Seminario presentato nell'ambito della rassegna "Share or Die" organizzata da Bic Lazio - ICult di Viterbo. Il fatto che l'innovazione sia un fattore chiave per garantire competitività ad un'impresa che ad un intero sistema economico è un dato ampiamente assodato. L'innovazione però non cade dal cielo, ma è il risultato delle attività di ricerca e sviluppo (R&S) e da appropriati processi di apprendimento e formativi. Fare innovazione in Italia è però molto difficile. Ciò si riverbera pesantemente sulle possibilità di creare occupazione e stimolare lo sviluppo economico e sociale. Il caso italiano, a differenza di quanto accade in tutte le economie avanzate è caratterizzato da una notevole incidenza della ricerca pubblica e da una scarsa presenza di investimenti privati in questo campo, fatto confermato dalla scarsa spesa in R&S da parte delle imprese. Questa condizione influenza notevolmente le capacità delle imprese di generare e gestire innovazioni tecnologiche/non tecnologiche avanzate sempre più complesse e a forte contenuto di conoscenze che oltretutto oggi sono il vero fattore chiave di competizione. Per questo motivo diventa di cruciale importanza l'attivazione di rapporti collaborativi con il sistema pubblico di ricerca, ma la creazione di questi rapporti non è un compito sempre agevole. Le varie caratteristiche dei settori di mercato dove l'impresa opera, la realtà del contesto istituzionale, la presenza o meno di efficienti network innovativi, l'efficacia dei processi di trasferimento tecnologico, le esperienze maturate in passato, ecc... tutto questo può notevolmente influenzare l'attitudine di un'impresa a collaborare con le università o con i centri di ricerca e nello stesso tempo influenzare la stessa cultura dell'innovazione a livello di impresa.
Quanto è difficile Innovare
Cannarella C;Piccioni V
2014
Abstract
Seminario presentato nell'ambito della rassegna "Share or Die" organizzata da Bic Lazio - ICult di Viterbo. Il fatto che l'innovazione sia un fattore chiave per garantire competitività ad un'impresa che ad un intero sistema economico è un dato ampiamente assodato. L'innovazione però non cade dal cielo, ma è il risultato delle attività di ricerca e sviluppo (R&S) e da appropriati processi di apprendimento e formativi. Fare innovazione in Italia è però molto difficile. Ciò si riverbera pesantemente sulle possibilità di creare occupazione e stimolare lo sviluppo economico e sociale. Il caso italiano, a differenza di quanto accade in tutte le economie avanzate è caratterizzato da una notevole incidenza della ricerca pubblica e da una scarsa presenza di investimenti privati in questo campo, fatto confermato dalla scarsa spesa in R&S da parte delle imprese. Questa condizione influenza notevolmente le capacità delle imprese di generare e gestire innovazioni tecnologiche/non tecnologiche avanzate sempre più complesse e a forte contenuto di conoscenze che oltretutto oggi sono il vero fattore chiave di competizione. Per questo motivo diventa di cruciale importanza l'attivazione di rapporti collaborativi con il sistema pubblico di ricerca, ma la creazione di questi rapporti non è un compito sempre agevole. Le varie caratteristiche dei settori di mercato dove l'impresa opera, la realtà del contesto istituzionale, la presenza o meno di efficienti network innovativi, l'efficacia dei processi di trasferimento tecnologico, le esperienze maturate in passato, ecc... tutto questo può notevolmente influenzare l'attitudine di un'impresa a collaborare con le università o con i centri di ricerca e nello stesso tempo influenzare la stessa cultura dell'innovazione a livello di impresa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


