Il contributo vuole investigare, a trent'anni dal varo del programma europeo Erasmus, le dinamiche e le destinazioni degli studenti che vi hanno partecipato. L'articolo parte dall'analisi della mobilità studentesca legata allo schema europeo, mettendo in luce come questo sia divenuto da un lato parte strutturale della formazione terziaria di migliaia di studenti europei, dall'altro una delle componenti significative della mobilità intraeuropea della popolazione dell'Unione. A partire dal 1987 oltre 3 milioni di studenti, tirocinanti e docenti si sono spostati tra le università europee, con sensibili differenze tra gli stati membri, creando quello che la stessa Commissione Europea ha definito "l'esempio di cooperazione e scambio interculturale tra gli Stati membri di maggior successo dai trattati di Roma". Non vi è dubbio che questo programma abbia rappresentato, e continui a farlo nella sua rinnovata veste Erasmus+, un modello di promozione dell'identità europea e di acquisizione di competenze linguistiche, sociali e culturali dei paesi ospitanti. Allo stesso tempo, in particolare per gli studenti dei paesi dell'area mediterranea, lo schema ha finito per rappresentare anche un trampolino per l'emigrazione verso mercati in grado di assorbire la loro offerta di lavoro. Le reti di relazioni e le competenze acquisite nel soggiorno di studio si sono rivelate, come documentato in molti studi e indagini recenti, un bagaglio indispensabile e abilitante l'emigrazione successiva alla fine degli studi.
La mobilità degli studenti Erasmus tra identità europea e nuova emigrazione
Lucio Pisacane;
2017
Abstract
Il contributo vuole investigare, a trent'anni dal varo del programma europeo Erasmus, le dinamiche e le destinazioni degli studenti che vi hanno partecipato. L'articolo parte dall'analisi della mobilità studentesca legata allo schema europeo, mettendo in luce come questo sia divenuto da un lato parte strutturale della formazione terziaria di migliaia di studenti europei, dall'altro una delle componenti significative della mobilità intraeuropea della popolazione dell'Unione. A partire dal 1987 oltre 3 milioni di studenti, tirocinanti e docenti si sono spostati tra le università europee, con sensibili differenze tra gli stati membri, creando quello che la stessa Commissione Europea ha definito "l'esempio di cooperazione e scambio interculturale tra gli Stati membri di maggior successo dai trattati di Roma". Non vi è dubbio che questo programma abbia rappresentato, e continui a farlo nella sua rinnovata veste Erasmus+, un modello di promozione dell'identità europea e di acquisizione di competenze linguistiche, sociali e culturali dei paesi ospitanti. Allo stesso tempo, in particolare per gli studenti dei paesi dell'area mediterranea, lo schema ha finito per rappresentare anche un trampolino per l'emigrazione verso mercati in grado di assorbire la loro offerta di lavoro. Le reti di relazioni e le competenze acquisite nel soggiorno di studio si sono rivelate, come documentato in molti studi e indagini recenti, un bagaglio indispensabile e abilitante l'emigrazione successiva alla fine degli studi.File | Dimensione | Formato | |
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