Il terremoto del 23 novembre 1980, più comunemente noto come il terremotodell'Irpinia-Basilicata, è stato il più forte evento sismico che ha colpito l'Italia,ed in particolare l'Appenino meridionale, negli ultimi 100 anni, caratterizzato da una Mw=6,9 ed una Io=X MCS (Postpischl et al., 1985). Fu avvertito in quasi tutta la Penisola, dalla Sicilia a Sud, all'Emilia Romagna e Liguria a Nord; le regioni più colpite furono la Campania e la Basilicata. Causò gravi danni in oltre 800 località; furono distrutte complessivamente 75.000 abitazioni e 275.000 furono gravemente danneggiate. Le vittime furono circa 3000, i feriti 10.000. Quindici comuni distribuiti nelle province di Avellino, Salerno e Potenza furono quasi totalmente distrutti con intensità I>=IXMCS/MSK: Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Lioni, Santomenna, Sant'Angelo dei Lombardi, Caposele, Calabritto, San Mango sul Calore, SanMichele di Serino, Pescopagano, Guardia dei Lombardi, Laviano, Sant'Andrea di Conza, Senerchia e Teora . Numerosi e devastanti furono anche gli effetti sull'ambiente naturale intesi come effetti primari, quali fenomeni di fagliazione superficiale o come effetti secondari, quali frane, fratture nelsuolo, variazioni idrologiche e fenomeni di liquefazione (Porfido et al., 2007; Serva et al., 2007). Anche l'intensità epicentrale, sulla base della nuova scalamacrosismica denominata Environmental Seismic Intensity scale (Michetti et al., 2007), che valuta l'intensità esclusivamente sulla base degli effetti ambientali, risulta essere pari al X grado ESI-07. Il grave livello didanneggiamento ed estesi fenomeni di dissesto idrogeologico, hanno in più casicondizionato la ricostruzione, talvolta sconvolgendo l'assetto degli originali insediamenti abitativi. Nell'ottica di esaminare lo stato della ricostruzione a 37 anni di distanza, sono stati eseguiti studi di dettaglio relativi alla resilienzaconnessa agli sviluppi urbanistici di tre paesi gravemente colpiti dal terremoto: Conza della Campania, San Mango sul Calore e Calitri. Il punto di partenza è costituito dalle relazioni tecniche effettuate immediatamente dopo il sisma per la programmazione della ricostruzione. In modo particolare sono state esaminate le microzonazioni sismiche del Progetto Finalizzato Geodinamica -Consiglio Nazionale delle Ricerche (AAVV, 1983),

Effetti ambientali indotti dai terremoti: il caso di studio di alcune località colpite dal sisma del 1980

Sabina Porfido;
2017

Abstract

Il terremoto del 23 novembre 1980, più comunemente noto come il terremotodell'Irpinia-Basilicata, è stato il più forte evento sismico che ha colpito l'Italia,ed in particolare l'Appenino meridionale, negli ultimi 100 anni, caratterizzato da una Mw=6,9 ed una Io=X MCS (Postpischl et al., 1985). Fu avvertito in quasi tutta la Penisola, dalla Sicilia a Sud, all'Emilia Romagna e Liguria a Nord; le regioni più colpite furono la Campania e la Basilicata. Causò gravi danni in oltre 800 località; furono distrutte complessivamente 75.000 abitazioni e 275.000 furono gravemente danneggiate. Le vittime furono circa 3000, i feriti 10.000. Quindici comuni distribuiti nelle province di Avellino, Salerno e Potenza furono quasi totalmente distrutti con intensità I>=IXMCS/MSK: Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Lioni, Santomenna, Sant'Angelo dei Lombardi, Caposele, Calabritto, San Mango sul Calore, SanMichele di Serino, Pescopagano, Guardia dei Lombardi, Laviano, Sant'Andrea di Conza, Senerchia e Teora . Numerosi e devastanti furono anche gli effetti sull'ambiente naturale intesi come effetti primari, quali fenomeni di fagliazione superficiale o come effetti secondari, quali frane, fratture nelsuolo, variazioni idrologiche e fenomeni di liquefazione (Porfido et al., 2007; Serva et al., 2007). Anche l'intensità epicentrale, sulla base della nuova scalamacrosismica denominata Environmental Seismic Intensity scale (Michetti et al., 2007), che valuta l'intensità esclusivamente sulla base degli effetti ambientali, risulta essere pari al X grado ESI-07. Il grave livello didanneggiamento ed estesi fenomeni di dissesto idrogeologico, hanno in più casicondizionato la ricostruzione, talvolta sconvolgendo l'assetto degli originali insediamenti abitativi. Nell'ottica di esaminare lo stato della ricostruzione a 37 anni di distanza, sono stati eseguiti studi di dettaglio relativi alla resilienzaconnessa agli sviluppi urbanistici di tre paesi gravemente colpiti dal terremoto: Conza della Campania, San Mango sul Calore e Calitri. Il punto di partenza è costituito dalle relazioni tecniche effettuate immediatamente dopo il sisma per la programmazione della ricostruzione. In modo particolare sono state esaminate le microzonazioni sismiche del Progetto Finalizzato Geodinamica -Consiglio Nazionale delle Ricerche (AAVV, 1983),
2017
Istituto per l'Ambiente Marino Costiero - IAMC - Sede Napoli
978-88-941232-8-9
terremoto 1980
resilienza
ricostruzione
Appennino meridionale
Effetti ambientali
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/340487
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