Secondo alcune ricerche, a livello mondiale almeno un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato: ovvero, almeno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all'anno. La questione presenta parecchie sfaccettature e implicazioni di vario genere. La prima cosa che viene in mente è l'assurdità di una situazione del genere a livello sociale, solo pensando al numero elevatissimo di persone che non hanno la possibilità di nutrirsi in modo decente o di nutrirsi del tutto. Insomma, mentre milioni di persone muoiono di fame, ce ne sono altre che il cibo lo gettano via e che hanno gravi problemi di obesità e di malattie connesse all'eccesso di alimentazione o a cibi saturi di nutrienti. Questo dato suscita quindi preoccupazioni di carattere sociale legate, fondamentalmente, ad un'idea di ingiustizia. Ci sono poi notevoli preoccupazioni ambientali ed economiche. Produrre cibo implica l'uso di un notevole stock di risorse di vario genere: risorse naturali e ambientali, energia, input di vario genere ecc... con le relative emissioni. Le perdite e gli sprechi alimentari sono quindi indirettamente connessi ad un esteso ventaglio di impatti ambientali come ad esempio l'erosione dei terreni, l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, la deforestazione... e tutte le emissioni di gas serra che si determinano nei processi necessari a produrre, stoccare e conservare, trasportare il cibo nonché la gestione stessa dei rifiuti presenti lungo l'intera filiera. Evitare di sprecare il cibo lungo la catena produzione-consumo è quindi un fattore notevole per contribuire a prevenire ulteriori cambiamenti climatici. Inoltre si verifica il paradosso per cui, se i consumatori buttano il cibo, tutta l'energia e le risorse impiegate per realizzare, trasportare, conservare e preparare gli alimenti e le stesse emissioni di gas serra risulteranno, oltretutto, inutili. Molta attenzione è stata dedicata al contenimento degli sprechi a livello produttivo, cercando di individuare approcci manageriali, gestionali e operativi in grado di ridurre i costi connessi a questi sprechi. Tuttavia si continua a sapere ancora molto poco su questo problema in ambito domestico, sui fattori che determinano gli sprechi dei consumatori e sugli elementi sottostanti che incoraggiano, guidano od ostacolano comportamenti e pratiche di spreco alimentare. La questione presenta molteplici sfaccettature e si delinea come una vera e propria sfida non solo per ricercatori e analisti ma per le stesse imprese, poiché si sovrappongono fattori legati alla cultura, alle mentalità, alle abitudini e agli stili di vita, ai redditi, ai meccanismi di influenza sociale, ai modelli di consumo, al marketing, ecc...

La sfida degli sprechi alimentari domestici

Cannarella C;Piccioni V
2019

Abstract

Secondo alcune ricerche, a livello mondiale almeno un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato: ovvero, almeno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all'anno. La questione presenta parecchie sfaccettature e implicazioni di vario genere. La prima cosa che viene in mente è l'assurdità di una situazione del genere a livello sociale, solo pensando al numero elevatissimo di persone che non hanno la possibilità di nutrirsi in modo decente o di nutrirsi del tutto. Insomma, mentre milioni di persone muoiono di fame, ce ne sono altre che il cibo lo gettano via e che hanno gravi problemi di obesità e di malattie connesse all'eccesso di alimentazione o a cibi saturi di nutrienti. Questo dato suscita quindi preoccupazioni di carattere sociale legate, fondamentalmente, ad un'idea di ingiustizia. Ci sono poi notevoli preoccupazioni ambientali ed economiche. Produrre cibo implica l'uso di un notevole stock di risorse di vario genere: risorse naturali e ambientali, energia, input di vario genere ecc... con le relative emissioni. Le perdite e gli sprechi alimentari sono quindi indirettamente connessi ad un esteso ventaglio di impatti ambientali come ad esempio l'erosione dei terreni, l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, la deforestazione... e tutte le emissioni di gas serra che si determinano nei processi necessari a produrre, stoccare e conservare, trasportare il cibo nonché la gestione stessa dei rifiuti presenti lungo l'intera filiera. Evitare di sprecare il cibo lungo la catena produzione-consumo è quindi un fattore notevole per contribuire a prevenire ulteriori cambiamenti climatici. Inoltre si verifica il paradosso per cui, se i consumatori buttano il cibo, tutta l'energia e le risorse impiegate per realizzare, trasportare, conservare e preparare gli alimenti e le stesse emissioni di gas serra risulteranno, oltretutto, inutili. Molta attenzione è stata dedicata al contenimento degli sprechi a livello produttivo, cercando di individuare approcci manageriali, gestionali e operativi in grado di ridurre i costi connessi a questi sprechi. Tuttavia si continua a sapere ancora molto poco su questo problema in ambito domestico, sui fattori che determinano gli sprechi dei consumatori e sugli elementi sottostanti che incoraggiano, guidano od ostacolano comportamenti e pratiche di spreco alimentare. La questione presenta molteplici sfaccettature e si delinea come una vera e propria sfida non solo per ricercatori e analisti ma per le stesse imprese, poiché si sovrappongono fattori legati alla cultura, alle mentalità, alle abitudini e agli stili di vita, ai redditi, ai meccanismi di influenza sociale, ai modelli di consumo, al marketing, ecc...
2019
Istituto per i Sistemi Biologici - ISB (ex IMC)
sprechi alimentari
bioeconomia
agroalimentare
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/344762
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact