Negli ultimi anni il sistema nazionale di prima accoglienza, composto principalmente dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) controllati dal Ministero dell'Interno, e lo SPRAR (Sistema di Protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati) rappresentano le principali tipologie di servizio di accoglienza dei rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Dal 2015 in poi, soprattutto in seguito alla cosiddetta "emergenza rifugiati", la considerevole crescita nella capacità di accoglienza è andata di pari passo ad una progressiva differenziazione nella tipologia di strutture, nelle modalità di assistenza e tutela degli stranieri richiedenti protezione internazionale, nella varietà di enti gestori coinvolti in questo servizio. Nondimeno, all'interno del sistema di accoglienza definito dal Piano Nazionale (2014), le profonde trasformazioni che hanno interessato le attività di assistenza hanno avuto ricadute sulle politiche e sulle pratiche di accoglienza e integrazione in maniera molto differenziata a livello regionale e locale. In questo quadro, sia in ambito scientifico che istituzionale, risulta ormai condivisa l'esigenza di elaborare un sistema di monitoraggio degli standard quantitativi e qualitativi dei servizi di accoglienza, in grado di identificare le buone pratiche e le criticità operative al fine di disegnare una "filiera ottimale dell'accoglienza". Non pochi sono tuttavia gli interrogativi legati all'elaborazione di un efficace strumento di monitoraggio. Come definire gli obiettivi e gli ambiti oggetto di rilevazione? Quali i criteri di definizione e identificazione delle "buone pratiche" (sia relative al monitoraggio, sia relative alle pratiche di accoglienza e integrazione)? Quali le metodologie sottese alle pratiche di rilevazione e al monitoraggio degli standard quanti-qualitativi? Partendo da questi interrogativi il presente contributo intende discutere, in primo luogo, la nozione di "buona pratica" che, così come ricavabile dai principali riferimenti normativi italiano ed europeo, informa le guide ai metodi per la fornitura di condizioni di accoglienza. In secondo luogo, all'interno di questa cornice, si avanzano alcune riflessioni analitiche che prendono spunto dai risultati di un approfondimento di ricerca sulle pratiche di monitoraggio adottate a livello territoriale. Obiettivo sarà illustrare le implicazioni analitico-metodologiche nella predisposizione e applicazione di uno strumento di rilevazione nazionale delle pratiche di accoglienza e integrazione che mira a garantire un'omogeneità quantitativa e qualitativa nella modalità di registrazione dei dati e, al contempo, documentare e valorizzare le specificità locali e regionali.

Note d'analisi sull'elaborazione di strumenti di rilevazione del sistema di accoglienza dei migranti in Italia

Benati;Cadeddu;M E;Ragazzi E;Accorinti M;Degli Uberti S
2018

Abstract

Negli ultimi anni il sistema nazionale di prima accoglienza, composto principalmente dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) controllati dal Ministero dell'Interno, e lo SPRAR (Sistema di Protezione per richiedenti Asilo e Rifugiati) rappresentano le principali tipologie di servizio di accoglienza dei rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Dal 2015 in poi, soprattutto in seguito alla cosiddetta "emergenza rifugiati", la considerevole crescita nella capacità di accoglienza è andata di pari passo ad una progressiva differenziazione nella tipologia di strutture, nelle modalità di assistenza e tutela degli stranieri richiedenti protezione internazionale, nella varietà di enti gestori coinvolti in questo servizio. Nondimeno, all'interno del sistema di accoglienza definito dal Piano Nazionale (2014), le profonde trasformazioni che hanno interessato le attività di assistenza hanno avuto ricadute sulle politiche e sulle pratiche di accoglienza e integrazione in maniera molto differenziata a livello regionale e locale. In questo quadro, sia in ambito scientifico che istituzionale, risulta ormai condivisa l'esigenza di elaborare un sistema di monitoraggio degli standard quantitativi e qualitativi dei servizi di accoglienza, in grado di identificare le buone pratiche e le criticità operative al fine di disegnare una "filiera ottimale dell'accoglienza". Non pochi sono tuttavia gli interrogativi legati all'elaborazione di un efficace strumento di monitoraggio. Come definire gli obiettivi e gli ambiti oggetto di rilevazione? Quali i criteri di definizione e identificazione delle "buone pratiche" (sia relative al monitoraggio, sia relative alle pratiche di accoglienza e integrazione)? Quali le metodologie sottese alle pratiche di rilevazione e al monitoraggio degli standard quanti-qualitativi? Partendo da questi interrogativi il presente contributo intende discutere, in primo luogo, la nozione di "buona pratica" che, così come ricavabile dai principali riferimenti normativi italiano ed europeo, informa le guide ai metodi per la fornitura di condizioni di accoglienza. In secondo luogo, all'interno di questa cornice, si avanzano alcune riflessioni analitiche che prendono spunto dai risultati di un approfondimento di ricerca sulle pratiche di monitoraggio adottate a livello territoriale. Obiettivo sarà illustrare le implicazioni analitico-metodologiche nella predisposizione e applicazione di uno strumento di rilevazione nazionale delle pratiche di accoglienza e integrazione che mira a garantire un'omogeneità quantitativa e qualitativa nella modalità di registrazione dei dati e, al contempo, documentare e valorizzare le specificità locali e regionali.
2018
Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee - ILIESI
Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile - IRCrES
Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali - IRPPS
Migrazioni
sistema di accoglienza
sistemi di monitoraggio
buone pratiche
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/343855
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