-Yasseen, 1994; Dumas e Monteuuis, 1995; Capuana e Debergh, 1997; Andrade e Merkle, 2005; Sul e Korban, 2005; Zouine et al., 2005; Sosa-Rodriguez et al., 2014). Recentemente è stato proposto, come alternativa all'uso del carbone attivo, il biochar, prodotto ottenuto da un processo di rapida pirolisi di sostanze organiche, comprendenti anche residui di origine agricola o forestale. Il suo impiego è stato finora sperimentato quasi esclusivamente in pieno campo, con risultati di notevole interesse (Yamato et al., 2006; Chan et al., 2007; Blackwell et al., 2009; Baronti et al., 2010; Gaskin et al., 2010). Sono stati perciò avviati alcuni studi per verificare le possibilità di un suo utilizzo nella coltura in vitro (Di Lonardo et al., 2013). Si tratta di indagini preliminari in un ambito alquanto ristretto, per cui non possono ancora essere fornite indicazioni definitive circa la sua efficacia e/o convenienza; le prime osservazioni disponibili, comunque, fanno ritenere la sua utilizzazione un'alternativa possibile e promettente per diversi aspetti.

Uso del biochar nella coltura in vitro, come alternativa al carbone attivo

Capuana M;Di Lonardo S
2016

Abstract

L'uso del carbone attivo è piuttosto diffuso nella coltura in vitro (Pan e Van Staden, 1998; Thomas, 2008); il suo impiego, infatti, è associato al miglioramento dei risultati in alcune fasi di crescita di diverse tecniche, quali micropropagazione ed embriogenesi somatica, rivelandosi di particolare utilità per numerose specie, soprattutto arboree (Bon et al., 1988; Mohamed-Yasseen, 1994; Dumas e Monteuuis, 1995; Capuana e Debergh, 1997; Andrade e Merkle, 2005; Sul e Korban, 2005; Zouine et al., 2005; Sosa-Rodriguez et al., 2014). Recentemente è stato proposto, come alternativa all'uso del carbone attivo, il biochar, prodotto ottenuto da un processo di rapida pirolisi di sostanze organiche, comprendenti anche residui di origine agricola o forestale. Il suo impiego è stato finora sperimentato quasi esclusivamente in pieno campo, con risultati di notevole interesse (Yamato et al., 2006; Chan et al., 2007; Blackwell et al., 2009; Baronti et al., 2010; Gaskin et al., 2010). Sono stati perciò avviati alcuni studi per verificare le possibilità di un suo utilizzo nella coltura in vitro (Di Lonardo et al., 2013). Si tratta di indagini preliminari in un ambito alquanto ristretto, per cui non possono ancora essere fornite indicazioni definitive circa la sua efficacia e/o convenienza; le prime osservazioni disponibili, comunque, fanno ritenere la sua utilizzazione un'alternativa possibile e promettente per diversi aspetti.
2016
Istituto di Biometeorologia - IBIMET - Sede Firenze
Istituto di Bioscienze e Biorisorse
978-88-940276-3-1
Biochar
castagno
frassino
pioppo
radicazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/337113
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